Francia: Solidaires contro il progetto di Legge Lavoro. Miliardi di euro alle imprese, nessuno al lavoro

loi travail solidairesTraduzione del comunicato dell’Unione Sindacale Solidaires

Annunci di Hollande: miliardi di euro alle imprese, nessuno al lavoro

Il 18 gennaio 2016 il presidente della Repubblica ha annunciato le misure di un ennesimo “piano per l’occupazione”. Brutta sorpresa: il governo continua a portare avanti una politica favorevole alle imprese senza preoccuparsi dei lavoratori e dei disoccupati e prevede una serie di contro-riforme di enorme portata.

Il presidente della Repubblica ha chiaramente scelto da che parte stare, portando un attacco:

…all’orario di lavoro

La “modulazione”, che esiste già in alcune aziende e in alcuni settori professionali, permette di variare la durata dell’orario di lavoro nell’arco dell’anno, obbligando i lavoratori ad adattarsi all’attività dell’impresa. Laddove è utilizzata, un lavoratore può lavorare 30 ore una settimana e 40 ore la settimana successiva, senza che venga pagata nessuna ora di straordinario. Con la “modulazione” le ore lavorate sono sempre omogenee. In futuro la “modulazione” potrebbe essere aggravata perché estesa da un anno con l’altro.

Attualmente, se il monte ore lavorate è negativo, a fine anno deve essere obbligatoriamente riportato a zero. Questo con la Legge Lavoro non accadrà più. Verrà permessa una maggiore flessibilità per l’impresa, che potrà così evitare di ricorrere a nuove assunzioni.

…al lavoro:

Ancora un aiuto alle imprese, pari a 2000 euro per ogni lavoratore il cui salario minimo mensile si attesta tra l’1 e l’1,3 Smic (Salario Minimo Mensile, stabilito dal governo ogni 1° gennaio) per quanto riguarda le piccole e medie imprese (PME). Questo aiuto statale viene versato sia nel caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato (CDI), che a tempo determinato (CDD), come se si trattasse della stessa cosa! Questa misura non obbligherà in alcun modo gli imprenditori ad assumere con contratto a tempo indeterminato.

Il governo prevede anche di generalizzare il premio per le imprese molto piccole (TPE) per i contratti a tempo determinato alla loro prima stipula, con una durata minima di 6 mesi (mentre oggi prevede che il contratto sia di almeno 12 mesi). Queste misure fiscali, che si aggiungono a quelle già esistenti, permetteranno ai datori di lavoro di beneficiare di aiuti supplementari per dei contratti precari. Tutto questo non fa altro che incoraggiare le assunzioni brevi senza futuro e non produrrà alcun effetto se non a livello di propaganda e di statistiche sull’occupazione! Si tratta di un’ulteriore misura che si pone sulla scia di quei piani che non hanno portato nessuna nuova assunzione. Ricordiamoci quando Gattaz, il presidente del MEDEF (la Confindustria francese), sfoggiava le spillette con su scritto “un milione di posti di lavoro”: dove sono? E tuttavia il Medef è stato accontentato in molte delle sue richieste e ciò continua anche ora.

….ai salari

Il governo spera di rendere possibile un abbassamento della maggiorazione degli straordinari, a costo di aggirare gli accordi conclusi a livello di categoria. E propone che possa bastare un accordo aziendale per abbassare dal 25% al 10% questa maggiorazioneSebbene l’Unione Sindacale Solidaires ritenga che gli straordinari dovrebbero essere trasformati in contratti stabili, abbassare la loro remunerazione significa ancora una volta attaccare il salario dei lavoratori.

…ai prud’hommes (i tribunali che si occupano delle contese sul lavoro, formati da rappresentanti eletti dei lavoratori e degli imprenditori)

Istanza di difesa per eccellenza degli interessi dei lavoratori, utilizzata per riequilibrare le ingiustizie nate in seno al rapporto di lavoro, le indennità verrebbero corrisposte in funzione dell’età del lavoratore e non più in base al giudizio del tribunale. Inoltre, in caso di licenziamento illegittimo, le indennità prodomali passerebbero ad un massimo di 15 mesi di stipendio pieno, ovvero la metà di quanto stabilito attualmente. Quand’anche le “contravvenzioni gravi” (discriminazione, molestie…), venissero escluse da questo tetto massimo, per quanto riguarda invece i licenziamenti illegittimi ci sarebbe sicuramente una riduzione dei costi per le imprese, mettendo in discussione le protezioni offerte ai lavoratori. Si tratta di un duro colpo inferto alla giustizia prudomale

