Almaviva: prosegue la vertenza tra scioperi e proposte di solidarietà senza futuro

almaviva 5Continua la durissima vertenza di Almaviva, colosso del call center, che a marzo ha annunciato migliaia di licenziamenti per il nuovo piano di “riorganizzazione aziendale”. Si parla di 2990 esuberi dichiarati, tra Roma (fino a 920 persone),  Napoli (fino a 400 persone) e Palermo (fino a 1670 persone). Dopo parecchie giornate di mobilitazione durante la trattativa, all’inizio di maggio i lavoratori avevano bocciato in massa (ben il 95%) l’ipotesi di accordo tra confederali e azienda. La bozza prevedeva il ritiro dei  licenziamenti e la proroga del contratto di lavoro a condizioni salariali più basse, con maggiore flessibilità oraria e utilizzando ammortizzatori sociali.

Il 24 maggio c’è stato un incontro tra sindacati, impresa e ministero, che si è risolta con un nulla di fatto. Almaviva, dopo la bocciatura al referendum dell’ipotesi di accordo, ha scelto la strada del muro contro muro, ritornando sulla sua posizione originale di procedere con i 3mila licenziamenti.

La proposta del Ministero (Mise) di utilizzo degli ammortizzatori sociali non piace ad entrambe le parti: l’impresa la considera onerosa e accettabile solo se si procede con la ristrutturazione aziendale, i lavoratori e le lavoratrici invece sottolineano come queste misure siano in deroga e per tale motivo non necessariamente garantite in futuro. La morfina degli ammortizzatori sociali prosegue ininterrotta da anni, senza che nessuno, tanto meno i governi succedutisi in questi ultimi 15 anni, abbiamo mai messo mano ad una riforma di settore. I sindacati chiedono a gran voce che la vertenza Almaviva diventi la testa di ponte per scardinare le storture di un comparto afflitto da delocalizzazioni all’estero, chiusure di attività dopo aver usufruito di incentivi e gare al massimo ribasso.

Di fronte a questo stallo lo scorso 27 maggio i lavoratori e le lavoratrici hanno risposto con una mobilitazione nazionale a Roma, affiancata dai presidi di solidarietà a Palermo e Catania, per chiedere una prospettiva reale e tutele concrete.

Tuttavia oggi all’incontro previsto al ministero dello Sviluppo si dovrebbe tornare alla proposta degli ammortizzatori sociali per tre anni, compresi i contratti di solidarietà (per sei mesi) e la cassa integrazione in deroga. Vedremo cosa decideranno i lavoratori e come si svilupperà la solidarietà verso la loro lotta.