In Brasile il governo del non-eletto presidente Michel Temer ha in discussione una Riforma del Lavoro e una Riforma delle Pensioni che comporteranno una perdita di diritti e un impoverimento generalizzato del popolo brasiliano. Contro queste riforme, di cui abbiamo tradotto una sintesi che ben fa intendere la portata dell’attacco, hanno scioperato lo scorso 22 settembre i lavoratori dei trasporti, dell’educazione, della sanità e le maggiori organizzazioni sindacali: la Central Única de los Trabajadores (CUT), Força Sindical, la Central de los Trabajadores y Trabajadoras de Brasil (CTB), l’Unión General de los Trabajadores (UGT), la Nueva Central Sindical de Trabajadores (NCST), la Central General de los Trabajadores de Brasil (CGTB) e Conlutas – Coordenação Nacional de Lutas. Ricordiamo che i bancari sono in sciopero ad oltranza dal 6 settembre e il 29 ci sarà lo sciopero generale dei metalmeccanici, cui parteciperanno probabilmente molti altri settori.
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articolo tratto da Brasil de Fato, del 12 settembre 2016
Traduzione a cura di Sial Cobas
Lo scorso martedì 7 settembre c’era preoccupazione al Planalto Palace, il quartier generale del governo federale brasiliano, quando il Ministro del Lavoro, Ronaldo Nogueira, ha annunciato la riforma del lavoro che potenzialmente può allungare la giornata lavorativa fino a 12 ore. A causa dell’impatto negativo di questo annuncio, il non -eletto presidente Temer (PMDB) ha incoraggiato Nogueira a rassicurare il popolo brasiliano che non ci sarà nessun passo indietro sul fronte dei diritti dei lavoratori.
Le organizzazioni sindacali non sono state colte di sorpresa da questa notizia, dato che tale misura è soltanto uno degli articoli che vanno a modificare il Consolidação das Leis do Trabalho (CLT). Insieme ai nuovi piani dell’esecutivo ci sono anche vecchi progetti in discussione al Congresso Nazionale, che diventano ora prioritari e guadagneranno maggiore forza per essere approvati. La Central Única dos Trabalhadores (CUT) ha deciso uno sciopero nazionale per il 22 settembre. E i sindacati dei metalmeccanici sciopereranno a livello nazionale il 29 settembre, in difesa dei diritti del lavoro.
Ecco le 5 misure più importanti previste dalla Riforma del Lavoro:
1) Flessibilizzazione dell’orario di lavoro
Il governo intende allungare l’orario di lavoro introducendo la settimana lavorativa di 48 ore e la possibilità di giornate lavorative di 12 ore. Ad oggi l’orario di lavoro non può superare le 8 giornaliere. Il Ministro del Lavoro ha spiegato che lo standard regolare e legale continuerà ad essere la giornata di 8 ore e 44 ore settimanali, e che la riforma permetterà agli accordi aziendali di rendere flessibile il modo in cui le ore di lavoro vengono distribuite. Il governo sta anche studiando la creazione di due nuovi tipi di contratto: uno basato su un totale di ore da lavorare e un altro basato sulla produttività, con meno di 44 ore settimanali, e un salario proporzionato. I sindacati hanno rigettato la proposta.
La controversia causata dall’annuncio dei cambiamenti nella durata dell’orario di lavoro risale a luglio, quando dopo un incontro con Temer, il Presidente della Confederazione Nazionale dell’Industria Robson Andrade, citò che in Francia, che aveva il limite delle 36 ore, il governo ha permesso le 80 ore settimanali e che questo dovrebbe servire da esempio al Brasile.
Andrade si sbagliava due volte: prima di tutto la precedente legge francese (la Aubry, di fatto scavalcata dalla Loi Travail) prevedeva la 35 ore settimanali (non 36); in secondo luogo, la nuova Loi Travail prevede per l’esattezza che, in caso di emergenza e a seguito di accordo aziendale, si possa estendere la giornata lavorativa a 12 ore e per un massimo di 60 settimanali. Il che è un’aberrazione, figuriamoci 80 ore settimanali!
