Usa, decine di migliaia di lavoratori/trici allo Strike for Black Lives

Gli organizzatori dello Strike for Black Lives (Movement for Black Lives, the Poor People’s Campaign, Fight for $15, the Service Employees International Union e altre organizzazioni sindacali) hanno portato decine di migliaia di lavoratori/trici a scioperare questo 20 luglio 2020 contro la triplice pandemia: l’emergenza sanitaria, il razzismo sistemico e le ingiustizie economiche che hanno definitivamente messo in ginocchio gli Stati Uniti. Dopo mezzogiorno, i lavoratori sono usciti dal lavoro e si sono inginocchiati in silenzio con pugno alzato per 8 minuti e 46 secondi, quelli che portarono alla morte George Floyd per soffocamento sotto la pressione del ginocchio di un poliziotto che lo aveva fermato.

Protagonisti dello sciopero i lavoratori/trici neri e ispanici impiegati per lo più nei fast food, nella  logistica o nelle consegne, negli aeroporti, riders,  badanti, domestici e infermiere a domicilio: lavori a basso salario, senza diritti sindacali o tutele di reddito come nel caso delle chiusure per la pandemia del coronavirus.

Negli Stati Uniti, dove le comunità nere e latine sono state maggiormente colpite dalla pandemia, si sono esacerbate le strutture di oppressione e disuguaglianza che hanno fanno la storia della violenza razzista di questo Paese. La povertà ha colpito persone che erano già ai margini o vicine ai margini delle economie e della società, e ha arricchito quei pochi che, come dice Marx, “hanno da tempo smesso di lavorare” .

Il capitalismo si declina sempre più come sistema contraddittorio che vive di crisi di sovrapproduzione: le crisi che ne conseguono, attraverso le quali il capitale procede, sono sempre situate all’interno del paradigma della violenza, della conquista, dello sfruttamento, con la conquista di nuovi mercati, e con lo sfruttamento più profondo di quelli vecchi….un capitalismo dei disastri.