Cooperazione sociale: un contratto che lascia l’amaro in bocca!
Bocciarlo e far nascere un coordinamento intersindacale radicato nei luoghi di lavoro che prepari un futuro migliore in cui a decidere siano lavoratrici e lavoratori.
Pochi aumenti diluiti nel tempo e due rate al di là della scadenza contrattuale: non è certo questo restituire dignità al nostro lavoro, quello educativo, che svolge un ruolo importante per le nostre comunità.
Come si pensa, a queste condizioni, di mantenere e migliorare la qualità dei servizi?
Il rinnovo del contratto dovrebbe significare un miglioramento, almeno l’adeguamento alle perdite salariali. Non ci siamo!
80 euro di cui solo 35 certi dal novembre 2019; altri incerti per via della emersione e gradualità: 25 euro da aprile 2020 e 20 dal settembre 2020. L’una tantum di 200 euro all’atto della firma e altri 100 euro a luglio 2019.
L’ultimo aumento contrattuale è stato pagato nel mese di marzo 2013: sono 7 anni di mancati aumenti contrattuali, col contratto in scadenza a dicembre 2012.
La trattativa ha “toccato” quasi tutti i temi centrali, ma non li ha risolti, li ha rinviati ingabbiandoli tra un livello Regionale di contrattazione che rischia di tenere sotto controllo quello di cooperativa (dove possono direttamente incidere i lavoratori se scelgono di organizzarsi sindacalmente) a cui non si vuole lasciare nessun potere. Un inciso merita il fatto che sugli effetti della legge “ex-Iori” si facciano solo parole vuote: dove dovrebbero trovare i 600 o 1.600 euro per pagarsi l’aggiornamento previsti dalla legge ex-Iori? E il tempo è sempre tutto a carico delle lavoratrici e dei lavoratori?
I temi dell’inquadramento risolto con il C1 per mansioni complesse come l’educatore dell’accoglienza indicano la volontà dei firmatari di svalutare le professionalità e tenere basso il costo del lavoro? Le cooperative in questi anni hanno fatta cassa con bassi salari e settore accoglienza e ora eliminano i dipendenti, ma non redistribuiscono nulla.
Part time, flessibilità, banca ore e notti passive: ne hanno parlato senza risolverli, ma rinviandoli e/o tracciando i binari entro cui le richieste, le esigenze delle Cooperative, delle committenze e dell’utenza saranno prioritarie.
Il riconoscimento del lavoro non frontale nell’orario di lavoro solo – senza alcuna ragione – per i servizi 0-6 anni è limitato al 2-6%. Il tempo di vestizione è tutto da verificare. Il congedo per le violenze di genere è un passo minimo. L’esclusione dal comporto delle assenze per malattie gravi e terapie salvavita sono un passo avanti palliativo.
I 5 euro per assistenza sanitaria integrativa e l’aumento dello 0,5% per la previdenza complementare non vanno nella direzione giusta e cioè di una assistenza e previdenza pubblica e dignitosa per tutti. I firmatari dicono di aver conquistato il diritto alle 11 ore di riposo, ma le 11 ore ci sono già per effetto del Decreto Legislativo n. 66 dell’8 aprile 2003 e casomai il problema è farlo applicare.
Il Premio di Risultato Territoriale verrà definito a livello regionale e non sarà un aumento, ma un elemento variabile e incerto a seconda dell’andamento della singola cooperativa.
Il secondo livello di contrattazione serve a prendere tempo: il livello regionale che cancella e/o sostituisce i differenti trattamenti provinciali esistenti comporterà tempi e difficoltà di unificazione, frammentando ancora di più il settore. Mentre nei singoli posti di lavoro si subirà il tira e molla e per sbloccare la situazione si dovrà far pesare le ragioni di lavoratrici e lavoratori.
Il riferimento agli accordi del 1990, del 28-7-2015 e 12-12-2018 tra le tante cose di cui parlano favoriscono la rappresentatività dei Sindacati Confederali e rendono difficile per lavoratrici e lavoratori le libertà sindacali. La applicazione della Costituzione sui diritti sindacali non prevede nessuna discriminazione, ma la verifica della rappresentatività tra voti e iscritti tra i sindacati. Il limite del 5% tra voti e iscritti per andare al tavolo del singolo contratto è un limite con cui si dovrà fare i conti anche per evitare altre trattative al ribasso.
Le agitazioni e le iniziative di sciopero sollecitate da diversi sindacati tra cui ADL-Cobas, SIAL-Cobas e la Rete Operatori Sociali hanno, dall’estate scorsa, fatto pressione per trattare al meglio i problemi aperti. Ma tant’è i risultati sono questi. Quindi per far pesare democraticamente la propria opinione e la protesta occorre:
– partecipare alle assemblee che verranno convocate e votare no!
– predisporre un odg che indichi un percorso per costruire un futuro in cui lavoratrici e lavoratori contino (decidano le richieste ed eleggano i rappresentanti alle trattative affiancati dai loro sindacati senza discriminazione alcuna);
– organizzare assemblee alternative sui posti di lavoro e territoriali;
– la via dell’autorganizzazione sindacale con la costruzione in tutte le realtà di una presenza sindacale alternativa (a volte potrebbe essere l’unica vista la scarsa presenza sindacale nel settore) con l’elezione di RSA, RLS e proponendo rivendicazioni nelle singole cooperative;
– coordinandosi a tutti i livelli con altre realtà simili per scambiare esperienze, solidarietà e decidere insieme iniziative di lotta.
lì, 1 aprile 2019
primo contributo sul contratto cooperative sociali dei sindacati ADL-Cobas e SIAL-Cobas