Come farla finita con la disparità salariale donne-uomini?

Link al testo originale qui, sul sito di Union Syndacale Solidaires
https://solidaires.org/sinformer-et-agir/actualites-et-mobilisations/nationales/comment-en-finir-avec-les-inegalites-salariales-femmes-hommes/
Note e traduzione a cura di Sial Cobas

Intervista a Murielle Guilbert, co-delegata dell’Union Syndicale Solidaires

pubblicata su l’Humanité il 30 ottobre 2022

L’Union Syndicale Solidaires sostiene da tempo la rivendicazione della parità salariale
tra donne e uomini. In questo periodo di lotta sui salari, è una rivendicazione di
giustizia sociale a pieno titolo, come quelle di aumentare lo SMIC1 a 1.700 euro netti o
di contenere il divario salariale nelle categorie al rapporto 1 a 52 .
Malgrado l’ampia legislazione sul lavoro privato (dal 1972) e i protocolli di parità nel pubblico
impiego (dal 2013), queste disparità non regrediscono se non molto lentamente, e
continuano a essere un effetto visibile del sistema patriarcale sul mondo del lavoro.
Secondo gli ultimi dati INSEE3 (marzo 2022), le donne sono pagate in media, sull’insieme
delle posizioni lavorative, il 26% in meno degli uomini nel privato e il 17% nel pubblico
impiego. Eliminando dal calcolo la differenza dovuta ai part-time, le donne guadagnano
comunque il 17% in meno degli uomini nel privato e il 14% nel pubblico impiego.
Per Solidaires è urgente agire su tutte le tipologie di disparità salariale e sulle cause di
ciascuna.

– Ci sono le disparità di retribuzione a parità di lavoro: in un certo senso, la punta visibile
dell’iceberg. Per Solidaires, nonostante l’apparente approccio coercitivo, l’Index pour
l’égalité des rémunérations (che dal 2018 misura il gap salariale tra i sessi)4 ha il gran
difetto di non tener conto degli indicatori centrali delle disuguaglianze salariali: l’impatto
reale delle maternità, dei congedi parentali, dei part-time imposti o “scelti” (ma quasi
sempre da donne), gli stereotipi nell’assegnazione degli incarichi meglio retribuiti, la
sotto-retribuzione delle professioni cosiddette “femminili”, il soffitto di cristallo5. Per questo
Solidaires rivendica delle particolari misure concrete di recupero delle progressioni di
carriera e della distribuzione degli incarichi tra donne e uomini, l’applicazione degli
aumenti salariali anche durante i congedi di maternità o adozione e quelli parentali, e la
retribuzione di questi congedi al 100%.
– Peraltro, il 45% delle donne lavora in settori in cui i salari sono relativamente bassi:
pubblico impiego, istruzione, sanità, assistenza domiciliare e terzo settore. Con il Covid
abbiamo toccato con mano l’importanza dei “lavori essenziali” a forte presenza
femminile, ma a questa sono corrisposti aumenti salariali irrisori. È urgentissimo dar vita
sia nel privato che nel pubblico a dei veri e propri stati generali per la rivalutazione
economica delle professioni a maggioranza femminile!
Per l’Union Syndicale Solidaires, combattere il divario salariale tra donne e uomini
significa darsi i mezzi, stanziando un budget dedicato e imponendo vincoli e
sanzioni non soltanto simbolici o che beneficino unicamente chi arriva ai vertici. Il
governo attuale è ben lontano dal farlo, come tutti i precedenti. Si tratta quindi di
accelerare la lotta contro questa ingiustizia fondamentale.


Note:
1. SMIC (salaire minimum interprofessionnel de croissance, cioè “salario minimo intercategoriale di crescita”):
corrisponde al salario orario lordo minimo legale che un/a lavoratore/lavoratrice nel privato deve percepire in
Francia. È stato introdotto per legge nel 1950. Dal 1° agosto 2022 ammonta a € 11,07 all’ora.
2. Si tratta di una rivendicazione sindacale: prevede che all’interno di una stessa categoria contrattuale la
retribuzione più alta non possa essere superiore a 5 volte quella più bassa. Es.: se l’operaia/operaio prende
2.000 euro, il/la dirigente non deve avere più di 10.000 euro.
3. INSEE: Institut national de la statistique et des études économiques, l’istituto nazionale francese di statistica.
4. Introdotto con legge 5/9/2018, l’indice della parità professionale permette alle imprese di misurare il gap
retributivo tra donne e uomini ed evidenzia le criticità su cui agire per superare le disparità ingiustificate. Le
aziende possono subire una sanzione pecuniaria pari all’1% del monte salari se non pubblicano l’indice o se
questo non raggiunge un punteggio di almeno 75/100.
5. metafora (dall’inglese glass ceiling) che si usa per indicare una situazione nella quale un avanzamento di carriera viene impedito da discriminazioni di natura razzista o di genere, che risultano essere invisibili ma insormontabili.