La giornata di Sabato 11 Marzo segnerà il percorso delle mobilitazioni contro la controriforma delle pensioni voluta da Macron.
In piazza ancora un milione di persone in centinaia di città francesi piccole e grandi, più di 100.000 a Parigi.
Ma nella notte il Senato ha votato la legge che ora deve passare il vaglio di una Commissione parlamentare mista il prossimo mercoledì 15.
Se passerà ritornerà all’Assemblea nazionale per l’approvazione definitiva.
Sempre che il governo per tagliare le gambe all’opposizione parlamentare non decida di ricorrere al 49.3, cioè una forma di decretazione che impedisce la discussione sugli emendamenti e accorcia i tempi per arrivare dritto all’approvazione contando sui voti della destra tradizionale.
Il movimento che ha mobilitato milioni di persone si trova in una situazione complicata.
Le grandi giornate di sciopero, ultime quelle del 7 ed 8 marzo scorso hanno portato in piazza più di tre milioni di persone; in alcuni settori lo sciopero viene prolungato, per esempio nei trasporti.
La grande maggioranza dell’opinione pubblica continua ad essere contraria alla controriforma di Macron, ma il Presidente ed il suo governo sembrano decisi ad andare avanti, contando su un sentimento di rassegnazione che comincia a serpeggiare anche tra chi manifesta e quindi ad un lento esaurimento dell’ondata della protesta sociale.
La partecipazione agli scioperi per ora si è mantenuta alta, tra il 30 e il 40 per cento dei lavoratori nei trasporti e nel settore pubblico, quasi totale nel settore energia e grandi raffinerie. Più bassa nel settore privato.
Probabilmente è qui, nel privato inteso come industria e servizi del terziario, che occorrerà compiere gli sforzi più grandi per allargare la partecipazione.
Il Paese è attraversato da una grande mobilitazione ma non è ancora stato paralizzato dalla protesta.
Le assemblee intersindacali sono uno strumento fondamentale e si interrogano su come continuare la mobilitazione rendendola più efficace, cercando per esempio di coinvolgere maggiormente i giovani dei quartieri popolari e inventandosi nuove forme di autorganizzazione.
I vertici sindacali per ora “reggono” lo scontro in modo unitario.
Anche la Cfdt, il sindacato confederale più moderato denuncia il ricorso alla decretazione da parte di Macron come un attacco violento all’esercizio della democrazia e chiama a mobilitarsi non solo contro il colpo portato al sistema previdenziale ma anche in difesa delle libertà democratiche.
Molto si giocherà nelle prossime settimane, a partire da mercoledì 15 quando è convocata un altra giornata di lotta.
E se il governo ricorrerà alla decretazione è prevedibile una ulteriore radicalizzazione dello scontro.
Quello che si sta giocando in Francia avrà un impatto su tutto il movimento dei lavoratori in Europa.
Esserne consapevoli significa capire cosa noi possiamo fare per non lasciare soli i lavoratori e le lavoratrici francesi.
commento a cura di Sial Cobas