Il presidente della Confindustria brasiliana è stato costretto ad ammettere di aver sbagliato nel citare la legge francese.
2) Outsourcing
Si vuole autorizzare l’outsourcing di molte attività. La proposta vuole estendere a tutti gli ambiti il tipo di contratto che per ora è permesso solo in attività come le pulizie, la sicurezza, ovvero servizi che non sono direttamente coinvolti nei prodotti o nei servizi offerti dall’azienda. Il Ministro ha detto che il paese ha bisogno di “avanzare verso l’outsourcing”.
Inoltre, il progetto di legge diminuisce la responsabilità legale dell’azienda che subappalta un servizio, quand’anche in questa società esterna le leggi del lavoro non vengano rispettate. Finché richiede ricevute mensili dall’azienda in subappalto non ha nessun obbligo di rispondere a questioni legali.
3) Negoziazioni oltre la legge
Anche in Brasile (come in Francia, in Italia etc..) si vuole rendere preminente la negoziazione aziendale (il contratto di secondo livello) sulla contrattazione collettiva e la legislazione del lavoro.
In questo momento il progetto di legge numero 4193 è in corso di discussione alla camera dei deputati che vorrebbe autorizzare che i diritti previsti nel Consolidação das Leis do Trabalho (CLT , il Codice del Lavoro brasiliano) siano rinegoziati azienda per azienda tra lavoratori e padrone, mettendo di fatto i lavoratori in una condizione di debolezza e vulnerabilità.
Il progetto prevede che tutti i punti della Riforma possano essere negoziati e, dopo essere stati modificati negli accordi collettivi, le nuove regole non possano essere essere tolte per legge. In questa stessa direzione va un altro progetto attualmente in discussione che vuole introdurre la negoziazione individuale tra lavoratore e datore di lavoro. La negoziazione collettiva ne sarebbe di fatto indebolita.
In altre parole la Riforma del Lavoro non annullerebbe il Consolidação das Leis do Trabalho (CLT), ma lo indebolirebbe dal momento che diritti come la tredicesima, le ferie pagate, il bonus per il lavoro notturno, il congedo di maternità e il salario minimo potrebbero venire modificati.
La Riforma del Lavoro proposta dal m vuole permettere alla contrattazione aziendale di prevalere sulle leggi del lavoro. Questo significa che le aziende saranno in grado di abbassare i salari e aumentare le ore di lavoro. Il CLT finirà per essere un’accozzaglia di norme che si potranno scavalcare attraverso “interpretazioni soggettive”.
4) Reforma della Previdenza Sociale
Una delle misure principali del governo Temer è contemplata nella Riforma del sistema pensionistico, che vuole aumentare a 65 l’età minima per andare in pensione, ed eliminare la differenza tra uomini e donne (attualmente le donne possono andare in pensione prima) e tra lavoratori delle aree rurali e delle città. Oltre a ciò, il progetto intende legare il valore della pensione agli aggiustamenti sul salario minimo, che sono in corso di definizione in relazione all’andamento dell’economia nei due anni passati e all’ultimo anno di inflazione
L’obiettivo del governo è aggiustare le pensioni unicamente sulla base dell’inflazione, cosa che ridurrebbe il loro valore riducendo la spesa del governo.
5) Bloccare i concorsi nel Pubblico Impiego
Una delle più grandi paure tra i brasiliani è la legge numero 241, che dovrebbe congelare la spesa per la Sanità e l’Educazione per 20 anni, con ripercussioni sui lavoratori soprattutto del pubblico impiego.
Questa legge verrebbe a completare la summenzionata riforma del sistema di previdenza sociale perché, se approvata, comporterebbe il blocco dei concorsi e delle assunzioni e anche il blocco dell’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici.
Con l’attuale inflazione mensile assestata oltre l’8,5%, congelare la spesa, i salari e le pensioni significa davvero impoverire l’intera società brasiliana.