Avanza la cementificazione: nel 2014 persi 21mila km quadrati di territorio

cementificazioneL’ultimo rapporto sul consumo del suolo stilato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, denuncia che solo nel 2014 l’Italia ha perso 21mila km quadrati di terreno per via della cementificazione.

Il Sial Cobas è a fianco dei movimenti che si battono per arrestare questa folle corsa alla cementificazione, spesso sotto la voce di “grandi opere”, come la TAV, la Bre.Be.Mi e la TEM, la tangenziale est Milano contro la quale il 16 maggio ci sarà una marcia di protesta.

Articolo tratto da Controlacrisi.org.

Un quinto della fascia costiera italiana, una superficie di oltre 500 km quadrati equivalente all’intera costa della Sardegna, è stato cancellato dal cemento, che ‘ingoia’ 55 ettari di Penisola al giorno e ha spazzato via anche 34mila ettari di aree protette, insieme al 9% delle zone a pericolosità idraulica e al 5% delle rive di fiumi e laghi. In barba ai crescenti allarmi sul rischio idrogeologico.

A rubare la terra, soprattutto all’agricoltura, sono in primis le strade, che rappresentano il 40% della superficie consumata, seguite dagli edifici con circa il 30%. cementificazioneIl resto va in piazzali, parcheggi, cortili e campi sportivi, discariche, cantieri, porti e aeroporti. Le conseguenze, evidenzia l’Ispra nel rapporto presentato a un convegno collaterale a Expo, sono anche sulle emissioni: in 5 anni, a causa della cementificazione, sono state emesse 5 milioni di tonnellate di carbonio, un rilascio pari allo 0,22% dell’intero stock immagazzinato nel suolo e nella biomassa vegetale. Senza considerare gli effetti della dispersione insediativa, che provoca un ulteriore aumento delle emissioni sotto forma di CO2 dovuto all’inevitabile dipendenza dai mezzi di trasporto. Nella classifica delle regioni più “asfaltate” si confermano al primo posto Lombardia e Veneto, mentre alla Liguria va la maglia nera della cementificazione entro i 300 metri dalla costa. Tra le zone a rischio idraulico è invece l’Emilia Romagna a detenere il primato. Il Sud ‘recupera’ a livello comunale: nove dei 10 paesi più “consumati” sono in provincia di Napoli. “I dati Ispra raccontano un’Italia che esaurisce in maniera sempre più preoccupante le sue risorse vitali, mettendo a rischio tante aree del Paese e dunque anche i cittadini”, evidenzia il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Il disegno di legge in discussione in Parlamento è una risposta forte e innovativa a questo problema: va approvato subito”. Dello stesso avviso Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera, ed Erasmo D’Angelis, coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico, secondo cui “è impensabile da un lato investire 9 miliardi di euro in 6 anni per ridurre il rischio idrogeologico, e dall’altro assistere a cementificazioni in zone a pericolosità idraulica o di frana”.