Covid, crisi, licenziamenti, ammortizzatori sociali, ristrutturazioni, delocalizzazioni, salute e sicurezza sul lavoro, reddito. Quale futuro?

Covid, crisi, licenziamenti, ammortizzatori sociali, ristrutturazioni, delocalizzazioni, lavoro necessario, utile ambientalmente, per la salute e sicurezza, contratti e reddito. Quale futuro?

Nel mondo nel 2020 i super ricchi hanno aumentato e di molto le loro ricchezze; i disoccupati erano 187 milioni ed è previsto che aumentino. In Italia un miliardo di ore di cassa integrazione, oltre 900mila lavoratori con contratti precari hanno perso il posto e la povertà assoluta, nonostante il reddito di cittadinanza e REM, vede coinvolti oltre 2 milioni di persone; il reddito primario delle famiglie è sceso di 92 miliardi e la caduta dei consumi finali ha segnato un meno 10,9%. In un anno sono crollate le visite ambulatoriali e specialistiche di oltre il 20% e la fascia pediatrica è la più coinvolta, con un calo del 33%. Battuta d’arresto per le prestazioni indifferibili: due milioni in meno. Questi sono solo alcuni dati su cui riflettere. L’avviso comune e la raccomandazione di Confindustria, Sindacati e Governo servono a qualcosa? I casi della Gianetti Ruote e GKN rendono evidente che no!

Le crisi reali saranno dovute alla volontà di delocalizzare come il caso di Gianetti e GKN, ma anche da crisi reali di sovrapproduzioni, da crisi di mercato e da riorganizzazioni tecnologiche e da potenziali risparmi dovuti all’uso dello smart working.

Tutto ciò renderebbe evidente e necessaria la riduzione dell’orario di lavoro e la redistribuzione del lavoro esistente fra tutti così come sarebbe necessario in diversi posti di lavoro abbassare i ritmi e assumere personale per evitare sovraccarichi e stress.

Il PNRR dello sviluppismo, il rilancio delle grandi opere e i finanziamenti alle imprese contrastano con uno sviluppo ambientalmente sostenibile sul quale dovrebbe basarsi la riprogettazione dei prodotti e delle modalità delle produzioni. Va prevista la manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio e degli impianti, così come si dovrebbe puntare al miglioramento dei servizi pubblici (sanità e scuola in primis) anche con una reinternalizzazione e il superamento delle privatizzazioni con l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro.

Le crisi della Giannetti e della GKN rischiano il solito giro delle sette chiese e dei tavoli (locali, comunali, regionali, nazionali interministeriali), ma se le armi sono spuntate alla fine della procedura dei 75 giorni con eventuali proroghe si arriva ai licenziamenti. La riforma degli ammortizzatori sociali universale è ancora in gestazione e quel che servirebbe è una integrazione di almeno 1.000 euro o, come una volta, l’80% dello stipendio reale e un blocco dei licenziamenti prolungato, il passaggio all’utilizzo dei contratti di solidarietà e programmi che trasformino in concrete le “politiche attive del lavoro” prevedendo di accompagnare il passaggio da posto di lavoro a posto di lavoro e non con la sola formazione e il finanziamento e a enti privati che non possono fare miracoli creando posti di lavoro.

I lavoratori delle aziende colpite hanno indetto l’assemblea permanente (uno stato di necessità per tenere uniti lavoratori e far crescere collettivamente proposte e iniziative di lotta).

Quel che serve è un nuovo sindacalismo con un protagonismo di tutti/e, una ripresa delle lotte su obiettivi concreti in alternativa ai licenziamenti e alla Naspi.

Un cambio di passo non si otterrà solo con uno o due scioperi. Partiamo dalla solidarietà e dal sostegno ai lavoratori e lavoratrici delle aziende colpite e dalla coscienza che di fronte alle difficoltà si deve e si può collettivamente costruire le rivendicazioni utili a dare un futuro migliore.

Il SIAL-Cobas sostiene le iniziative di lotta e la manifestazione nazionale del 24 luglio davanti alla GKN.