La legge di bilancio del governo non va bene ed è meglio protestare per far sentire la propria voce. In questi mesi altri scioperi ci sono stati e invitiamo chi non ha partecipato e anche chi ne ha già fatto altri indetti dai sindacati di base a valutare la realizzazione nel suo luogo di lavoro. Un ulteriore tentativo di protesta può essere un segno di continuità importante. Lo sciopero è un diritto di tutti e quindi ognuno/a può decidere di aderire, sostenere e organizzarlo.
Il Governo continua a dare soldi alle imprese, ai ricchi, a chi non ha pagato le tasse e sposta la spesa pubblica (quella delle nostre tasse) verso il riarmo tagliando i servizi pubblici. Non è il primo Governo che fa questo ma per fermare la deriva serve un’azione decisa con il massimo coinvolgimento di lavoratori e lavoratrici e obiettivi chiari e alternativi. Un esempio: possiamo continuare con i fondi sanitari contrattuali (che curano e costano in modo diverso a seconda del contratto di lavoro) o è necessario tornare a far applicare con la sanità pubblica il diritto costituzionale a farsi curare senza costi.
Dopo il rischio del disastro con l’ingresso delle cooperative e precarietà al San Raffaele quanti altri dobbiamo subirne per deciderci a reagire? È grave il rinnovo dei contratti firmati separatamente da alcuni sindacati che non recuperano la inflazione. Ma perché dovrebbe restare in vigore il patto per la fabbrica firmato anche da CGIL che contiene l’indicatore IPCA-NEI che di fatto consente la riduzione costante e continua dei salari reali? A quando la disdetta del patto per la fabbrica e un giro di assemblee per verificare su quali basi si devono rinnovare i contrati e quali rivendicazioni verso il Governo?
Perché nelle aziende di chi scende in piazza o fa lo sciopero e chi è indeciso o contrario non si è stati in grado di completare l’uso delle 10 ore di assemblea retribuite disponibili in tutte le aziende sopra i 15 dipendenti? Non si tratta di dare le colpe ma di prendersi la responsabilità di organizzare la discussione e far decidere gli interessati senza continuare a sentirci dire da istituti di ricerca, dal Presidente della repubblica o da Papa quanto i salari
hanno perso di valore in questi anni.
Chi può partecipi e dia con questo un segnale al governo e alla propria impresa.
La possibilità di cambiare strada c’è con la lotta.
12 dicembre 1969: dopo 100 ore di sciopero e il giorno dopo la prima lettura in Senato del futuro Statuto dei Lavoratori la bomba a Piazza Fontana dentro la strategia della tensione tentano di bloccare il movimento dei lavoratori.
La lotta paga e apre la strada a nuovi diritti. È sempre possibile. In Francia con le lotte non hanno ottenuto tutto ma la sospensione della controriforma delle pensione non è cosa da poco.
