di Serena Giannico, da AbruzzoLive del 10 maggio 2017
Il 40% dei lavoratori di Fca (Fiat Chrysler Automobiles) ha scelto il welfare aziendale: un bonus con un tetto massimo di 700 o 800 euro, a seconda dell’inquadramento professionale, da utilizzare per buoni spesa o carburante, istruzione o assistenza agli anziani, abbonamenti in palestra. L’alternativa era di avere 570 euro in busta paga. Una percentuale alta se si considera che la media in altre aziende è intorno al 30%. Più bassa l’adesione dei lavoratori di Cnh Industrial, pari al 16%, con percentuali più alte negli stabilimenti torinesi dal 22% a punte del 40%. Soddisfatti i sindacati, a eccezione della Fiom che parla di bassa adesione “nonostante un’ossessiva campagna di propaganda”. “Anche Napoleone dopo Waterloo disse che in fondo non era andata male”, osserva il segretario generale torinese Federico Bellono.
Tra gli stabilimenti auto al primo posto per adesioni Cassino, che sfiora il 60%. Seguono Melfi con il 46%, Pomigliano con il 40%, la Sevel con il 40% e il polo produttivo di Torino 48%. “Il piano welfare di Fca e Cnh Industrial – spiegano Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazioni Quadri – è il primo in Italia per numero adesioni. In tutto sono oltre 29.288 i lavoratori che si sono iscritti. Il dato è molto alto, soprattutto se si pensa che siamo al primo anno di questo nuovo sistema di welfare aziendale e che per l’adesione i lavoratori avevano a disposizione meno di un mese. Con l’accordo abbiamo dato un’opportunità in più ai lavoratori di Fca e Cnh Industrial di scegliere di percepire sotto forma di beni e servizi di welfare una parte dei premi aziendali fino a un massimo di 700 o 800 euro, a seconda dei livelli di inquadramento”. “Abbiamo dato un’opportunità in più ai lavoratori”, sottolinea il segretario nazionale della Fim Ferdinando Uliano.
La Rsa Fiom della Sevel, in una nota, denuncia le “pressioni” che ci sono state, all’interno dello stabilimento, con assemblee “dei sindacati firmatutto”, “per convincere della bontà del welfare aziendale, ma non avendo risultati in termini di adesioni, – scrive il sindacato – l’azienda” ha attivato “la sua ciclopica struttura, composta da team leader, supervisor, gestori ecc… dimenticando la priorità produttiva… staccando centinaia di lavoratori dalle linee e chiedere loro “un favore personale” sottoscrivendo il welfare fino al mese di giugno. Perché tutta questa pressione?”
“Nessuno – evidenzia Fiom – crede che si vogliano fare gli interessi dei dipendenti Sevel… è evidente che sono prioritari quelli dell’azienda, che ne trae i maggiori vantaggi economici, oltre che cercare di averne anche un ritorno politico di consenso… Sicuramente – è la conclusione di Fiom, che parla di adesione al 35%- il risultato che ne verrà fuori non sarà la rappresentazione della libera volontà dei lavoratori. Con questi metodi non si creano consenso e condivisione, ma ulteriore contrarietà che non è utile alla gestione quotidiana dello stabilimento”.