USA #fightfor15 : un’ondata di scioperi rilancia la lotta per il salario minimo a 15 dollari

lotta 15 dollari

Lo scorso 10 novembre gli Stati Uniti sono stati scossi da un’ondata di scioperi e proteste dei lavoratori low-wage (con bassi salari), in lotta per una paga minima di 15 dollari l’ora e per il diritto a crearsi un proprio sindacato. Si è trattato della più grande e partecipata giornata di lotta di questo movimento, attivo ormai da tre anni, che raggruppa lavoratori soprattutto dei fast food, ma anche degli aeroporti, dei negozi delle catene di abbigliamento, dell’assistenza domiciliare ai malati o ai bambini.

(Più informazioni su fightfor15.org)

Boston, Los Angeles, Seattle, Milwaukee, New York, Durham, Philadelphia, Atlanta: praticamente in ogni grande città americana ci sono stati scioperi dei lavoratori dei fast food durante il giorno e manifestazioni la sera – più precisamente, ci sono stati scioperi e manifestazioni in 500 città nel corso della giornata del 10 novembre.

Tutto è cominciato a New York nel novembre 2012, quando un gruppo di lavoratori dei fast food ha abbandonato il luogo di lavoro e ha iniziato a marciare per le strade, dando voce alla frustrazione di migliaia di lavoratori di tutto il paese.

Con l’ultima ondata di scioperi si è assistito ad un incoraggiante sviluppo della lotta, con una saldatura tra il movimento per i diritti dei neri (il Black Lives Matter) e la battaglia per i 15 dollari l’ora e per la costruzione di un sindacato autonomo. Questa confluenza dei due movimenti si spiega anche perché c’è una stratta connessione tra la lotta dei lavoratori a bassi salari e la battaglia contro il razzismo e il terrore poliziesco.

Quale passi deve fare ora il movimento?

Molte delle manifestazioni del 10 novembre sono finite con assembramenti davanti al Comune delle varie città, per fare pressione sui  rappresentanti politici affinché facciano proprie le richieste del movimento. Questa attesa di una presa in carico delle proprie rivendicazioni da parte della politica può essere però insidiosa: negli Stati Uniti si sta per entrare nel vivo della campagna elettorale per le presidenziali 2016 e si sa che i movimenti popolari finiscono per essere ostacolati nelle loro azioni e cooptati in uno o nell’altro schieramento, generalmente con false promesse per procacciarsi fette di elettorato e pace sociale.

Il movimento è composto per lo più da neri, latinos, donne e giovani, che difficilmente saranno difesi da chi, in entrambi i maggiori schieramenti, è semplicemente al servizio delle lobby e del capitale. Questo movimento si è determinato coraggioso e determinato, ha espresso delle potenzialità considerevoli di azione e di coinvolgimento di parti sempre più ampie della popolazione, penetrando a fondo nel malessere di una società fatta di profonda ingiustizia economica, disuguaglianze sociali, mancanza di tutele e discriminazione razzista. La strada più sicura è quella di continuare a contare su se stessi, allargare il movimento e arrivare a dotarsi di una solida organizzazione sindacale fatta dagli stessi lavoratori a basso salario per i lavoratori nelle medesime condizioni.