Uno Maggio Taranto Libero e Pensante 2025: musica, riflessioni e impegno civile

Anche quest’anno il Parco delle Mura Greche di Taranto ospita il concerto Uno Maggio Libero e Pensante. Nato nel 2013 a Taranto, è il frutto della mobilitazione di una comunità ferita dalla crisi ambientale e occupazionale legata all’ILVA. A promuoverlo è il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, una rete di operaie e operai, ex dipendenti, studentesse e studenti, insegnanti, cittadine e cittadini attivi sul territorio. Fin dalla sua prima edizione, l’evento si propone come un’alternativa alle celebrazioni istituzionali del Primo Maggio: una giornata di musica, riflessione e impegno civile.

Cliccando QUI trovi il programma e l’elenco delle artiste e degli artisti che partecipano; le info aggiornate sulla pagina Facebook dell’iniziativa.

«In un periodo storico come quello che stiamo attraversando, con l’avvento dei nuovi fascismi, con governi che finanziano guerre e genocidi, deportazioni e devastazioni ambientali, con la libera informazione sotto attacco, con associazioni e attivisti spiati e perseguitati e diritti umani ancora una volta negati, diventa sempre più necessario ritrovarsi, riconoscersi e contarsi per rendersi conto che siamo in tanti a voler fare qualcosa in questo presente per il nostro futuro. Ecco perché una manifestazione come Uno Maggio Taranto è oggi più che mai di grande importanza, perché è libera e pensante, perché da più di un decennio porta avanti valori di lotta necessari, perché partendo dalla situazione particolare di Taranto, si allarga a una visione universale che riunisce gli attivismi di tutto il mondo». Queste le parole di Antonio Diodato, Roy Paci e Michele Riondino, ancora insieme ai Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti dopo 12 anni dalla prima edizione, per portare avanti un progetto che è molto più di un concerto e di una manifestazione: è una mobilitazione attiva partecipata ormai da migliaia di persone in questi anni per vivere con maggiore consapevolezza la festa dei lavoratori e delle lavoratrici. 

La novità di quest’anno è l’idea di trasformare il concerto in un evento che ricordi gli storici raduni internazionali, con ospiti come Tommy Cash, il performer estone direttamente dall’Eurovision Song Contest, per approdare a due dei deejay italiani più importanti della scena mondiale: Fideles e Riva Starr, per due ore di set elettronico ricorderanno festival come quelli di Berlino e Zurigo. Fideles è un progetto nato da due dj tarantini, Daniele Aprile e Mario Roberti, che rinchiuderli dentro la categoria di Emotional Techno è limitativo, con all’attivo produzioni in tutto il mondo. Riva Starr, dj e producer napoletano all’anagrafe Stefano Miele, trapiantato a Londra, ha all’attivo remix di artisti come Gossip, Estelle e Usher. Insieme a loro la Line-Up si popola di Paolo Rossi, Giancane, Il Teatro degli orrori, Pop X, Lamante, Motta e la sua band, Fido Guido & Rockin’Roots Band, Denaldo, La Nina, Mille, Ascanio Celestini, Roberto Angelini e Rodrigo D’Erasmo e Acquachiara, vincitrice di Musica Contro Le Mafie

Presso il Parco Archeologico delle Mura Greche di Taranto, oltre ai tre direttori artistici, condurre ci sarà Andrea Rivera che ha contribuito dall’inizio con la sua satira e la sua passione a guidare una giornata piena di colpi di scena. Martina Martorano, anche lei attiva per la causa da molte edizioni, conduttrice di un programma di recente grande successo come SAFARI, su Rai Radio2 e consulente musicale di Propaganda Live, è diventata colonna portante della conduzione della manifestazione. Serena Tarabini, giornalista de Il Manifesto e Radio Popolare, anche lei impegnata da anni sul palco di Uno Maggio Taranto, dà un contributo che va oltre una semplice conduzione. Con loro una new entry a sostegno della causa, della musica e dell’intrattenimento: il cantautore polistrumentista N.A.I.P che alleggerirà le tante ore di live e interventi politici. 

