Il 26 marzo “insorgiamo” con gli operai e le operaie della GKN

per la giustizia sociale e climatica, per la diserzione e il disarmo

L’appello di Adl Cobas e Centri Sociali del Nord-Est che invita a partecipare alla manifestazione di Firenze indetta dal collettivo GKN, costruendo uno spezzone che tenga assieme tutte le realtà sociali e sindacali che si riconoscono sui contenuti di questo documento: per la giustizia sociale e climatica, per la diserzione e il disarmo

23 Marzo 2022Adl-Cobas

Riteniamo le giornate del 25 e 26 marzo come due momenti molto importanti per provare a costruire movimenti di lotta convergenti, in grado di trovare percorsi concreti di lotta per far fronte alla pesantissima situazione che stiamo attraversando: dal persistere della pandemia, alla guerra di invasione dell’Ucraina da parte della Russia, alle conseguenze che ne stanno derivando per le condizioni di vita nel nostro paese e nel mondo intero. Assistiamo in particolare ad una ondata speculativa senza precedenti che ha fatto schizzare in alto i prezzi dei carburanti, delle bollette, dei generi di prima necessità ed all’apertura di una crisi che investe, per il momento, alcuni settori della manifattura, della zootecnia e dell’agricoltura.

Questa guerra inoltre sta aggravando la crisi climatica, con i governi europei che intendono ricorrere ancora di più a fonti energetiche fossili, e la crisi sociale, con l’incremento delle spese militari a discapito di investimenti fondamentali su welfare e sanità pubblica.

In virtù di queste considerazioni vogliamo partecipare alle manifestazioni indette da “Fridays For Future” che si terranno il 25 marzo in varie città e di convergere il 26 marzo nella manifestazione nazionale di Firenze indetta dal Collettivo GKN.

Facciamo nostro lo slogan “insorgiamo”, che dallo scorso luglio sta risuonando nelle piazze e negli spazi pubblici di discussione. Uno slogan che non è solo legato alla singola vertenza di GKN, ma che investe la complessità dell’intero agire sociale e politico in una fase di trasformazioni tanto tragiche quanto epocali.

Insorgere significa tentare di ribaltare rapporti di forza nei luoghi di lavoro e nella società, perché non esiste altro mezzo per garantirci un futuro migliore se non la lotta qui ed ora. Una lotta che deve ricomporre una miriade di pezzi, che punta a una vera transizione di sistema, contro i combustibili fossili e il nucleare, contro il greenwashing, contro ogni guerra, contro ogni sfruttamento dei nostri corpi.

Saremo in piazza per ribadire il legame indissolubile tra giustizia climatica e sociale, la necessità di liberarci dal sistema basato sulla guerra, sull’estrattivismo, sul debito imposto da oligarchie finanziarie che controllano ogni forma di vita, sulla supremazia del profitto.”

“Insorgiamo contro i prezzi che aumentano: contro i profitti smisurati che le dinamiche dei mercati stanno portando nelle tasche di un pugno di oligopolisti, insorgiamo perché il reddito deve essere garantito incondizionatamente a tutte e tutti, insorgiamo perché ci rifiutiamo di sostenere i costi di una transizione ecologica che ora ci vogliono negare nel nome dell’unità dentro lo sforzo bellico.”

La logica del massimo profitto che fa chiudere la GKN è la stessa che sta pompando miliardi nelle tasche dei pochi azionisti di multinazionali per cui la condizione bellica è business: costruttori di armamenti, petrolieri o big companies proprietari di tutta la filiera alimentare si stanno arricchendo tanto più quanto più corrono i prezzi di beni primari. E questo profitto va immediatamente ad alimentare la sete di dominio di risorse naturali e mercati che è alla base di ogni logica di guerra.”

Insorgiamo perché siamo contro tutte le guerre, ma perché è giusto e necessario combattere la guerra che i potenti del mondo stanno facendo contro di noi, contro chi subisce sulla propria pelle quelle guerre, contro le loro politiche capitalistiche… C’è una guerra che ci sta portando via il futuro, un futuro per il quale, invece, vogliamo lottare.”

Vogliamo anche evidenziare che un fondamentale terreno di conflitto è quello della democrazia: così come nei territori non possiamo accettare che siano imposte sulle nostre teste grandi opere inutili, produzioni di morte o basi militari, allo stesso tempo non possiamo accettare che nei posti di lavoro organizzazioni sindacali burocratiche e troppo spesso complici delle scelte aziendali, come CGIL CISL e UIL, esercitino il monopolio della rappresentanza; anche in migliaia di luoghi di lavoro in cui non solo non rappresentano i lavoratori o le lavoratrici, ma sono diventate strumento fondamentale per reprimere le lotte e per cancellare i diritti sindacali acquisiti. Se si vuole costruire una convergenza vera delle lotte non si può prescindere da questo aspetto.

Su tutti questi punti, attorno al concetto di “Giustizia Climatica e Giustizia Sociale”, coniugato con l’opposizione a tutte le guerre, con la garanzia di uguali diritti per tutti i profughi, da qualsiasi parte del mondo provengano, con il rifiuto di pagare il prezzo di una guerra assurda e criminale come tutte le guerre e con la pratica di una vera democrazia nei posti di lavoro e nella società, riteniamo che si possa costruire a Firenze uno spezzone che sia la rappresentazione viva di un percorso di convergenza delle lotte.

1. Introduzione di un reddito di base incondizionato e di un salario minimo, che siano continuamente aggiornati in base all’inflazione

2. Blocco di tutti gli sfratti e dei licenziamenti, Moratoria per affitti e mutui. Blocco dei distacchi per chi non può pagare le bollette

3. Calmierazione dei generi di prima necessità

4. Eliminazione immediata delle accise su carburanti, energia elettrica e gas

5. Eliminazione della tassazione indiretta, che incide in maniera pesante sulle fasce di reddito più basse, ed aumentare il livello di tassazione progressiva

6. Definanziamento completo delle spese militari e di polizia

7. Introduzione di una tassazione che colpisca le grandi rendite finanziarie e i grandi patrimoni mobiliari e immobiliari

8. Redistribuzione dei profitti di ENI e di tutte le multinazionali del fossile e imporre loro la bonifica di tutti i territori depredati e devastati

9. Aumentare ovunque il trasporto pubblico urbano ed extra-urbano e favorire la mobilità alternativa

10. Per la democrazia dal basso, perché tutti dobbiamo avere la possibilità di organizzarci in comitati, collettivi, associazioni e dobbiamo poter decidere sulle scelte che ci riguardano direttamente: nelle città, nei quartieri, nei territori e nei luoghi di lavoro.

Oltre ai promotori aderiscono (In aggiornamento):

CLAP

SIAL COBAS

Laboratorio sociale – Alessandria

TPO – Bologna

Làbas – Bologna

Laboratorio Aq16 – Reggio Emilia

Casa Bettola – Reggio Emilia

Casa Madiba Network – Rimini