Formentini e lavoratori ex Maserati di Lambrate (Mi)

Formentini e le assunzioni dei lavoratori ex Maserati alla Atm, A2A e Amsa.

La assunzione dei licenziati della Maserati di Lambrate nelle aziende (Amsa, ATM e A2A del Comune di Milano) risolse politicamente una vertenza in corso da anni.

Le assunzioni avvengono nel periodo in cui era sindaco Formentini. Decisive certamente sono state le lotte degli ex lavoratori Maserati in mobilità dopo il 31 marzo 1993, che si davano appuntamento allo stabilimento e da lì partivano in corteo per la Prefettura e per avere risposte dalle istituzioni.

Le lotte hanno costruito le condizioni per un accordo che ridava il posto di lavoro a chi non lo aveva trovato nei tre anni di mobilità da disoccupato.

Un accordo con l’intervento del pubblico che assumeva nelle sue aziende i disoccupati della grande azienda che avevano la possibilità di farsi sentire a differenza di altre aziende meno significative.

Un accordo che oggi farebbe scandalo? Che va ricordato (anche nei suoi limiti) e ripreso per mettere insieme chi perderà il posto di lavoro nell’ipotesi dei licenziamenti collettivi dopo il 31 marzo del 2021.

Sapremo, sapranno riuscire a organizzare/si chi verrà espulso per rivendicare un posto di lavoro che serva anche a dare futuro migliore e ambientalista?

La chiusura dello stabilimento avvenne definitivamente il 31 marzo 1993 con la ipotesi del reimpiego al supermercato (si vociferava la Rinascente! Ma senza lettere individuali di preassunzione si verificò una essere una bufala). Qualche decina di lavoratori votò contro l’accordo con il sostegno della FLMuniti-CUB. Al momento del reimpiego secondo una voce di popolo si realizzò una “discriminazione”: all’Amsa (nettezza urbana di Milano) andarono prevalentemente gli iscritti al sindacato di base e qualche “sfigato dei confederali”, alla ATM e alla A2A prevalentemente i confederali e gli specializzati.

La legge sui licenziamenti collettivi in vigore dal luglio 1991 e approvata dai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil ha consentito fino al 2015 la possibilità di gestire le ristrutturazioni dando il via ai licenziamenti di massa (incentivati) e in contemporanea con le esternalizzazioni e con le successive leggi sulla precarietà al mantenimento della occupazione in generale ma pagata sempre peggio e con meno diritti.

Dal 2015 i nuovi ammortizzatori disegnati dal Governo Renzi si sono dimostrati un disastro totale ed è in atto una ipotesi di ridiscussione totale. Infatti con il Covid ci siamo trovati con 9 tipi di cassa integrazione diverse e con un ritorno in busta paga quando va bene del 50% e non dell’80%.

Alcuni spunti su cui provare a ragionare:

Come è possibile raccogliere opinioni dei diretti interessati i lavoratori? E farle pesare nel dibattito sindacale e politico? I nuovi ammortizzatori devono essere almeno all’80% del salario realmente percepito o devono restare come adesso circa il 50%? In alternativa ai licenziamenti dal 31 marzo 2021 sì può proporre e lottare per mantenere il divieto dei licenziamenti e in alternativa introdurre il contratto di solidarietà pagato all’80%? O anche La riduzione dell’orario di lavoro settimanale? Il licenziamento potrebbe essere reso possibile solo a fronte del reimpiego trovato individualmente o in opere di pubblica utilità (ripristino del territorio, manutenzione preventiva e ordinaria, ecc.).

Certo non basterebbe trovare un Formentini nelle istituzioni. Quel che manca è la possibilità di scegliere su quali obiettivi costruire le lotte per il futuro. Costruire iniziative e modalità che possano far decidere i lavoratori e le lavoratrici è la strada per contribuire alla rinascita di un movimento. Non basteranno date di sciopero decise dall’alto o volontaristici appelli alla unità dei sindacati.

E questo dipende soprattutto dai lavoratori, dalle lavoratrici, disoccupati e pensionati. E dalle lotte che verranno promosse. Noi daremo il nostro contributo.