Siamo colleghe e colleghi dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Non apparteniamo a nessuna sigla sindacale e riteniamo importante condividere la nostra scelta di aderire allo sciopero generale del 16 dicembre.
Per la prima volta dopo 7 anni è stata proclamata una mobilitazione di questo tipo. Probabilmente tardivo – considerando che era stato invocato già nelle mobilitazioni dell’ultimo anno, gli scorsi 29 gennaio, 18 giugno e 11 ottobre – e parziale – non solo per il conto delle categorie escluse, ma anche perché si è atteso che il governo andasse oltre l’inaccettabile prima di proclamarlo –, ma almeno con un contenuto politico e di solidarietà sociale.
In 7 anni nel nostro Paese la situazione è drammaticamente peggiorata: non solo le ferite della crisi del 2008-09 non si sono affatto rimarginate, ma la più recente crisi sanitaria le ha rese più profonde. Lo sappiamo, è il nostro lavoro analizzare e intervenire sulle diseguaglianze sociali. Save the Children ha prodotto tanta letteratura e ricerche in tutti i campi della povertà che compromette alla base la possibilità dei minori e delle loro famiglie di godere appieno di diritti costituzionali e sanciti dalle organizzazioni internazionali.
Per questo motivo riteniamo importante esprimere e rendere manifesta l’adesione di alcuni/e di noi allo sciopero generale: c’è infatti un principio di solidarietà alla base dello sciopero, la contestazione delle linee di base della manovra finanziaria e della riforma dell’IRPEF che sanciscono di fatto una redistribuzione dal basso verso l’alto.
Ma ci sono anche altri motivi, che riguardano la “giungla” del mercato del lavoro e in particolare il Terzo settore, pubblico e privato, in cui operiamo. Senza entrare nel merito di valore e giudizio sul modello di welfare di comunità e collaborazione sempre più stretta tra Privato sociale e Istituzioni pubbliche, è però innegabile che la modalità di organizzazione e strutturazione del lavoro al suo interno sia totalmente priva di una regolamentazione chiara dal punto di vista contrattuale. Cosa che deriva anche dal fatto che è lo stesso caos contrattuale ad aver prodotto profili lavorativi per cui una serie di diritti e punti di riferimento sono divenuti sempre più flessibili e indefiniti.
Ma è proprio questa centralità sempre maggiore del Welfare di comunità che rende importante anche una adesione dello sciopero di lavoratrici e lavoratori della nostra tipologia: operatori di una specifica area di attività dentro un settore economico – le Organizzazioni non governative, all’interno del Terzo settore –, che però rendono possibile l’erogazione di servizi e prestazioni, la realizzazione di progetti di rinforzo e sostegno sui territori maggiormente deprivati, la tutela e salvaguardia di diritti – assieme a lavoratrici e lavoratori dei nostri partner.
Queste le motivazioni per cui decidiamo di aderire allo sciopero generale del 16 dicembre, mobilitazione che dal nostro punto di vista di collaboratori e dipendenti di una organizzazione come Save the Children significa anzitutto scioperare contro quelle politiche e condizioni che producono la deprivazione economica e culturale che affrontiamo quotidianamente nel nostro lavoro.
Save the Workers, 16 dicembre 2021
Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo convinti che ogni realtà che discute e si mobilita porta un granello di resistenza e promuove tentativi di cambiamento che vanno conosciuti e sostenuti.