Come salvarsi dalla propaganda della destra che non contempla gli educatori a scuola, lottare per una internalizzazione degna per lavoratrici/ lavoratori e migliorare la qualità dei servizi pubblici per l’utenza fragile.
Sembra un sogno che si avvera. In Parlamento discutono una legge su di noi. Davvero?
Educatori scolastici internalizzati al MIUR, finalmente la libertà dalla dipendenza dal privato sociale (= cooperative) e il riconoscimento del nostro ruolo di lavoratrici e lavoratori pubblici.
La proposta è di Fratelli d’Italia, la senatrice si chiama Bucalo, online un sacco di video propagandistici pre-elettorali in cui valorizzerebbe il nostro ruolo, comitati di “Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione” con la bandiera italiana (!!!) che si gonfiano e si sgonfiano in tutta Italia a sostegno della legge, gira la voce tra i colleghi, non ci si crede quasi, cresce sparsa un’aspettativa mista ad un certo scetticismo rispetto al fatto che davvero possa succedere, “però, hai capito, che dalla sinistra parlamentare non abbiamo cavato un ragno dal buco (anzi, abbiamo dovuto spendere soldi per riqualificarci, grazie alla Iori) e invece la destra…”
Come orientarsi rispetto a tutto questo? Come capirci di più?
Intanto, i punti salienti della legge:
– spostamento dei fondi previsti dalla Legge 104 destinati al servizio di Assistenza all’autonomia e alla Comunicazione dagli Enti Locali al MIUR
– accesso per titoli e anzianità ad un concorso pubblico per essere assunti dallo Stato (aver lavorato almeno 36 mesi in questa mansione e avere il diploma di maturità)
– accesso al concorso con questi titoli: per gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione: l’attestazione di una formazione nella lingua italiana dei segni non inferiore a 900 ore; metodo di lettura e di scrittura Braille non inferiore a 900 ore; possesso di uno specifico attestato formativo in una delle tecniche cognitivo comportamentali ovvero nella comunicazione aumentativa e alternativa.
Rispetto allo spostamento dei fondi della Legge 104 e ad una internalizzazione al MIUR (invece che agli Enti Locali) ci rimane il dubbio dell’opportunità di internalizzare ad un altro Ente solo uno dei Servizi che normalmente vengono svolti dalle stesse persone per lo stesso Ente Locale, lasciando scoperti ed esternalizzati gli altri. (Ad esempio lo stesso educatore che al mattino lavora a scuola, normalmente al pomeriggio svolge la AD (assistenza domiciliare), presta servizio nei CAG etc etc…).
Ciò che è più grave, però, è l’inesistenza nella legge della parola (e della professione) di educatori.
Infatti, in molti territori il ruolo di “Assistente all’Autonomia e alla Comunicazione” è svolto da anni dagli educatori, chiamati nei bandi comunali con varie denominazioni, più o meno laureati in Scienze dell’Educazione, formatisi sul campo oppure nelle Università, risorse speciali nella scuola non solo tecniche e specialistiche, ma eclettiche e flessibili, concentrati sul proprio utente ma anche sul sistema classe, promotori di laboratori creativi e di eventi che spezzano la routine scolastica e che creano spazi e luoghi di vita dentro un’Istituzione quale è la Scuola di Stato.
Questa legge ci catapulta invece sul ruolo assistenziale e specialistico, omologa prendendo ad esempio il modello più arretrato, cioè il lavoro assistenziale verso il singolo utente. Non menziona la laurea in Scienze dell’Educazione come titolo di accesso al concorso, costringerebbe educatori neo-laureati o che non hanno mai svolto una mansione scolastica a prendere altre qualifiche, tecniche e specialistiche a proprie spese, per poter accedere al concorso e alla professione.
Questa legge sembrerebbe non contemplare gli educatori e il loro ruolo svolto finora, dequalificando il nostro lavoro, per farlo rientrare tra le figure scolastiche senza specificare il ruolo, la funzione né tantomeno l’inquadramento e le condizioni d’ingaggio).
