Contratto metalmeccanici: riparte la trattativa con un’insidiosa proposta di Federmeccanica

 federmeccanicaContratto dei metalmeccanici, riparte la trattativa

L’intesa riguarda 1,6 milioni di tute blu. Al centro dell’incontro fra Fiom-Fim-Uilm e Federmeccanica gli aumenti da inserire nel contratto nazionale

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articolo di Luisa Grion, da Repubblica del 28 settembre 2016

Dopo cinque mesi di stop è ripartita la trattativa sul contratto dei metalmeccanici, un accordo al quale sono interessati 1,6 milioni di lavoratori e che fa da apripista ai rinnovi di tutte le altre categorie. Federmeccanica ha convocato i sindacati in Confindustria per presentare loro una nuova proposta che dovrebbe riavviare il dialogo fra le parti dopo lo sciopero e i blocchi di straordinari della scorsa estate. Il tavolo si era spaccato su un punto fondamentale: gli aumenti salariali da inserire nel contratto nazionale. Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm chiedevano recuperi in busta paga per tutti, l’associazione delle imprese aveva proposto un salario minimo di garanzia, una soglia alla quale allineare  – a consuntivo – solo le busta paga più basse. Ipotesi che i sindacati avevano bocciato perché ritenevano premiasse solo il 5 per cento della platea, da lì la rottura e l’avvio di manifestazioni e proteste che, dopo otto anni di divisioni, ha ricompattato le tre sigle.

La  nuova proposta. Oggi si riparte con una proposta nuova (prossimo incontro il 12 ottobre). Secondo anticipazioni pubblicate da  Repubblica nei giorni scorsi l’impasse potrebbe essere superato garantendo a tutti i lavoratori, a consuntivo, il recupero dell’inflazione reale. Recupero che le imprese non vorrebbero fosse totale. Una soluzione che impegnerebbe Federmeccanica su cifre minime o inesistenti, visto che l’inflazione viaggia a tassi pari al -0,1 per cento, e che permetterebbe al sindacato di salvare il ruolo politico del contratto nazionale. Punto di fondamentale importanza visto che alla firma dell’intesa sulle tute blu farà seguito la riforma del modello contrattuale. Un tema riservato alla trattativa delle parti, ma sul quale, in mancanza di accordo interverrebbe il governo.

Il compromesso.  La proposta di Federmeccanica verte su un compromesso: riconoscere a tutti i lavoratori un adeguamento dei minimi contrattuali  legato al decalage dell’inflazione: recupero del cento per cento nel 2017, del 75 per cento nel 2018, del 50 per cento nel 2019 e rafforzamento del welfare aziendale. Il premio di risultato dovrebbe essere esclusivamente variabile per distribuire la maggior ricchezza eventualmente prodotta in azienda, ma sarebbero i 480 euro di elemento perequativo riconosciuto ai lavoratori che non accedono agli accordi di secondo livello. Sul tavolo anche il recupero dell’inflazione pagata in più, 73 euro, nel triennio 2013/15. “La proposta che presenteremo dunque è una proposta che va ben oltre l’inflazione ma vogliamo aprire una stagione collaborativa”, avrebbe detto il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi nel corso della riunione.

Il welfare.  Parte integrante della proposta delle aziende il rafforzamento della previdenza complementare: riduzione del  contributo minimo a carico del lavoratore (1,2 per cento), rafforzamento di quello a carico delle imprese (dall’1,6 al 2 per cento) che s’impegnerebbero così a versare al Fondo 91 euro in più l’anno per lavoratore. La proposta Federmeccanica prevede anche il riconoscimento a carico delle imprese di un pacchetto detassato di ‘flexible benefits’, dal carrello della spesa ai buoni benzina, dalle spese scolastiche a quelle del trasporto per importi pari a 100 euro annui per tutti i lavoratori nel 2017, 150 euro nel 2018 e 200 euro nel 2019. Rimpolpata la formazione con il riconoscimento del diritto soggettivo di 24 ore in un triennio, dal costo di circa 300 complessivi, e superamento della disciplina delle 150 ore.

La risposta dei sindacati.“Passi avanti, ma sul salario ancora non ci siamo” è il commento unanime dei sindacati.”Non possiamo accettare la riduzione programmata del potere d’acquisto dei lavoratori attraverso il decalage del recupero dell’inflazione che Federmeccanica propone” afferma Maurizio Landini, leader della Fiom. Marco Bentivogli della Fim spiega:”Il recupero inflattivo  deve essere riconosciuto in pieno, e per tutti, con le basi di calcolo condivise nei contratti precedenti. Se l’inflazione si dà a consuntivo dopo 18 mesi, bisogna riconoscere gli arretrati con meccanismi di tutela, altrimenti troppi mesi senza tutela di potere d’acquisto restano pesantemente scoperti”. “Non si possono scambiare aumenti per tutti con un rafforzamento del welfare contrattuale” conclude Rocco Palombella della Uilm.