Anche per questa edizione la musica farà da amplificatore alla voce degli attivisti che interverranno dal palco per condividere e discutere dal vivo i temi politici intorno ai quali è nata la manifestazione. Un’edizione questa che celebra i 50 anni di Amnesty in Italia e aderisce alla campagna #R1PUD1A (che richiama l’art 11 della costituzione) contro le guerre, lanciata a novembre da Emergency. Uno Maggio Libero e Pensante esprime ad entrambe le organizzazioni la massima riconoscenza per il lavoro straordinario che da decenni svolgono quotidianamente in prima linea, nelle zone di conflitto e nelle aree in cui la dignità umana è costantemente violata. Ospitando entrambe le realtà, si dichiara ancora una volta un palco antifascista che rifiuta ogni discriminazione e #R1PUD1A ogni guerra, rivendicando i diritti universali per l’intera umanità. Tra gli interventi politici i tre giovani curatori della raccolta Poesie per Gaza – Il loro grido è la mia voceLuisa Morgantini presidente di Assopacepalestina con un video messaggio da Gaza; Giulio Calelladirettore di Edizioni Alegre; il collettivo di fabbrica GknStefania Barca, docente di Storia dell’Ambiente e Storia di Genere all’Università di Santiago di Compostela; Libera Contro le MafieQuarticciolo Ribelle, Ultima generazione; XR-Extintion Rebellionil Comitato #siamoaitolidicodaper i lavoratori dello spettacolo; i lavoratori precari del Cnr; i movimenti NO TAV NO TAPFrancesca Corboper Amnesty InternationalSimonetta Gola per Emergency

Le attiviste e gli attivisti che interverranno sul palco parteciperanno ad una tavola rotonda dalle ore 10:00 alle ore 12:30, durante la quale Riccardo Nouryportavoce nazionale di Amnesty presenterà il rapporto annuale di Amnesty International. Come ogni anno la tavola rotonda, a cui è invitata tutta la cittadinanza, sarà moderata dalla giornalista de Il Manifesto Maria Cristina Fraddosio

«Uno Maggio Taranto rimarca un’indipendenza da qualsivoglia pressione politica, con la volontà invariata di dissentire da ogni violazione delle libertà e di lottare per i diritti fondamentali, contro quel sistema che nei decenni ha marginalizzato i soggetti più deboli e definito i territori sacrificabili. Verranno affrontate le dinamiche di dominio, oltre al disastro ambientale, insieme a quelle comunità che come noi si sentono sovrastate da un negazionismo del cambiamento climatico e dal perseguimento di profitti a qualsiasi costo – dichiara il Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. È indispensabile dare ascolto e appoggio alle generazioni più giovani che subiscono le condizioni attuali e pagano il prezzo più alto della strategia di repressione in atto, nelle strade e purtroppo anche nei luoghi preposti alla cultura». 

Un’edizione dedicata al compagno Massimo, ex operaio Ilva, uno dei volti più rappresentativi della lotta contro l’inquinamento prodotto dalla fabbrica, di cui chiedeva la chiusura senza se e senza ma insieme al Comitato, morto consumato da un tumore, come tutti quelli per cui chiedeva giustizia. «Senza retorica, perché con lui abbiamo condiviso dal primo istante il pensiero che ci trattiene su questo palco. Gran parte delle nostre famiglie conosce il calvario delle battaglie all’ultimo respiro e ha provato il senso di impotenza che annienta quando il male incurabile si porta via le nostre vite. Ma possiamo e dobbiamo fare tutto ciò di cui siamo capaci per proteggere la vita che abbiamo e resta chiaro il motivo per cui il nostro comitato è nato: di lavoro non deve morire nessuno! Così continuiamo ad unirci agli operai per opporci a un sistema che si nutre di corpi schiacciati, scaraventati in mare, stritolati sui binari, consumati da colate incandescenti e da terapie che ci bruciano dall’interno. Un sistema marcio che ci costringe a marcire». Sul palco, infatti, salirà anche Cira Battista – moglie di Massimo. 

