Verità per Giulio Regeni: basta collaborare e fare affari con la dittatura del generale Al-Sisi!

 Giulio Regeni era impegnato, con le sue ricerche, a far conoscere le condizioni di vita di milioni di egiziani che sopravvivono allo sfruttamento e alla precarietà quotidiana, milioni di lavoratori che   non vedono ricadute positive nonostante  le aziende per cui lavorano facciano profitti stellari.

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Giulio come tanti attivisti, lavoratori, semplici cittadini del Cairo, di Alessandria, di Tunisi, di Damasco, di Aleppo, di Gaza e di Gerusalemme, ha pagato con la propria vita per voler conoscere e per stare al fianco di sindacati e di associazioni che lottano per il riconoscimento dei diritti fondamentali di chi lavora senza un contratto, con un salario da fame, senza tutele per la salute, senza alcun diritto,  senza la possibilità di difendersi e di protestare, senza potersi esprimere ed organizzare liberamente in un sindacato autonomo anziché in quelli corrotti vicini al regime.Biani Regeni

Dobbiamo pretendere verità e giustizia per Giulio Regeni, e per tutti gli altri attivisti egiziani, che sono scomparsi, detenuti e torturati, mentre la macchina repressiva continua la sua opera di annientamento del popolo egiziano. Occorre che sia fatta piena luce su quanto accaduto e che i responsabili siano puniti. Ma occorre soprattutto che la comunità internazionale chieda conto alle istituzioni egiziane del rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali ratificate dall’Egitto: non è più accettabile che si continui a promuovere accordi, cooperazione ed investimenti con governi che non consentono di esercitare ai propri cittadini i diritti e le libertà fondamentali.

Basta con l’ipocrisia dei governi che si dicono democratici e poi non tentennano un momento a fare affari, a riconoscere, a proteggere e addirittura a considerare alleati politici dittatori sanguinari o regimi autoritari e repressivi. E’ il caso della dittatura militare del generale Al-Sisi, che addirittura viene foraggiato di soldi e di armi per avere in cambio il pugno duro contro chi vuole migrare in Europa (che non sono altro che giovani disoccupati, attivisti o semplici cittadini perseguitati dal regime) e per avere un aiuto nella lotta al terrorismo islamico. Con chi ci andiamo ad alleare? Con chi crea il problema che vorremmo risolvere? Sostenendo la dittatura di Al-Sisi l’Italia si rende complice di torture, persecuzioni e omicidi. Nessun giacimento di fossili da sfruttare, nessuna ragion di stato può giustificare posizioni accomodanti e di copertura di regimi dittatoriali perché nulla è più importante della vita delle persone e del rispetto dei diritti umani.