5 novembre 2020: metalmeccanici in sciopero
Le molte ragioni dello sciopero:
– il mancato rinnovo del contratto riduce il valore reale dei salari che già hanno subito perdite consistenti negli anni scorsi anche e soprattutto per effetto degli accordi sindacali. Si è passati infatti dal recupero dell’ inflazione programmata all’indice IPCA, di gran lunga inferiore all’inflazione reale, agli assorbimenti dai superminimi legittimati dal CCNL del 2016 e quindi a recuperi di poche decine di euro;
– il padronato si lamenta che la categoria ha perso addetti e numero di aziende: vero! Ma chi ha assorbito le aziende e/o ha delocalizzato la produzione oggi fa più profitti. Il padronato è abituato prevedere aumenti a due cifre e si lamenta appena qualcosa scricchiola nelle loro previsioni.
– Il peggioramento delle condizioni di lavoro passa anche attraverso il blocco e il ritardo nella contrattazione aziendale, in altri casi siamo di fronte al tentativo di rimettere in discussione i diritti anche con la disdetta degli accordi aziendali allo scopo di ricontrattare in peggio diritti e salari. L’aumento dei ritmi, le mancate sostituzioni e/o affiancamenti rendono le condizioni di lavoro più gravose.
– L’assunzione di giovani con l’apprendistato (casomai laureati) e la pratica del sotto inquadramento a cui comunque si chiedono mansioni e attività e produttività normale fa vivere in molte aziende discriminazioni e mancate applicazioni contrattuali.
– L’uso e l’abuso dei tempi determinati e dei somministrati produce risparmi significativi a discapito del reddito dei lavoratori.
– la cassa integrazione era conosciuta da molta parte dei lavoratori ma con la estensione generalizzata per il Covid è venuto a galla la realtà diversa da Germania e Francia dove l’80% è reale e pagato tempestivamente. In diverse aziende (anche per la mancata presenza sindacale) non si è riusciti ad avere la integrazione da parte aziendale in altre si è riusciti ad avere il pagamento integrale dei ratei di 13esima, 14esima e ferie/rol.
Gli ammortizzatori sociali come gli attuali 5/9 tipi di Cassa Integrazione vanno semplificati in un solo tipo di cassa integrazione di pandemia generale che paghi almeno 1.000 euro netti e comunque l’80% dello stipendio vero e reso agile nella procedura di consultazione sindacale, gestione ed erogazione.
I bonus che non arrivano a tutti/e quelli che hanno perso il lavoro, decine di migliaia di lavoratori che ancora non hanno percepito il FIS e gli 800mila tempi determinati che hanno perso il posto di lavoro rendono evidente che va ripensato e migliorato il sistema di ammortizzatori sociali e non tagliarlo come vorrebbero i padroni e i governi. Il fatto che 14 milioni di lavoratori siano con i contratti scaduti e in ritardo a volte di anni rende ancora più evidente che serve più sindacato o meglio più sindacalismo che incida nella realtà e faccia pagare la crisi a chi i soldi ce li ha.
Lo sviluppo del digitale, la riduzione degli spazi negli uffici comporterà la possibilità di ridurre la produzioni di strumenti tecnici per gli uffici, e concentrare la produzioni su quelle utili e compatibili con ambiente e sociale attraverso il riciclo e il recupero di strumenti produttivi e impianti produttivi rendendo ancora più possibile e attuale la redistribuzione del lavoro esistente tra tutti a parità di salario lavorando meno ma tutt@.
Le piattaforma rivendicativa Fim, Fiom e Uilm non è adeguata allo scontro che Confindustria impone. Le richieste vanno riviste e adeguate in modo che rispondano ai bisogni reali, superando lacci e lacciuoli di un sistema contrattuale che ci hanno fatto arretrare molto negli ultimi anni.
Per queste ragioni giovedì 5 anche se non possiamo andare in corteo facciamo sentire il silenzio delle officine (come si diceva una volta) anche spegnendo cellulari e non rispondendo alle mail durante lo smart working.
lì, 30-10-2020