E ANCHE LA DIVISIONE TRANSPORT MINACCIA IL RIDIMENSIONAMENTO DEL SITO SESTESE.
La competitività è in procinto di mietere altre vittime nel nord Milano.
Dopo la chiusura della Mangiarotti Nuclear e della Marcegaglia, ora tocca alla ex Alstom fare i conti con la mancanza di una politica industriale nel nostro Paese. General Electric ha infatti acquisito il comparto energia di Alstom e, nell’ambito di un piano europeo che porta a quasi 7,000 esuberi, ha dichiarato l’intenzione di procedere alla chiusura dello stabilimento Alstom Power di Sesto San Giovanni: quasi 250 lavoratori saranno licenziati e saranno trasferite altrove lavorazioni con elevatissimi standard qualitativi e tecnologie uniche in Italia; sarà duramente compromesso un indotto fatto di grandi e piccoli fornitori che vale decine di milioni di euro all’anno.
Riteniamo che l’Italia non debba farsi sottrarre un patrimonio di competenze che rappresentano un’eccellenza a livello mondiale e che il nostro Paese non debba essere semplice spettatore di queste scelte, limitandosi a raccogliere i cocci di operazioni che distruggono un’esperienza che affonda le sue radici nell’apertura della Ercole Marelli nel 1891.
Domenica 31 gennaio, nella sede della Regione Toscana, il presidente del consiglio e il ministro dello sviluppo economico hanno incontrato i vertici di General Electric, tra cui l’amministratore delegato Jeff Immelt. Il motivo del summit è la firma di due protocolli d’intesa che prevedono investimenti per centinaia di milioni in Italia.
Contemporaneamente, però, il piano di ristrutturazione annunciato dalla multinazionale americana dopo l’acquisizione del settore energia di Alstom (che prevede 6.500 esuberi in Europa e, per quanto riguarda l’Italia, il licenziamento di 249 lavoratori del sito ex Alstom Power di Sesto San Giovanni) va avanti, con la conseguente chiusura dello stabilimento.
Eppure proprio dall’azienda sestese (erede della storica Ercole Marelli), sono usciti in questi anni centinaia di componenti dei generatori delle centrali elettriche di mezzo mondo. Nel sito esistono strutture e apparati innovativi, tra cui la camera blindata per il bilanciamento dei rotori (ne esistono solo 3 in Italia), oltre che lavoratori con elevate competenze e professionalità che fanno dell’azienda un’eccellenza a livello mondiale.
Non possiamo accettare accettare che questo patrimonio possa essere disperso.
A sostegno di questa richiesta, nei giorni scorsi è stato inviato un appello al presidente del consiglio sottoscritto dai sindaci di Sesto San Giovanni, Milano di altri 40 comuni dell’area.
Si deve avviare un confronto che ha come obiettivo il mantenimento dell’attività dell’azienda e dell’occupazione, non in chiave di difesa dello status quo, ma in una prospettiva di sviluppo delle competenze e delle professionalità presenti, eventualmente anche attraverso la riconversione di parte della produzione, sostengono i lavoratori.
Intanto, determinati a resistere ” un minuto in più del padrone”, i lavoratori hanno organizzato per venerdì 5 febbraio dalle ore 18, una serata di solidarietà e condivisione presso il presidio permanente di piazza Indro Montanelli – Sesto S. Giovanni.