Medicina Democratica: nessun giudizio di compatibilità ambientale positivo per il trituratore di Cernusco sul Naviglio

Alla Città Metropolitana di Milano

29 agosto 2019

Oggetto : Osservazioni alla procedura di VIA società Demid Srl, Cernusco Sul Naviglio, VIA13-MI

Il sottoscritto, Marco Caldiroli, a nome proprio e per conto della associazione Medicina Democratica Onlus presenta le note che seguono che costituiscono osservazioni alla documentazione depositata dal proponente in data 7.12.2018 e integrata il 26.06.2019 la cui procedura di VIA che risulta attivata in data 2.07.2019.

E’ indubbio che l’elemento di maggiore criticità è la presenza di un impianto del genere in prossimità di centri abitati rispetto alla opzione “usuale” della realizzazione di impianti di recupero di inerti all’interno di cave in esercizio, cosa che azzererebbe quasi del tutto gli impatti ovvero verrebbero ricompresi a quelli già esistenti delle cave stesse. In tale direzione le criticità ambientali meritano approfondimenti ben più estesi rispetto al “parere di conformità del progetto relativamente all’insediabilità della piattaforma evidenziando delle criticità che in parte sono già state considerate nel progetto preliminare.”

Secondo quanto riportato nella parte iniziale dello SIA, che richiama la precedente verifica di assoggettabilità a VIA, “il progetto ha una potenzialità di trattamento pari a 4.560t/g ed è stato valutato sulla base della potenzialità massima di recupero “R5” basata sul dato targa del frantumatore pari a 190t/h per 24h” ovvero una quantità su base annua (pensando a un funzionamento per 300 gg/anno) pari a 1.369.000 t ovvero 912.000 mc (ipotizzando una densità pari a 1,5 t/mc).

Nelle relazioni tecniche si parla di funzionamento degli impianti per 8 h/giorno quindi per una capacità di 1.520 t/g (456.000 t/a – 304.000 mc/a).

Poi la capacità viene diversamente illustrata come segue :

In particolare la ditta Demid S.r.l., intende attuare una produzione massima annua di 90.000 t/anno equivalente a 60.000 m3 di materiale lavorato. Tali quantitativi saranno raggiunti considerando 200 giorni lavorativi/anno e prevedendo le seguenti produzioni medie:

Produzione massima giornaliera: 450 t/gg – 300 m3 ;

Produzione massima oraria: 75 t – 50 m3 .

In altri termini si acquista una macchina (frantoio) da 190 t/h per poi autoridurne la produzione effettiva a 75 t/h (il 45 % rispetto alla capacità dichiarata dal produttore) e verrà fatta funzionare solo per 6 ore al giorno.

Su tali valori si basano le valutazioni di impatto connesse con il traffico indotto. Il progetto soggetto a VIA risulta dunque differente in termini di capacità, o meglio utilizzo, rispetto a quello sottoposto a verifica di VIA. Questo aspetto ha evidenti effetti nella procedura decisoria sia per quanto riguarda la VIA che per quanto riguarda la autorizzazione alla gestione dei rifiuti.

Per quanto riguarda il principale aspetto pianificatorio il proponente considera gli aspetti relativi al piano regionale rifiuti esclusivamente in termini di criteri penalizzanti/escludenti : “L’area di Via Fornace come mostrato in Figura 12 viene considerata: “Area penalizzante per tutte le tipologie di impianti diversi dagli inceneritori” per i seguenti fattori: Aree di ricarica come stabilite dal PTUA; Zone vulnerabili come da PTUA. I fattori penalizzanti sono quindi dovuti alla vulnerabilità dell’acquifero e alla ricarica della falda. A tal riguardo il progetto che si intende realizzare prevede una serie di mitigazioni atte a superare tali problematiche, con particolare riferimento alla completa impermeabilizzazione dell’area mediante soletta in CLS. Maggiori dettagli in merito alle mitigazioni adottate sono riportate nel capitolo descrittivo del progetto e nella verifica degli impatti indotti dalla nuova attività sulle varie matrici presenti.

Nessuna valutazione viene presentata in merito alla coerenza del progetto (e alle sue dimensioni) rispetto alla “domanda” cui l’opera dovrebbe rispondere ovvero la quantità di rifiuti da demolizione recuperabili con le modalità proposte e la corrispondente area di conferimento.

Per questo risalta maggiormente la mancata presentazione di valutazioni sulla “opzione zero” e sulle opzioni alternative (tipologia impianto, dimensioni, localizzazione).

Dal “Progetto preliminare” è agevole individuare che nelle previsioni del gestore, in termini quantitativi, delle tipologie di rifiuti che si intendono trattare riguarda principalmente i rifiuti misti da demolizione CER 170107 e 170904 per una capacità complessiva di stoccaggio pari a 1.160 mc a fronte di 420 mc dedicati alle tipologie più specifiche (CER 170101, 170102 e 170103).

