Rsu, rsa, elezioni democratiche! No al regolamento capestro che limita lo sciopero e sanziona lavoratori e sindacati.
Il regolamento del pubblico impiego: il minimo sindacale.
Il breviario della democrazia sindacale
In ogni azienda i lavoratori dovrebbero eleggere democraticamente i delegati (rappresentanti sindacali) e revocarli quando non van bene. Per un periodo storico i cosiddetti delegati dei Consigli di Fabbrica erano eletti su scheda bianca ed erano la struttura di base all’interno delle aziende a cui i sindacati facevano riferimento.
Nel 2015 dire che siamo in mezzo al guado è dir poco:
La Costituzione dice che c’è libertà per i lavoratori di scegliere il sindacato che vogliono e che possono rappresentarsi in proporzione (una legge conseguente non è mai stata fatta);
Lo statuto dei lavoratori, art. 19, consente ai soli sindacati firmatari del contratto di nominare le RSA. Ma questo articolo è stato dichiarato incostituzionale nel luglio 2013 e quindi ogni sindacato che faccia attività sulla base del mandato dei lavoratori può eleggere o nominare le RSA. Il contenzioso legale è in corso in molte aziende;
Nel pubblico impiego le RSU verranno elette dal 3 al 5 marzo 2015 con il proporzionale e tutte le sigle devono raccogliere le firme per presentare la lista. Ci sono soglie del 5% per la titolarità di stare al tavolo della trattativa e per ulteriori ore di permessi sindacali;
Nel privato dal 1993 è in vigore un accordo che toglie ai lavoratori la possibilità di scegliere un terzo dei delegati che vanno in automatico ai sindacati firmatari dei contratti nazionali. E impone alle organizzazioni sindacali di base la raccolta del 5% di firme per presentare le liste. Per poter restare “padroni” dell’avvio della procedura delle elezioni, nel settore del Commercio, sono intervenuti modificando i contratti in modo da cercare di impedire l’allargamento della presenza Cobas e sindacati di base. Togliendo insomma la libertà ai lavoratori di decidere;
Nel gennaio 2014 la Confindustria con Cgil, Cisl e Uil ha firmato un accordo che impone l’adesione al regolamento che supera la discriminazione della riserva del terzo ai sindacati firmatari e introduce il proporzionale. In realtà è un cavallo di troia perché con la scusa della esigibilità del contratto si devono accettare limitazioni al diritto di sciopero, la punizione di lavoratori e sindacati che dichiarassero sciopero contro accordi non condivisi, ecc.;
Contro questo accordo è in corso una causa legale di alcuni dirigenti contro la segretaria Camusso che non avrebbe potuto firmare l’accordo perché non aveva ricercato il mandato;
Il sindacato USB ha denunciato Confindustria, Cgil, Cisl e Uil presentando un ricorso nel quale si denuncia l’anticostituzionalità dell’accordo. La vicenda è in corso;
Negli altri settori del privato restano in vigore le regole del 1993 o del 1994 per il Commercio. Nel settore bancari non è prevista nessun tipo di votazione da sempre.
Di fronte al tentativo nel settore delle aziende associate a Confindustria ci sono atteggiamenti diversificati. La Fiom in primis continua ad avere forti riserve e non accetta del tutto l’accordo. In Fiat si vota solo per gli RLS in modo democratico e poi ogni sindacato si fa la RSA. Tra i sindacati di base c’è chi segue la via legale per contrastarne l’applicazione, altri che puntano ad eleggere in contemporanea e in alternativa le RSA su scheda bianca. Certo la strada per avere un unico organismo che risponda ai lavoratori è ancora lunga ed è piena di ostacoli che possono essere superati solo con la determinazione dei lavoratori.
Gli unici che possono decidere di avvallare un tipo di votazione, di boicottarla, di partecipare ad una elezione alternativa …
9 Febbraio 2015