Lavoratrici e lavoratori finora esternalizzati e costretti ad uno stipendio povero e intermittente (vedi l’abuso di contratti ciclici da parte delle Cooperative) che si troverebbero internalizzati (a che prezzo non si sa, andrebbe definito nel contratto MIUR, ma dati i presupposti, sembrerebbe impensabile un compenso adeguato o pari a quello dei docenti statali).
Per questo riteniamo che sì, la “sinistra” non ha battuto chiodo e non ne ha nessuna intenzione (seguirà analisi della proposta di legge Ghirra). Una sinistra che continua a rivendicare il ruolo del privato sociale e che ha permesso e sostenuto esternalizzazioni di lavoratori e servizi essenziali, corresponsabile della nostra condizione salariale poco dignitosa.
Ciò non significa che gli attuali governanti siano da meno, (beh cosa potremmo aspettarci mai da loro???) e siamo preoccupati dei tentennamenti, anche in ambito sindacale, avvenuti intorno a questa legge.
Bisognerebbe avere il coraggio di dire più chiaramente, e con questo comunicato che potrebbe risultare un po’ impopolare vorremmo farlo, che la legge Bucalo è una legge di destra, di destra sociale, pericolosa, serpeggiante, che, più disinteressata dell’opposizione a difendere il potere delle Cooperative Sociali, accentrerebbe nello Stato un Servizio ma dequalificandolo.
Quindi, con i teatrini Parlamentari ed elettorali non se ne esce e mai potremo vederci calare dall’alto un cambiamento davvero migliorativo.
Se guardiamo l’andamento delle scelte politiche governative, attuali e precedenti, sia di destra che di sinistra, bisogna riconoscere che nessuno, ad oggi, ha avuto e ha intenzione di investire più soldi e risorse nei servizi pubblici, valorizzando il nostro lavoro.
L’internalizzazione del solo Servizio Scolastico non è sufficiente e, a queste condizioni, è inaccettabile e da contrastare mentre costruiamo una lotta combattiva e consapevole per una Internalizzazione di tutti i Servizi pubblici, a partire da quello scolastico, che parta dal protagonismo di lavoratrici e lavoratori interessati a migliorare il proprio salario, i propri diritti e i Servizi in cui operano.
L’internalizzazione che vorremmo non può prescindere da un protagonismo attivo di lavoratrici e lavoratori per costruire una proposta che non sia né solo propagandistica, né settaria. Partire dal settore dei Servizi Scolastici potrebbe essere l’inizio ma non basta se si vuole puntare ad un miglioramento della qualità dei servizi educativi e assistenziali, puntare alla continuità della presa in carico e della cura e ad un miglioramento delle condizioni di chi ci lavora.
Il taglio continuo alla spesa pubblica, la gestione esternalizzata dei servizi, gli appalti al massimo ribasso, l’utilizzo di contratti precari e con paghe orarie al di sotto dei 10€/ora in un contesto nazionale di aumento dell’inflazione, carovita, rinnovo di contratti collettivi che dopo diversi anni dalla scadenza, nemmeno raggiungono il valore delle rivalutazioni istat, sono condizioni che non freneranno la “fuga dal settore”, a discapito anche dell’importanza della continuità del lavoro di cura.
Lo affermiamo da anni, insieme ad altre realtà sindacali e a molte/i lavoratrici e lavoratori del settore, da molto prima dell’uscita di questi disegni di legge.
I Servizi socio-educativi e socio-sanitari gestiti dal privato sociale dovrebbero essere ripresi in mano dagli Enti Pubblici e così il personale che ci lavora, con un contratto del pubblico impiego (siano essi il Ministero della Pubblica Istruzione, l’Azienda di Tutela della Salute, i Comuni), fermando il meccanismo degli appalti al ribasso che altro non fanno che abbassare il costo del lavoro precarizzando lavoratrici e lavoratori e la qualità e continuità di servizi ritenuti fondamentali.
Continua a seguirci!
Operatrici e Operatori Sociali SIAL-Cobas
infosindacale@gmail.com