Contrattazioni e richieste: Salari e condizioni dei lavoratori nel gruppo IMQ

Contrattazione vuol dire compromesso tra le parti? E le richieste devono essere realistiche, necessarie o idealiste? 

La politica e le scelte sindacali possono essere le più diverse. Ma la vera differenza la possono fare i lavoratori. Le indagini, i dati ripresi dai media e rilanciati anche dalle istituzioni – incluso il Presidente della Repubblica – confermano una verità chiara: i salari hanno perso potere d’acquisto. A vantaggio… dei profitti.

Non lo ammettono in molti, ma è la realtà. Per questo tra sindacati dei lavoratori, delegati sindacali, lavoratori iscritti e non iscritti si dovrebbe riflettere, e interrogarci: è il momento di cambiare le politiche sindacali per recuperare salario reale, oppure continuare con contrattazioni al ribasso?

A livello nazionale anche molti sostenitori filo-padronali della prima ora si stanno accorgendo che il cosiddetto patto della fabbrica, che introduce l’uso dell’indice IPCA depurato dai beni energetici, riduce di fatto e costantemente il salario reale, questo meccanismo riduce sistematicamente il salario reale perché non prevede il recupero della vera inflazione.

Inoltre, non è retroattivo e ignora aumenti di produttività e profitti. Se vogliamo redistribuire in modo equo la ricchezza prodotta da chi lavora, bisogna agire tempestivamente su tutti questi fronti. A livello aziendale, nel gruppo IMQ la direzione ha disdettato gli accordi di miglioramento di IMQ S.p.A., frutto di anni di contrattazione.

Il risultato? Decine di giovani neoassunti discriminati, ai quali viene applicato solo il contratto nazionale, sottopagati, con stipendi di fatto inferiori agli altri enti di certificazione. Per questo la piattaforma chiede di metterci una pezza con 4.500 euro annui fissi. Ricordiamo che chi era in azienda nel 2019 ha già subito un congelamento salariale di circa 7.000 euro o più. Non è sensato chiudere un accordo aziendale senza dare risposte significative. La discussione sul Premio di Risultato definito nel 2025 che porta soldi nel 2026 o 2027, 2028, 2029 di poche centinaia di euro non risponde alle necessità. E anche se fosse 3.150€, o sopra la media dei PDR dei metalmeccanici lombardi che è circa 2.000€ non risolve i problemi.


Gli interventi sul salario necessari sono:
– per chi non ha nulla, oltre il contratto nazionale, una risposta (di fatto aumenti
inversamente proporzionali?)
– aggiornare i valori delle trasferte (senza il gioco di togliere a qualcuno per
dare ad altri. In questo modo l’azienda spenderebbe gli stessi soldi ma non ci
sarebbe un miglioramento reale)
– un premio di risultato sopra la media senza dover attendere tempi infiniti.

Ce la possiamo fare? È credibile? È realistico? La prima delle domande dovrebbe essere: è necessario? Se la risposta è Sì allora, allora bisogna darsi da fare. Qualcuno dice “gambe in spalla”. Ma la risposta deve essere collettiva. Visto cosa ha messo nel paniere la direzione nell’incontro del 13 maggio… vediamo di far maturare le nespole, con le azioni che servono.

LICENZIAMENTO PER SUPERAMENTO DEL PERIODO DI COMPORTO.

Significa che ha superato i limiti della malattia. Che è stato malato! E non ci sono stati sufficienti interventi per aiutarlo? E c’erano alternative? Quali? Ad esempio, le ferie solidali: c’è una legge e nel contratto nazionale metalmeccanici dopo un accordo con le RSU (che a nostro parere va fatto prima possibile). La direzione, dopo averlo licenziato, ha comunicato che gli darà una integrazione economica (senza che questo diventi un precedente). Anche questo caso rende evidente che c’è bisogno di un salto di solidarietà e di interventi collettivi che salvaguardino la salute e il posto di lavoro. Di fronte a problemi di salute fisici è più semplice capire e sapere che ci sono “aggiusta ossa” e farmaci. Ma in altri casi (stress, psicologici, dipendenze) forse non sappiamo come agire. Ma alcune leggi ci sono: ad esempio per la tossicodipendenza è prevista la salvaguardia del posto di lavoro per un periodo di 3 anni. In altri casi similari la direzione e i sindacati potrebbero “Cum grano salis” applicarsi e trovare formule di salvaguardia e di aiuto per chi è in difficoltà. Forse non tutti sanno che fare di fronte a problemi simili, ma certamente questo vedersi scippare posti di lavoro lascia segni negativi su tutti e rende evidente che c’è necessità di compensare le mancanze di socialità e di sostegno a chi ha problemi. Non abbiamo la bacchetta magica ma lo stress da lavoro correlato… c’entra??