#unomaggioliberoepensante è realizzato in collaborazione con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, e con i main sponsor: Cab e Banca Etica e gli sponsor tecnici: Cantine Giai, Service Plus. Sarà in diretta su “STUDIO 100”, la storica Tv di Taranto, in streaming sulle pagine social del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti e Uno Maggio Libero e Pensante e sul sito del quotidiano “Domani”. 

Di seguito il documento politico.

Abbiamo spento le luci della scorsa edizione su un desiderio che non si è avverato.

E ci si è spezzato il cuore. Increduli e impotenti abbiamo preso commiato da Massimo. Al nostro compagno l’ultimo pensiero dello scorso anno e a lui va il primo pensiero di questo Uno Maggio Libero e Pensante che gli dedichiamo interamente. Senza retorica, per affetto e per logica, perché con lui abbiamo condiviso dal primo istante il pensiero che ci trattiene su questo palco.

Gran parte delle nostre famiglie conosce il calvario delle battaglie all’ultimo respiro e ha provato il senso di impotenza che annienta quando il male incurabile si porta via le nostre vite. Girarci intorno non serve, siamo umani e di fronte alla morte non possiamo nulla.

Ma! Possiamo e dobbiamo fare tutto ciò di cui siamo capaci per proteggere la vita che abbiamo e, proprio nel dolore che ci perseguita, resta chiaro il motivo per cui il nostro comitato è nato: Di lavoro non deve morire nessuno! Noi ci siamo unite e uniti agli operai per opporci a un sistema che si nutre di corpi schiacciati, scaraventati in mare, stritolati sui binari, consumati da colate incandescenti e da terapie che ci bruciano dall’interno. Un sistema marcio che ci costringe a marcire. Perché questa realtà non fosse più taciuta è nata la prima giornata del nostro Uno Maggio. Da allora abbiamo conosciuto centinaia di persone e insieme abbiamo riconosciuto lo stesso potere che ci sfrutta, privandoci dei diritti vitali, obbligando la maggior parte di noi a sopravvivere.

Siamo in un Paese dove popolo e governo si incontrano sempre meno e in questa distanza pericolosa l’interesse pubblico è diventato privato, il mandato della democrazia rappresentativa si è trasformato nello strumento ricattatorio per un consenso elettorale estorto, con promesse di piccoli e grandi privilegi.

In questa decima edizione dal vivo rimarchiamo la nostra indipendenza da qualsivoglia pressione politica, con la volontà invariata di dissentire contro ogni violazione delle libertà e di lottare per i diritti fondamentali, contro quel sistema che nei decenni ha marginalizzato i soggetti più deboli e ha definito i territori sacrificabili. Affronteremo le dinamiche di dominio oltre il disastro ambientale che strettamente ci danneggia e, insieme a quelle comunità che come noi si sentono sovrastate da un negazionismo inaccettabile del cambiamento climatico già in essere e dal perseguimento di profitti a qualsiasi costo, ragioneremo della democrazia partecipativa a cui puntiamo. È indispensabile dare ascolto e appoggio alle generazioni più giovani che subiscono le condizioni attuali di cui non sono responsabili e pagano il prezzo più alto della strategia di repressione in atto, nelle strade e purtroppo anche nei luoghi preposti alla cultura. Parleremo di fatti concreti, con testimonianze dirette, perché la politica deve essere fatta dalle persone per occuparsi delle persone. Partendo dal concetto che oggi il Governo definisce Sicurezza, in cui noi vediamo chiaramente una deriva securitaria.

Si varano leggi che ci proteggano dall’aggressione fisica, dalla sottrazione di beni, che garantiscano sicurezza nelle strade, con obiettivi certamente condivisibili. Ma come ci protegge lo Stato quando ad aggredire è una persona in divisa, senza identificativo, quando a spremerci ogni risorsa sono i costi insostenibili della sopravvivenza quotidiana, quando a metterci in pericolo sono le produzioni industriali, i servizi sanitari inadeguati, quando sono le norme a sottrarci gli spazi di espressione e di aggregazione, quando dobbiamo nascondere l’orientamento sessuale per vederci riconosciuto il dritto all’abitare, il diritto a non subire pestaggi

Nel recentissimo rapporto di Ilga Europe, organizzazione globale riconosciuta sia dalla Commissione europea sia dalle Nazioni Unite, emerge nitidamente che l’Italia della prima presidente del Consiglio donna è finita agli ultimi posti in Europa per la garanzia dei diritti delle persone Lgbt.

