L’8 e il 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi. Si tratta di quattro quesiti a tema lavoro e un quinto, promosso da un ampio schieramento di realtà associative, che mira a ridurre gli anni di permanenza necessari in Italia per ottenere la cittadinanza. Approfondiamo insieme quest’ultimo aspetto.
Oggi i cittadini non-UE maggiorenni che studiano e lavorano legalmente in Italia per poter richiedere la cittadinanza italiana devono risiedere nel nostro Paese per almeno 10 anni consecutivi. Si vota sì per dimezzare gli anni di residenza necessaria, da 10 a 5. Ps vota Sì anche agli altri quattro quesiti referendari riguardanti il lavoro (trovi info utili sui quattro quesiti a tema lavoro QUI).
Per quanto riguarda referendum e cittadinanza, consigliamo l’ascolto di Rahel Sereke del Comitato promotore del referendum sulla cittadinanza. Attivista, urbanista e politologa milanese, da anni è impegnata nella promozione dei diritti delle minoranze e nella lotta contro le discriminazioni. L’intervento è stato registrato nel corso della tavola rotonda di giovedì 15 maggio all’Alg – Associazione lombarda giornalisti, Milano.
GUARDA E ASCOLTA L’INTERVENTO INTEGRALE DI RAHEL SEREKE QUI
“Il quesito referendario sulla cittadinanza interviene su uno dei criteri per l’acquisizione che sono le tempistiche, cioè il passaggio da 10 anni dell’attuale legge a 5 della precedente”, spiega Rahel Sereke.
“Ci tengo a dire, anche come persona che ha acquisito la cittadinanza, che non c’è niente di facile e niente di scontato nell’acquisizione della cittadinanza. Quello temporale – continua – non è l’unico requisito: esiste poi il criterio del reddito e della continuità di residenza. Criteri non irrilevanti dato che la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori stranieri vivono una condizione di precarietà legata a una forte mobilità cosa che non garantisce sempre la continuità residenziale: se la perdi dopo due anni si ricomincia il conteggio da capo”.
Si può parlare di “una dimensione di vulnerabilità e ricattabilità costante, lavorativa ed esistenziale, non solo per i singoli ma anche per i nuclei familiari. Pensiamo alle bambine e ai bambini che frequentano le scuole come i loro coetanei autoctoni: non hanno le stesse condizioni, gli stessi diritti”.
Segnaliamo inoltre gli ultimi articoli Sial Cobas a tema referendum:
Referendum 8-9 giugno: cinque Sì per lavoro e cittadinanza (si legge QUI)
Referendum 8-9 giugno: cosa cambia se vince il Sì? (Si legge QUI)
Referendum 8-9 giugno: “fact checking” contro la disinformazione (Si legge QUI)
Il commento dell’avvocato Maurizio Borali, giuslavorista (LO TROVI CLICCANDO QUI)

PROMEMORIA SUL VOTO
QUANDO: seggi aperti domenica 8 giugno dalle 7 alle 23; lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15.
COME: a ciascun quesito corrisponde una scheda su cui saranno presenti due caselle tra cui scegliere; vota sì a tutti e cinque.
COSA SERVE: documento di identità valido e tessera elettorale; se l’hai smarrita o hai finito gli spazi per i timbri richiedine una nuova al tuo Comune. Chi vota fuorisede deve portare anche l’attestazione inviata dal Comune a cui ha mandato la domanda.