Ikea: dopo lo sciopero del 6 giugno riparte la trattativa sulle indennità integrative

sciopero ikeaAnche all’Ikea, la multinazionale svedese dell’arredamento che conta in Italia 21 negozi e 6.500 impiegati, è toccato uno sciopero nazionale, il primo in 25 anni di attività nel nostro paese.

Il  6 giugno (un sabato!), in risposta all’iniziativa unilaterale dell’azienda che lo scorso 29 maggio  aveva disdetto tutta la contrattazione integrativa, i lavoratori di Ikea hanno scelto l’astensione dal lavoro, rompendo quella tradizione di pace sociale e co-partecipazione da sempre sbandierata dall’azienda.

In ballo c’è infatti la perdita delle indennità in caso di lavoro festivo o straordinario. Si tratta di “dettagli” che costano tantissimo ad un lavoratore Ikea e rendono ancora più difficile l’arrivare a fine mese coi magri salari concessi dalla multinazionale: per un full time – 1300 euro mensili – si tratta di rinunciare ad almeno una mensilità l’anno; per i part time, che sono il 70% dell’organico – con 20 ore a settimana e 500 euro di stipendio mensile – senza il lavoro festivo e le altre indennità, spariscono circa 200 euro aggiuntivi, ovvero 1500 euro l’anno!

In risposta alla mossa di Ikea, i sindacati confederali presenti nel gruppo – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – hanno proclamato in maniera unitaria lo stato di agitazione e un pacchetto di 16 ore di sciopero. Le prime 8 ore erano nella disponibilità dei singoli punti vendita, che si sono coordinati al punto di aver scioperato quasi tutti in contemporanea.

L’adesione allo sciopero è stata alta: più del 95% a Firenze, 90% a Napoli e a Carugate, più dell’80% a Corsico e oltre il 60% a San Giuliano; adesione oltre il 70% a Brescia e Roma, a Bologna più del 95%, solo i manager all’interno del negozio, mentre a Genova l’azienda è stata costretta alla chiusura il punto vendita.

Tuttavia grave è stato il ricorso dell’azienda a lavoratori interinali per non perdere l’incasso di uno dei giorni più lucrosi della settimana, il sabato.

Domani (venerdì 12 giugno), ci sarà l’incontro dei sindacati con l’azienda per tentare una trattativa. L’azienda, disorientata dallo sciopero, ha dichiarato che non è sua intenzione danneggiare i lavoratori, ma solo redistribuire in modo più equo le indennità integrative e ridimensionarle in relazione alle difficoltà economiche dovute alla crisi e alla concorrenza. In altre parole, la multinazionale ha sparato alto disdettando tutta la contrattazione integrativa per poi arrivare alla concessione di un accordo al ribasso.

Si vedrà se i sindacati saranno in grado di non cedere a un falso compromesso.