…alla formazione professionale

Promettere ancora più formazione domandando alle regioni di investire può sembrare una buona idea. Tuttavia, lo squilibrio d’accesso alla formazione sui territori verrà accentuato perché risponderà di più alle esigenze locali del padronato che a una reale politica occupazionale attenta ai bisogni sociali. I soldi investiti nella formazione, come percentuale sul pil vanno comunque a diminuire; l’apprendistato, che resta una delle soluzioni, resterà utilizzato dalle imprese per coprire dei posti di lavoro a tempo pieno senza alcun obbligo di assunzione. Inoltre, alla luce qui quelli che sono i mezzi degli enti pubblici di formazione come l’Afpa, è ovvio che si tratta della promessa di nuovi finanziamenti per degli enti privati.

…al contratto di lavoro

La gerarchia delle norme giuridiche e il principio di favore (un dispositivo della legge del lavoro francese  secondo il quale “quando due norme sono entrambe applicabili allo stesso rapporto di lavoro, occorre, per principio, considerare quella più favorevole al lavoratore”) continuano ad essere spintonati, sulla linea delle preconizzazioni del rapporto Combrexelle e dei principi della negoziazione collettiva considerati. Con il pretesto di promuovere la negoziazione al livello più prossimo al luogo di lavoro – l’azienda o lo stabilimento – il legislatore risponde ad una domanda dei padroni: poter negoziare a livello locale per avere un maggiore rapporto di forza. Abbiamo già visto cosa il ricatto del posto di lavoro permetta di fare alle direzioni d’impresa, basti pensare al caso Smart. Ormai, accordi di impresa che hanno per oggetto l’occupazione – e non più soltanto gli accordi di mantenimento del posto – potranno imporsi al contratto di lavoro del lavoratore/trice in senso sfavorevole. In caso di rifiuto da parte dei lavoratori (tramite referendum), l’ammorbidimento delle condizioni richieste per praticare il licenziamento economico individuale e la sua generalizzazione rimetterebbero in causa il contratto di lavoro e quelle protezioni ancora esistenti contro le procedure di licenziamento economico.

…alle politiche pubbliche

E’ scandaloso l’annuncio di una perennizzazione del CIR (Credito, Imposta, Ricerca – un aiuto fiscale destinato a sostenere e incoraggiare gli sforzi in ricerca e sviluppo delle aziende) e di una trasformazione del CICE (Credito Imposta Lavoro Competitività) nel senso di un abbassamento per l’impresa degli oneri sul lavoro. Già criticate nel passato, queste imposte sono state utilizzate dalle aziende per aumentare i loro margini e gli utili versati agli azionisti e ai dirigenti d’impresa. Il lavoro, gli investimenti o i salari non ci hanno guadagnato niente mentre il denaro pubblico veniva distribuito a fiotti. Il presidente della Repubblica ha del resto ricordato che l’insieme delle misure “sarà finanziato senza ulteriori prelievi fiscali”, ovvero saranno finanziati attraverso dei risparmi (sulle altre spese).

Queste misure sono in continuità con le politiche passate, mentre le emergenze sociali sono sempre maggiori: è la solita politica di competitività che non crea occupazione. Il governo, facendo e accentuando una politica padronale, difendendo gli interessi capitalisti al posto di quelli della maggioranza della popolazione, in particolar modo dei lavoratori e delle lavoratrici, dei disoccupati, dei giovani o dei più fragili tra i pensionati, ha fatto una scelta.

I diversi rapporti (Badinter, Combrexelle…) sottoposti al governo gli servono da fonte di ispirazione per portare avanti delle contro-riforme che minano la sicurezza dell’impiego, le condizioni di lavoro e la vita democratica dei lavoratori dentro e fuori le imprese. Non vi è però alcuna reale necessità di queste contro riforme e altre scelte sono possibili. L’Unione Sindacale Solidaires lo dimostra ogni giorno nelle imprese e nei territori.

5,5 milioni: é il numero dei disoccupati in Francia: significa 1,1 milioni di persone disoccupate in più rispetto a maggio 2012.

41 miliardi: è la somma di denaro distribuita sotto forma di regalo fiscale da parte del governo alle imprese “per il patto di responsabilità”. Le imprese si erano impegnate a creare occupazione: abbiamo visto i risultati!

2 miliardi: il costo del nuovo piano per l’impiego presentato da Hollande, con una logica identica alle misure precedenti, ovvero distruggere il Codice del Lavoro e distribuire il denaro pubblico alle imprese senza nessuna contropartita in termini di aumento dell’occupazione.