24 E 31 DICEMBRE GIORNATE DI PERMESSI AGGIUNTIVI AL CONTRATTO NAZIONALE.

La direzione propone di disdettarli con un accordo sindacale e cioè cancellarli. (Dovremo fare un corso di giurisprudenza per spiegare che non è lucro cessante e neanche danno emergente?). Dicono che non tagliano il salario, ma lavorerai 10 giorni in più ogni 7 anni (24 e 31- 12 capitano in giorni lavorativi per 5 anni su 7), in pratica ogni 7 anni lavorati lavorerai gratis mezzo mese. Nella vita lavorativa di 41anni diventano circa tre mesi di lavoro in più. Ad oggi 350 dipendenti che lavorano 2 giorni in più all’anno corrispondono a 3,5 lavoratori in meno, ovvero a circa 3 stipendi (a 40.000€ medi = 120.000€ annui). La direzione lo considera uno scambio contrattuale e chiedono un avallo con la firma delle RSU e dei sindacati. Il 24 e il 31 dicembre in genere sono in pochi a lavorare nell’industria. Quindi erano e resteranno giorni improduttivi. Vista da questa angolazione è solo una castronata oppure l’obiettivo è quello di utilizzare altre ore di PAR il 24 e il 31 dicembre? L’obiettivo delle 35 ore è nelle richieste contrattuali. La Federmeccanica e i falchi della IMQ con altri duri del padronato si mettono nelle prime file per farci arretrare e cancellare diritti. Hanno in mente un mondo alla rovescia, dobbiamo respingere questi tentativi. Cioè, hanno in mente una proposta contrattuale che non migliora le condizioni ma che le peggiora. Così non c’è possibilità di accordo.

PERCHE’ CI PROPONGONO COSì POCHI SOLDI DI AUMENTO?

Usano l’accordo sul PDR del CSI come riferimento, accordo che ha portato dei 1.250€ previsti nel 2025, 1.480€ grazie alla rivalutazione per risultati superiori al 100% del budget. Usano la situazione meno sindacalizzata per tenerci al palo... e forse ci toccherebbe agire per collegarci con CSI e le altre società creando un
coordinamento sindacale di gruppo per una contrattazione che sia all’altezza deL valore medio del settore e un po’ di più. Altrimenti la direzione continuerà ad ingolosirsi di far tornare IMQ S.p.A. indietro alle condizioni minime del contratto nazionale basico.

TEMPI E FORME DI LOTTA PER UNA VERTENZA DI MIGLIORAMENTO.

Premesso che la direzione può ancora fare qualche passo indietro, ad esempio anticipando l’accordo al 2025 ed evitando la forzatura della disdetta dei 2 giorni di permesso, nonché aumentando le cifre in ballo, mancherebbe sempre l’adeguamento riconosciuto nel confronto contrattuale in Assolombarda a inizio 2024 sulle trasferte, e poi ripresentato con lo scambio: “tagli a chi va vicino e pago poco chi va lontano” Se abbiamo capito bene è proprio così!! Certamente gli scogli principali restano i 3.150€ del Premio di Risultato e una cifra fissa garantita per chi entra in IMQ S.p.A., ovvero la richiesta di 4.500 euro.


UNITI SI VINCE E RESISTERE UN MINUTO Più DEL PADRONE.

Erano semplici slogan basati sulla volontà di non cedere ad arretramenti ma di lottare per ottenere aumenti e miglioramenti di salario e diritti. Ed è di questi sindacati e di questo sindacalismo che abbiamo bisogno. Perciò dovremo approfondire come proseguire l’azione sindacale con le ragioni, con le iniziative di protesta e di lotta per incidere. La faccia pubblica del “Marchio” che era il primogenito e anche il primo del settore, ora… cosa sta diventando e dove sta andando? Ti viene chiesto di fare sempre di più, ma ti pagano sempre di meno? È ragionevole rispondere adeguando il ritmo di lavoro al deprezzamento del salario? Ai mancati aumenti? Alle differenze di paga? E la protesta deve riguardare solo chi è pagato meno come i giovani, o, per solidarietà a giorni alterni i quarantenni, i cinquantenni e altre età? Gli uomini o le donne? In quali giorni sarebbe più utile la protesta? Quando arrivano clienti e delegazioni importanti?

Queste e altre domande dobbiamo porci, cercando risposte collettive. Non ci sarà la formula vincente ma potremmo portare a casa risultati, se indirizzassimo la nostra ricerca e il nostro confronto sulle forme che possano pesare sulla direzione, tenendo anche conto che emergeranno ipotesi diverse di lotta che potranno convivere o essere praticate e verificate e cambiate insieme).

La forza sarà la nostra unità e la durata nel tempo. La fretta è cattiva consigliera e comunque nel piatto ci sono poche … lenticchie. Non ne vale la pena di mollare e dividerci.