Il prossimo 16 dicembre ci sarà lo sciopero generale dei medici. Saranno 24 ore di chiusura totale di ospedali e ambulatori, anche perché sono 18 le sigle sindacali che hanno trovato una convergenza sulla protesta.Verranno garantie solo le urgenze.
Da www.controlacrisi.org e www.blog-lavoroesalute.org/
Un fatto davvero inusuale, quindi, che ci racconta di un settore, quello della sanità, in cui i medici sono diventati i più agguerriti critici del Governo. Il settore è messo in ginocchio non solo dai tagli, ma anche dai troppi schiaffi che i camici bianchi hanno preso dal governo, a cominciare dal mancato rinnovo del contratto di lavoro e dal mancato rimpiazzo del turn over. L’indignazione dei medici è grande. In ballo non ci sono solo i tagli alla sanità ma anche il controllo sulle prescrizioni delle analisi, il mancato adeguamento del contratto nazionale di lavoro e il mancato ricambio nel turn overo che sta portando ad un aumento del precariato. Non ultimo, la subordinazione delle Asl alla struttura delle facoltà di medicina.
I medici hanno già manifestato il loro dissenso sabato 28 novembre, “portando in piazza il disagio di una categoria professionale, centrale in tutti i sistemi sanitari, cui è affidato il compito di rendere esigibile il diritto alla salute dei cittadini”. I medici pensano che la sanità pubblica, la cui esistenza nel prossimo futuro non è più scontata, va rimessa in piedi subito perché farlo in ritardo può comportare costi più alti. “La diminuzione del perimetro della tutela pubblica, infatti, anche a fronte di indicatori economici del Paese che si descrivono in crescita, alimenta una prospettiva di ulteriore taglio dei servizi e limitazione dell’accesso alle cure, lasciando meno personale, e sempre più vecchio, a tenere in piedi quello che resta del SSN”, si legge in un documento.
In queste settimane hanno comunque cercato di aprire un confronto con il Governo, ricevendo solo un “assordante silenzio”. Da qui l decisione di rompere gli indugi e andare ad una protesta estesa e unitaria. Questi i punti della piattaforma lanciata dai medici.
1. apertura dei tavoli di contratto e convenzioni, non a costo zero, per valorizzare, dopo 6 anni di blocco, la fatica e la responsabilità del lavoro professionale, strumenti di governo ed innovazione e sedi di cambiamenti;
2. abolizione del comma 128 della legge di stabilità, che depaupera la contrattazione aziendale di risorse storiche;
3. approvazione di un piano di assunzioni e di stabilizzazione di precari, che affronti la normativa europea sull’orario di lavoro, evitando il pagamento di pesanti sanzioni alla UE, e la gobba demografica, che vedrà uscire dal lavoro attivo 13000 medici nel prossimo biennio;
4. avviamento del confronto sull’articolo 22 del patto della salute, per rimediare alle condizioni mortificanti e marginalizzanti di esercizio della professione;
5. aumento della sicurezza delle cure per cittadini ed operatori, attraverso una legge organica, già approvata da non trasformare in spezzatini vaganti nel mare della giurisprudenza italiana;
6. riforma delle cure primarie, nel rispetto del valore del lavoro e della dignità dei medici, per favorire la integrazione del territorio con l’ospedale e un concreto rilancio della prevenzione.
7. cancellare la subordinazione della rete ospedaliera e territoriale alle facoltà di medicina, prevista dalla legge di stabilità.
Anaao Giovani propone i risultati di una survey che ha voluto indagare la percezione della qualità ed equità del SSN e mettere a fuoco i principali problemi visti dalla parte di chi indossa il camice bianco. E i risultati confermano le attese: su un campione di oltre 1600 intervistati in tutta Italia, il 70% ritiene che la situazione sia molto peggiorata negli ultimi 5-6 anni e quasi la totalità (91,74%) è rassegnato al fatto che anche per il futuro non ci saranno miglioramenti. A questo si aggiunge che il 40% dichiara di aver dovuto dimettere un paziente condizionato anche dalle criticità organizzative, dal sovraffollamento dei reparti o dal rispetto della durata di degenza media.
E’ stato anche sondato il punto di vista del medico sulla necessità di riorganizzare l’offerta ospedaliera in relazione al tema della sicurezza. Ben l’83.74% non sceglierebbe e/o non consiglierebbe ad una parente di partorire in una struttura con meno di 500 parti/anno e ben l’83.15% preferirebbe per se stesso un pronto soccorso dotato di guardia cardiologica. Una risposta ancor più significativa dal momento che viene data da chi conosce bene i rischi e i limiti del sistema dove lavora.
La percezione delle diseguaglianze in salute è poi evidente quando ben il 60.92% dei medici sostiene di aver avuto pazienti che non seguono le cure per motivi economici. Concordemente a questo, più dei 2/3 degli intervistati non è stupito di fronte ai dati secondo cui l’accesso all’intervento per by pass-aorto coronarico risulta del 40% inferiore tra i meno abbienti di sesso maschile, rispetto ai benestanti. Le cause di questa mancanza di equità nell’accesso alle cure vengono attribuite per il 62,9% ad una carente organizzazione delle cure primarie territoriali e per 26.90% a condizioni culturali ed educative, in accordo con il fatto che mano a mano che si scende lungo la scala sociale tutti gli indicatori di salute peggiorano.
I protagonisti della sanità ritengono nel 65,85% delle risposte che i fenomeni di corruzione e abuso della posizione di potere siano un sistema diffuso nella sanità. Tale percezione risulta più elevata al sud (71,79%) e nelle isole (76,87%).
In tema di medicina difensiva, il 52% degli intervistati sostiene che, sia tra le cause principali degli sprechi di risorse in sanità, conseguente al preoccupante ed esponenziale aumento del contenzioso in sanità e ritiene quindi necessario un intervento normativo per limitare anche il ricorso ad esami e procedure.
Ma nonostante le attuali ed evidenti difficoltà del Sistema Sanitario Nazionale (Ssn), progressivamente depauperato da piani di rientro e tagli lineari, il 46.75% dà un giudizio più che positivo del nostro sistema “salute” e solo il 3.74% dà invece un voto pessimo. Disaggregando i dati per area geografica, i medici del Nord si dimostrano mediamente più soddisfatti della qualità del Ssn (57,8%), a fronte di un Sud molto più deluso (24,8%).
Il 59,2% degli intervistati è infine convinto che il sindacato si stia occupando di difendere l’equità in salute e debba continuare a farlo, opponendosi ai tagli e contrastando la crescita esponenziale del privato, anche accreditato.
Redazione
11/12/2015 www.controlacrisi.org