Se si tiene conto di tale aspetto emerge che l’impianto proposto non risulta idoneo ad un efficace trattamento dei rifiuti.

L’impianto tecnologico proposto (OM SPA modello Ulisse TK096) è infatti un frantumatore (o trituratore o frantoio) di materiali edili, mediante, principalmente, un frantoio a mascelle. Questo tipo di macchina è dotata di un separatore magnetico pertanto è in grado di separare dai materiali inerti i metalli principalmente costituiti dalle componenti armate del cemento. Si tratta di tipiche macchine adottate nei cantieri di demolizione come nelle cave per la riduzione di elementi edili in cemento/mattone.

Non ha alcuna funzione, né la prevede il costruttore in merito, alla selezione di materiali diversi da quelli metallici anche se il proponente gli attribuisce tale funzione aggiuntiva.

Nella descrizione dell’impianto (p. 21) si afferma infatti che “L’impianto descritto nel precedente paragrafo, consente la riduzione granulometrica degli elementi lapidei di maggiori dimensioni, la omogeneizzazione tra i diversi tipi di inerti nonché la separazione delle frazioni metalliche liberate dalla frantumazione dei pezzi di calcestruzzo armato.

Ciò significa che i rifiuti alimentati devono essere, in partenza, liberi da componenti diverse dagli “elementi lapidei” come plastiche e legno.

Ciò nonostante (p. 22) si afferma che tra i rifiuti decadenti dall’attività vi saranno “Sovvalli: materiali leggeri presenti nei rifiuti destinati al trattamento, normalmente costituiti da carta, legno o plastica e identificati con il codice CER 2002 – 150106 “Imballaggi in materiali misti.” A parte l’impropria individuazione del codice che fa riferimento ad imballaggi (che difficilmente sono presenti in materiali da demolizione) non si vede quale possa essere la provenienza di tali sovvalli se già non contenuti in residui da demolizione non selezionati.

Nel caso di utilizzo di un impianto come quello proposto tali rifiuti, se decadenti dalla attività di frantumazione, sarebbero di quantità estremamente ridotte in quanto si tratterebbe di rifiuti sfuggiti da precedenti attività di selezione sui materiali edili. Ma questo non è chiaro, nella relazione progettuale non si forniscono indicazioni sulla stima dei sovvalli prodotti rispetto alla quantità di rifiuti alimentati (90.000 t/a – 60.000 mc/a).

Nella relazione “norme di riferimento per l’ottenimento delle MPS”; emerge che presso l’impianto verrà svolta la “separazione manuale dei materiali indesiderati, se presenti, quali legno, plastica, carta e isolanti” nonché l’attività di “vagliatura” (attività non indicate nello schema a blocchi della relazione progettuale).

Per la prima parte si afferma che “tale attività verrà svolta da un operatore direttamente sul materiale apportato all’impianto prima del caricamento dei rifiuto nell’impianto” (non è chiaro come una attività così condotta possa essere efficace se non nelle parti esterne del cumulo) Quello che si vuole evidenziare è che la proposta riguarda il posizionamento di una “semplice” macchina finalizzata alla riduzione granulometrica di materiali omogenei di maggiori dimensioni. Che questo sia un impianto tecnologico idoneo a trattare materiali disomogenei come contenenti materiali non inerti (separarli da quelli inerti) appare da dimostrare.

Per quanto concerne la granulometria prevista nella relazione si afferma che l’impianto può ottenere frazioni tra i 20 e 120 mm mentre viene indicata tra 0 e 60 mm nella relazione integrativa sulle MPS ovvero si tende a ottenere una singola tipologia dimensionale della MPS (EOW ?) risultante e idonea per gli utilizzi previsti ed in particolare le categorie A1, A2 e A4 della Circolare 5202/2005 che hanno come riferimento il “setaccio da 63 mm” (la categoria A5 non ha questa specifica qualitativa).

Non prevedendo un impianto di maggiore complessità (capace effettivamente di selezionare i rifiuti, estrarre le frazioni non inerti, definire diverse granulometrie di prodotto finale) il proponente deve optare sia per ridurre la produzione di polveri (emissioni diffuse) sia per quanto concerne il rumore a sistemi parziali come un impianto di nebulizzazione (e/o un “cannone abbattimento polveri”) e una parziale barriera antirumore.

I punti di nebulizzazione sono tre in corrispondenza ad altrettante zone dell’impianto cui si aggiunge diversi dell’impianto cui si aggiunge il “cannone” per “periodi siccitosi”.

Si tratta di un sistema di abbattimento che surroga quello che dovrebbe essere invece l’impostazione corretta data la posizione prevista : un impianto “chiuso” ove la diffusione delle polveri è impedita principalmente dalla conformazione stessa dell’impianto, nulla a che vedere con un frantumatore mobile come quello proposto.

Un sistema parziale anche perché si afferma che non vi saranno scarichi idrici dovuti all’abbattimento in quanto l’acqua verrà adsorbita dalle polveri. In ogni caso manca l’informazione sulla stima dei consumi di acqua per unità di rifiuto lavorato.