Non potremo mai condividere la chiusura dei confini, le regole del rimpatrio, secondo l’idea che i migranti, economici o politici, rappresentino un rischio per il nostro paese mentre facciamo affari con gli stati totalitari da cui provengono. A dire il vero abbiamo più difficoltà a sentirci al sicuro quando paghiamo fisicamente le ricadute della colonizzazione economica dei nostri territori, facendo i conti con lunghe liste di bambine e bambini che si ammalano, con tante donne a cui non è concessa la scelta libera, fatta d’amore e di idee, di diventare madri perché le conseguenze del sistema produttivo ne compromettono gravemente i corpi. Per non parlare dei comitati “pro vita”, muniti di idee ma privi di competenze specifiche, autorizzati a confrontarsi (?) con le donne nei consultori, dove esistono già le figure professionali necessarie.

Fra vincoli di bilanci economici e conseguenti carenza di risorse, il progressivo logoramento del sistema sanitario è solo un esempio, forse il più grave, che mostra come il godimento dei diritti sia diventato un privilegio riservato a chi possiede i mezzi per spostarsi o per rivolgersi alla sanità privata.

Quale credibile sicurezza sul futuro della nostra comunità ci offre un governo che continua a finanziare con il denaro pubblico una produttività siderurgica letale, che concede AIA impossibili per impianti ad alto rischio di incidente rilevante, progettando una decarbonizzazione che continuerà ad usare fonti fossili di energia, blaterando di forni elettrici fantasma, perpetrando la stessa menzogna da oltre dieci anni, con la stessa coscienza politica che consente di mietere vittime utilizzando bombe intelligenti.

Arriviamo al tema delle guerre che incombe su tutto ciò che ha vita su questa Terra, violentata e messa tanto in pericolo da cercare una sponda su Marte. Purtroppo non è fantascienza, perché mentre l’Europa deve ricostruirsi uno spazio nelle controversie internazionali, fra Trump e Putin che sembrano giocare a Risiko, per acquisire diritti sulla riviera di Gaza e sugli avamposti ucraini, nella quotidianità dei civili innocenti, continuano a piovere missili veri, su Odessa oggi e su quel che resta della Palestina anche domani. Dove andrà a posizionarsi la nostra prima presidente donna è ancora da vedere, in bilico fra un volo indipendente dall’Europa a sostegno di Trump e un summit parigino a raccolta della stessa Europa.

Quando a dettare le scelte politiche sono gli affari è chiaro che ad ogni rilancio tutto può cambiare. Altrettanto chiaro è che il piano di risoluzione dei conflitti, spudoratamente, non è più la diplomazia ma quello delle armi, dell’industria bellica che vince sulle richieste di disarmo, di un diritto alla guerra normalizzato che vince sulle convenzioni internazionali per la pace.

È questione di vita e di morte, la partita si gioca tutti i giorni e la perdono sempre, su ogni fronte, i soggetti più vulnerabili. Maggiori sono le minacce e maggiore è la necessità di affermare i princìpi fondanti del nostro spazio autodeterminato. In questa edizione speciale riteniamo importante condividerli con Amnesty International e Emergency, a sostegno dei 50 anni di Amnesty in Italia e in adesione alla campagna contro le guerre, lanciata a novembre scorso da Emergency. Esprimendo ad entrambe le organizzazioni la massima riconoscenza per il lavoro straordinario che da decenni svolgono quotidianamente in prima linea, nelle zone di conflitto e nelle aree in cui la dignità umana è costantemente violata, insieme a loro ribadiamo che Uno Maggio Libero e Pensante è un palco antifascista, che rifiuta ogni discriminazione e #R1PUD1A ogni guerra, rivendicando i diritti universali per l’intera umanità.

#unomaggiotaranto #unomaggioliberoepensante #r1pud1a