Perchè è giusto opporsi al licenziamento di Valentina e trovare una soluzione alternativa.

“Valentina è stata licenziata perché in azienda non c’era mai e quindi non aveva voglia di lavorare”. È una conclusione sbagliata che sta circolando in fabbrica e che serve solo all’azienda e a chi non intende muovere un dito per impedire provvedimenti estremi nei confronti dei lavoratori, non solo di Valentina.
Chi ha lavorato a stretto contatto con Valentina sa benissimo che lavoratrice seria sia. In pochi sanno alcune cose che a questo punto è bene esporre. Dal 2019 Valentina ha problemi familiari seri. Ha dovuto preoccuparsi non solo dei suoi figli ma anche dei suoi nipoti rimasti orfani di padre e provenienti da famiglia disastrata. Il complesso quadro familiare, in aggiunta ai turni lavorativi, ha portato Valentina ad ammalarsi. Tuttora segue un percorso terapeutico. Nel 2019 Valentina ha messo l’azienda a conoscenza dei suoi problemi e per questi ha ottenuto di astenersi dal lavoro con aspettativa non retribuita.
Rientrata in azienda ha cercato di fare quello che ha potuto nonostante il protrarsi della situazione. Il primo giugno 2022 ha chiesto la trasformazione del contratto in part-time verticale per poter rimanere a casa da luglio a novembre, specificando ancora una situazione di forte disagio per problemi familiari e rendendosi disponibile a un colloquio.
L’azienda glielo ha negato motivando così: “i mesi in cui ci chiede la sospensione dell’attività lavorativa sono quelli nei quali per far fronte alle richieste dei clienti, oltre al Personale in forza, dovremo ricorrere a personale in somministrazione”. Negli stessi giorni Valentina, durante un colloquio telefonico con un’addetta al Personale, ha chiesto anche di poter accedere ad un altro periodo di aspettativa non retribuita per l’aggravarsi della situazione
familiare e del suo stato di salute. Anche quella possibilità le è stata negata. A giugno, quando ha fatto tali richieste, Valentina non aveva ancora superato il limite della malattia per la conservazione del posto di lavoro. Tra giugno ed ottobre è stata costretta ad ulteriori 95 giornate di malattia che l’hanno portata al superamento del limite. L’azienda l’ha chiamata a colloquio solo lo scorso settembre, quando ormai aveva superato il comporto. Il 25 ottobre, dopo 18 anni di lavoro in fabbrica, Valentina è stata licenziata senza preavviso da un’azienda che non le ha permesso alcuna alternativa al superamento del comporto.
Chi pensa a questo come un caso sporadico si illude. Ogni lavoratore lasciato solo è perso.
La solidarietà è l’unica arma che abbiamo e l’unica nostra forza. Bisogna ritrovare la volontà di alzare la testa e opporsi tutti insieme, a partire dal caso Valentina, se vogliamo provare a difendere il nostro posto di lavoro. Come sindacato, per la questione Valentina, abbiamo già fatto alla RSU, ai sindacati Fim-Cisl e Fiom-Cgil le proposte sulla base di leggi e contratti e chiesto all’azienda il ritiro del licenziamento. Le proposte sono: consumo delle ferie e par residue, aspettativa, part time e ferie solidali previste dalla legge e dal contratto nazionale a cui si dovrebbe aggiungere un accordo sindacale aziendale con la RSU
– Per info : http://link https://www.sialcobas.it/2022/11/ferie-solidali/
Continueremo a muoverci e a cercare tutte le strade possibili e vi informeremo costantemente. Se vogliamo ottenere qualcosa è fondamentale però il contributo di ciascuno di voi. Cerchiamo insieme la forma più adatta per far sentire il
nostro peso. Se hai idee e proposte puoi farcele sapere tramite: Michela, Giacomo e

info@sialcobas.it

17 novembre 2022
SIAL Cobas e Collettivo Aziendale SIAL Cobas Vitesco