Inoltre è da valutare se effettivamente le emissioni polverose siano esenti da sostanze organiche ma soprattutto da sostanze pericolose (metalli pesanti per esempio) ovvero da contaminazioni possibili in funzione della provenienza dei rifiuti. La definizione di “inerte” (chimicamente) non è infatti sinonimo di innocuo, non solo per gli aspetti granulometrici (polveri di piccole dimensioni) tanto più in un contesto già gravato da una qualità dell’aria resa critica dalla presenza di PM10 primario.

Si rammenta che due tipologie (CER 170107, 170904) corrispondono a classificazioni “a specchio” ovvero riguardano rifiuti che necessitano di costanti attività di caratterizzazione (analisi) per evitare la presenza di contaminanti pericolosi oltre le soglie normative.

Per quanto concerne le stime di impatto acustico (“Valutazione previsione di impatto acustico – valutazione preliminare”) va evidenziato che il valore adottato per la pressione acustica a 1 metro (LW 101,7 dBA) “misurato in fase di macinazione” senza indicare quale tipo di materiale era in fase di utilizzo e con quale potenza impiegata (ovvero la quantità in produzione rispetto alla taglia massima dell’impianto ovvero 190 t/h).

Nello SIA si afferma infatti : “per quanto riguarda le emissioni sonore, va verificata volta per volta a seconda dei materiali da lavorare, e di conseguenza saranno adottate misure che renderanno la lavorazione più idonea e conforme alle normative, sia per il personale addetto che per l’ambiente in cui è ubicato il sito in esame”.

Si rimanda a quanto previsto dall’allegato III del dlgs 262 del 4.09.2002 che costituisce un sicuro riferimento tecnico anche per tale impianto.

Non va inoltre dimenticato che, essendo l’impianto marcato CE (viene prodotto un certificato CE per un esemplare risalente al 2001) il manuale di istruzioni deve riportare il rumore prodotto nelle condizioni d’uso.

Un esatto valore ovviamente implica una impostazione corretta della valutazione previsionale in considerazione che gli altri fattori vengono dati per definiti (capacità di riduzione dovuta alle barriere ed effetto distanza rispetto ai recettori sensibili).

La necessità di una attenta valutazione di tutte le fonti di rumore (e della capacità di riduzione di barriere e/o altri sistemi) emerge anche dalla considerazione e dal contributo dei livelli di rumore attribuiti alla pala meccanica (pari o superiori a quelle del trituratore) nonché ai camion e furgoni (anche se nella relazione erroneamente si parla solo di pala gommata come nell’esempio sottostante di p. 33)

Dai risultati della valutazione acustica, nel ritenere che viene rispettato, per i recettori considerati, i limiti delle corrispondenti zonizzazioni acustiche che tale condizione difficilmente potrà essere presentata in caso di recettori (futuri) nella zona a classificazione III nel territorio di Cernusco sul Naviglio.

Da ultimo si segnala la mancanza di considerazione per la componente salute pubblica ovvero la mancata applicazione delle linee guida regionali previste per gli studi di VIA dalla DGR 1266/2014 senza proporre delle idonee motivazioni.

In sintesi

1) L’impianto oggetto di VIA non corrisponde a quello soggetto a verifica di VIA esclusivamente in termini di utilizzo dell’impianto e della sua capacità produttiva.

2) Quanto sopra può avere importanti effetti in termini di entità di alcuni impatti.

3) La valutazione del quadro programmatico (pianificazione rifiuti) appare parziale in particolare per quanto riguarda il rapporto tra le previsioni impiantistiche, la produzione ed il sistema di trattamento dei rifiuti inerti in regione Lombardia e nell’area di possibile effettivo conferimento rispetto al sito.

4) Manca una valutazione della alternativa zero e delle opzioni alternative.

5) La tipologia di impianto non risulta idonea per il trattamento di macerie “tal quali” che necessitano di selezione delle componenti leggere e non inerti.

6) La tipologia di impianti non risulta ottimale per una idonea tutela ambientale relativamente al rilascio di polveri, le modalità di abbattimento previste risultano parziali e difficilmente efficace in tutte le condizioni di esercizio e meteoclimatiche.

7) Manca una puntuale valutazione delle tipologie dei rifiuti conferiti e trattati in termini di possibili contaminazioni.

Per i motivi sopra sintetizzati non emergono le condizioni per un giudizio di compatibilità ambientale positivo per l’opera in esame.

Con riserva di poter presentare ulteriori valutazioni a fronte della disponibilità di ulteriore documentazione e richiedendo di poter conoscere gli ulteriori passaggi procedurali nonché di poter essere avvisato e di poter partecipare alle sedute della Conferenza dei Servizi che verranno convocate.

Distinti saluti

Per Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute Onlus

Marco Caldiroli

Per ogni comunicazione : medicinademocratica@pec.it

Medicina Democratica Onlus Via dei Carracci 2 20149 Milano