È stato un anno di resistenza e di lotta per gli operatori/trici sociali: 1° maggio in piazza a Milano!

È stato un anno di resistenza e di lotta per gli operatori e le operatrici sociali … e continua: 1° maggio tutte/tutti in L.go Cairoli alle 14,30 e poi in Duomo.

Dal primo lockdown, marzo 2020, non abbiamo mai smesso di incontrarci e di confrontarci sul nostro lavoro, il nostro ruolo sociale, la nostra figura, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, su scuola, welfare e contratti del Terzo Settore.

A partire dalla consapevolezza che lavoratrici e lavoratori dei settori socio-educativo e socio-sanitario, nonostante l’esperienza e la formazione di cui siamo portatrici/portatori, veniamo trattati come lavoratori lavoratrici di serie B, sia a livello contrattuale, sia per la riduzione di ruolo, progettualità e agibilità che ci vengono imposte in nome del controllo sociale e del risparmio delle risorse pubbliche.

Ciononostante nelle cooperative e aziende in cui lavoriamo continuiamo a rivendicare con forza ciò che abbiamo portato in piazza nella giornata di sciopero nazionale del 13 novembre 2020, data importante per noi della Rete iOS e per chi si riconosce in questo percorso, primo sciopero di categoria organizzato dal basso per chiedere: maggior investimento di risorse, migliori condizioni di qualità dei Servizi, maggior riconoscimento della nostra professionalità e del costo del nostro lavoro condizioni che vorremmo si traducessero nell’internalizzazione dei servizi in appalto e del personale che vi opera.

Nel terzo settore sono presenti tanti, troppi contratti nazionali diversi tra loro che alimentano frammentazioni e disparità tra lavoratrici e lavoratori che svolgono la medesima mansione. In un percorso che ci vede impegnati nella battaglia per l’Internalizzazione dei servizi pubblici e dei lavoratori e delle lavoratrici che ci lavorano, crediamo che la discussione sul contratto nazionale assuma un’importanza centrale. Da qualche mese si è avviata una consultazione on line, invitiamo lavoratrici e lavoratori del settore a partecipare alla campagna

#UNALTROCONTRATTOPOSSIBILE, compilando il sondaggio che si trova sulla pagina FB della Rete iOS e a questo link:

https://forms.gle/ScuJgq63kfABnygFA

La critica e il miglioramento delle condizioni contrattuali esistenti vorrebbe concretizzarsi con la conquista di un unico contratto di categoria pari a quello degli Enti Locali del pubblico impiego. Pur lavorando in servizi pubblici essenziali, siamo discriminati da un sistema di appalti al ribasso basati sul profitto di enti privati e sul risparmio delle risorse pubbliche a discapito di condizioni di lavoro e qualità dei servizi stessi.

Vogliamo essere artefici della tutela dei nostri diritti e quelli delle soggettività fragili con cui lavoriamo quotidianamente, questi due aspetti sono strettamente legati, per questo ci siamo costantemente confrontati sulle tematiche relative alla salute e alla sicurezza, soprattutto nell’attuale contesto pandemico che stiamo attraversando: una crisi sanitaria che espone a gravi rischi di salute sia gli utenti, data la loro vulnerabilità, sia gli operatori del settore socio-educativo. La scarsità di ausili, l’assenza di controlli sull’idoneità dei domicili in cui i servizi vengono svolti, la mancanza di supervisione per gli operatori e di ore per la programmazione, di un costante supporto psicologico per le famiglie degli utenti sono situazioni che tutti abbiamo vissuto e stiamo vivendo, costretti al ricatto tra “tutela della salute o salario”.

E ancora: la scuola, in cui molti di noi lavorano in supporto alle disabilità e alle fragilità minorili, l’ennesimo tasto dolente del nostro lavoro. La scuola si è preparata a ripartire in DAD, e non in sicurezza; dall’inizio dell’anno ad oggi non è stato pensato né programmato alcun piano di investimenti che riducesse il numero di alunni per classe, ricercasse nuovi spazi sul territorio in cui poter fare scuola, assumesse ulteriore personale scolastico, ad esempio percorrendo un’ipotesi di internalizzazione del personale in appalto già operante a vario titolo, didattico, educativo, ausiliario che invece, nell’ultimo anno più di prima, ha vissuto le pesanti ricadute sui propri salari legate alle chiusure scolastiche e ammortizzatori sociali insufficienti e disomogenei. Dopo un anno dal primo lockdown è successo ancora quest’anno di vedere sacrificati lavoro, salari e diritti sia di operatrici e operatori che di alunne e alunni con disabilità.

Ci è capitato frequentemente di scontrarci con le scuole perché gli alunni con disabilità potessero recarsi a scuola anche nei periodi di chiusura, di lottare per avere accesso alla DAD di classe, di opporci alla riduzione delle ore di lavoro decurtate dai Comuni o dalle ATS, sicuramente poco interessati alle vite di operatori ed operatrici che sopravvivono con stipendi decurtati e ammortizzatori sociali inadeguati a consentire una vita dignitosa.

Il 1° maggio abbiamo deciso di unirci alle piazze di lavoratori e lavoratrici nelle nostre città per continuare a chiedere il riconoscimento della nostra figura, dei nostri diritti e del percorso che stiamo portando avanti insieme per rivendicare:

  • Un contratto unico e migliore con condizioni pari a quelle del pubblico impiego;
  • Una cultura e un rispetto maggiore della salute e della sicurezza che necessita di protagonismo e di capacità organizzativa dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, sia attraverso la denuncia da parte degli stessi di situazioni di irregolarità, mancanze e abusi, sia utilizzando i diritti sindacali come le 12 ore di assemblee retribuite annuali e l’elezione di propri rappresentanti: RSA (Rappresentanza Sindacale Aziendale), RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) e RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) azienda per azienda;
  • Una scuola che sia inclusiva per gli alunni con disabilità e che dia valore sociale, professionale ed economico, alla figura dell’operatore/operatrice;
  • Una scuola davvero sicura, che torni ad essere la priorità dell’agenda politica;
  • La fine degli appalti nei servizi pubblici essenziali e l’internalizzazione di lavoratori e lavoratrici come passo reale verso il miglioramento delle condizioni di lavoro e della qualità dei servizi.