No Tav Terzo Valico: blocco dei finanziamenti dall’UE per scarsa priorità dell’opera

no tav terzo valicoAlla fine di giugno l’Italia ha ottenuto finanziamenti europei per 15 progetti per un valore di 1,2 miliardi di euro, tra cui la Lione-Torino e il Brennero, ma non per il Terzo valico (cui doveva essere destinata una cifra di 13,6 milioni di euro a fronte dei sei miliardi complessivi dell’opera sulla base di un accordo del 2007).

Il Terzo Valico sarebbe una linea ferroviaria ad alta capacità che si sviluppa per 53 km (di cui 37 di gallerie) tra Genova e Tortona, per collegare il porto ligure alla Rete Ferroviaria del nord Italia e al cosiddetto corridoio Reno-Alpi. Il progetto, i cui cantieri sono stati avviati nel 2001 e dovrebbero chiudersi nel 2020, viene dipinto da chi si è susseguito al governo come un’infrastruttura importante per Genova e per l’Europa, ma in realtà quest’estate abbiamo assistito all’ennesima sonora bocciatura del progetto da parte della stessa UE.

La Commissione Europea fa infatti sapere che l’Italia, se vuole finanziamenti, deve dimostrare la priorità del Terzo Valico. Ad incominciare dallo spiegare se si prevede un aumento del traffico ferroviario in entrata e uscita dal porto di Genova definito ad oggi modesto. Un’impresa impossibile per chiunque non sia un falsario, considerato che i Teu movimentati al porto si aggirano sempre intorno ai 2 milioni e le previsioni gonfiate di traffico per realizzare il Terzo Valico erano di 5 milioni di Teu nel 2012. Siamo a meno della metà e di tutti questi container neppure il 10% viene poi movimentato via treno. Non a causa della mancanza di un collegamento ferroviario veloce, si badi bene, ma perché il trasporto su gomma per brevi distanze è di gran lunga più conveniente per le imprese che devono trasportare le proprie merci.

Pubblichiamo un servizio di telenord.it sui danni causati dai cantieri del Terzo Valico. Per tutte le informazioni basta consultare il sito www.notavterzovalico.info che contiene tutte le iniziative, la documentazione e le ragioni del tenace movimento No Tav Terzo Valico.

Lo sapete che dietro la parola Terzo Valico c’è anche rischio idrogeologico, a causa dello scavo dei monti che  aumenta la possibilità di frane ed esondazioni e quindi pericolo per tutti cittadini? Lo sapete che dietro il Terzo Valico ci sono circa 100 camion al giorno che attraversano interi quartieri genovesi abitati e comuni liguri,  dissestando la strada e alzando dita di polvere che ricomprono tutto il circondario? E lo sapete che dietro il Terzo Valico non c’è più fauna nei torrenti? e ancora lo sapete che dietro il Terzo Valico c’è un inquinamento acustico provocato da un incessante rumore che va avanti giorno e notte impedendo letteralmente di vivere agli abitanti? Non lo sapete?. Eppure dietro il Terzo Valico, la nuova linea ferroviaria lunga 53km di cui 39 in galleria, dal valore di 6 miliardi e 200 mila euro, c’è anche questo. Verità scomode, come è scomoda la vita di chi vive intorno a quei cantieri nell’alta Valpolcevera uniti da una sola paura: quella della natura, violata e pronta a ribellarsi.

Verità scomode, come quello studio del wwf che spiega come con 1 miliardo si potrebbe rimettere a posto la linea ferroviaria già esistente, 5 in meno di quelli che si spenderanno per il terzo valico. O come l’analisi del professor Marco Ponti, docente di economia dei traporti al Politecnico di Milano – a lungo consulente per Banca Mondiale, Ministero dei trasporti e Ferrovie dello Stato, che ha realizzato uno studio sul Terzo Valico, pubblicato ad aprile 2014 sul sito LaVoce.info. «Pur con ipotesi molto ottimistiche su costi e traffici, i risultati sono stati negativi. Ma non sono stati smentiti da alcuna analisi ufficiale, né economica né finanziaria – spiega – Non è chiaro quanto sarà a carico dei contribuenti e quanto degli utenti. E questo fa pensare che sarà tutta a carico dei contribuenti. Chi vuole il Terzo Valico si basa su ragionamenti metafisici e ripete che serve “per il progresso” o “per rilanciare il porto”. Anche se i container da mandare a nord non ci sono: le previsioni di traffico degli anni ‘90 calcolavano una crescita infinita, ma il mondo è andato in una direzione diversa e il traffico attuale è inferiore del 40 per cento rispetto a quanto prevedevano».