Il 14 giugno all’alba l’ingresso principale dell’Interporto di Bentivoglio a due passi da Bologna è stato bloccato da uno sciopero selvaggio chiamato dai delegati provinciali SI.Cobas in solidarietà con lo sciopero generale indetto per oggi in Francia contro la Loi Travail.
Diverse centinaia di facchini hanno bloccato l’accesso principale per camion e altri mezzi da e per l’ Interporto, laddove a seguito di ripetuti blocchi e vertenze (vedi quella Geodis/Yoox) lo stesso Ministero dell’ Interno aveva predisposto a partire dall’autunno scorso un pattugliamento costante da parte delle forze dell’ordine.
Le misure repressive approntate da qualche mese a questa parte (anche stamane un blindato sostava all’ ingresso dell’ hub logistico), non hanno fatto desistere i facchini dal partecipare al blocco solidiale, rispondendo in poco tempo alla chiamata dei delegati. Tutto ciò sull’onda della piazza milanese indetta sempre dal SiCobas che due sabati fa ha sanzionato il consolato francese a Milano, facendo intravvedere una mai sopita voglia di generalizzare il conflitto al di là delle vertenze particolari.
A dare supporto allo sciopero erano presenti anche militanti del Laboratorio Crash!, del Collettivo Universitario Autonomo, e occupanti e inquilini resistenti con Social Log.
Lo sciopero, eminentemente politico, oltre a cogliere di sorpresa le controparti per la sua imprevedibilità, ha rimarcato la volontà, a partire da un settore che vive di aspri conflitti come quello della logistica, di opporsi all’applicazione materiale delle disposizioni concordate da Jobs Act di Renzi e Poletti, riforma che è vista a ragione di gran lunga peggiore rispetto a quella per cui centinaia di migliaia di francesi e non si stanno rivoltando da mesi nel loro paese.
In continuità con lo sciopero, una volta scioltosi il blocco nella mattinata, una folta delegazione si è diretta a Fidenza a dar manforte ai i che da mesi lottano all’esterno del magazzino contro padroni, sindacati confederali e una fortissima repressione per vedere riconosciuta la propria dignità e il diritto al reintegro.