Argentina: mobilitazione contro l’austerità e il sindacalismo concertativo

sciopero ArgentinaLotta di classe in Argentina

Traduzione a cura di Sial Cobas

Giornata di scioperi e mobilitazioni in Argentina contro le misure di austerità

Articolo di Ulises Lima, dal sito Révolution Permanente, del 13 agosto 2016

Il 9 agosto i partiti di estrema sinistra e le organizzazioni sindacali e le correnti combattive si sono mobilitate in massa in Argentina contro le misure del governo. Fin dalla mattina presto, le sezioni sindacali di molte aziende, animate spesso da militanti di estrema sinistra, erano presenti nel centro città come quelle di Kraft, Pepsico, Stani, Fel Fort, gli insegnanti, i lavoratori delle amministrazioni territoriali, della metropolitana, delle telecomunicazioni, del settore petrolifero, i macchinisti, i metalmeccanici etc, così come gli studenti e i liceali.

Lo scontento popolare si è fatto sentire fortemente nel paese, dopo solo pochi mesi che Mauricio Macrì è stato eletto Presidente con un programma di austerità. La sua mancanza di tatto in certe dichiarazioni rilasciate ai media non hanno aiutato a rafforzare la sua popolarità. “Se state a casa in T-shirt e piedi nudi, consumate dell’energia di troppo”, ha detto per giustificare un aumento importante del costo del gas, che ha provocato l’indignazione nelle reti sociali. Il fatto che il suo Ministro dell’energia sia azionista della compagnia petrolifera Shell non aiuta a calmare gli animi di chi vede come queste misure sono nell’interesse dei padroni e del pagamento del debito estero.

I dirigenti politici e sindacali hanno spiegato ai media le ragioni della loro mobilitazione: rigettare le misure d’austerità e nello stesso tempo pretendere che le organizzazioni sindacali rompano la tregua con il governo, lanciando uno sciopero generale di 36 ore.  Nicolas del Caño, deputato nazionale del Partito dei Lavoratori Socialisti, che ha un certo peso nei sindacati dell’industria, ha ricordato che “il solo modo per far piegare il governo e le sue misure antipopolari è la mobilitazione nelle strade”.

La mobilitazione ha avuto una ripercussione mediatica importante dal momento che radio e giornali hanno riportato le critiche nei confronti delle direzioni sindacali, che hanno lasciato passare il taglio di 100mila posti di lavoro nella pubblica amministrazione e l’abbassamento dei salari senza convocare nessuna mobilitazione. Tutto questo è stato fatto contro la maggioranza dell’opinione pubblica, che in questo momento rigetta massicciamente queste misure ed esige l’apertura di un tavolo di trattativa col governo.

La principale rivendicazione delle organizzazioni politiche di estrema sinistra e dalle correnti sindacali presenti era quindi l’indizione di uno sciopero generale per il ritiro delle misure di austerità, contro i licenziamenti, per la redistribuzione dell’orario di lavoro a parità di salario, contro l’inflazione, per l’apertura immediata di negoziati, per la consultabilità dei libri contabili delle aziende in modo da rendere trasparenti le informazioni sui finanziamenti che hanno ricevuto negli ultimi dieci anni e per la rinazionalizzazione delle imprese privatizzate sotto il controllo dei lavoratori e degli utenti, tra le altre cose.

La mobilitazione ha voluto lanciare un messaggio alle direzioni sindacali, malate di burocrazia, di non rimandare oltre l’indizione di uno sciopero generale di almeno 36 ore in modo che tutti i lavoratori possano prendere parte allo sciopero e riunirsi nel loro luogo di lavoro per poi mobilitarsi insieme e convergere con gli altri settori in sciopero.

Domandano uno sciopero interprofessionale in cui siano i lavoratori stessi a decidere come proseguire il loro movimento.