Seminario sulle pensioni del CoNUP: Milano 24 novembre ore 15

locandina Counup 24 novembre 2015

Locandina e programma del SEMINARIO sulle pensioni, di martedì 24 novembre, che si terrà a Milano, dalle ore 15.00 alle ore 19.30, presso sede sindacale al quarto piano, scala E, stazione di Milano Centrale.

Relazione Workshop CoNUP Lombardia

“Anziani, lavoratori,  donne, giovani :  per  un futuro, una vita, un lavoro , una pensione  dignitosi”

Quali  idee   e  lotte  per  contrastare  l’attacco? Costruire  un progetto  e  idee  per un  sistema  pensionistico  alternativo  che  assicuri  pensioni  e  vite  dignitose ,  superando  in positivo il distacco tra generazioni

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Il workshop segue mesi di incontri, assemblee, riunioni e iniziative tenute oltre che a Milano e in Lombardia  anche a Roma, Venezia, Padova, Trento, Firenze, Torino, Novara, Piacenza, Napoli, Reggio Calabria, ecc. scaturite inizialmente dalla necessità di fare chiarezza sulle recenti prese di posizione del presidente dell’INPS, Tito Boeri, e sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha annullato il blocco delle pensioni superiori 3 volte il minimo per gli anni 2012 e 2013.

Sentenza disattesa perchè subito seguita dalla legge del governo Renzi con cui si perpetua la rapina ai danni dei pensionati ed è logica continuatrice della politica di controriforme antipopolari di questo governo caratterizzata ad esempio da quelle sul lavoro (JOBS ACT), sulla sanità (Lorenzin), dal più pesante attacco alle libertà democratiche e sindacali (diritto di sciopero, ecc.).

Con l’aiuto dei contributi dei relatori, che abbiamo coinvolto e ringraziamo, vorremmo approfondire la riflessione che abbiamo avviato su quanto accaduto con le ben 8 riforme pensionistiche (dalla Amato/Dini, alla Fornero e che hanno  cancellato alcuni diritti sanciti dalla Costituzione, di fatto creando nello specifico  le premesse per un sistema pensionistico lasciato all’arbitrio del governante di turno, senza alcuna garanzia, per chi è in pensione oggi e soprattutto per chi lo sarà domani con prospettive di miseria per una buona fetta della popolazione, rendendolo tra i peggiori d’Europa). Che ha accresciuto una spaccatura generazionale colpendo ancora più pesantemente soprattutto i giovani di oggi in buona parte senza prospettive serie di lavoro dignitoso .

Quali  idee   e  lotte  per  contrastare  l’attacco? L’obiettivo ambizioso che ci siamo posti è non solo cercare di contrastare nell’immediato i processi in atto, che ci hanno messo su un piano inclinato dove scivoliamo giorno dopo giorno sempre più in basso. Vorremmo sì mettere delle zeppe per rallentare la caduta mentre accumuliamo forze per invertire la tendenza, ma costruire soprattutto con chi ci sta elementi per un progetto  e  idee chiare e percorribili (comprensibili ai più) per un  sistema  pensionistico  alternativo  che  assicuri  pensioni  e  vite dignitose, superando  in positivo il distacco tra generazioni unendo la battaglia per una vecchiaia serena per i pensionati di oggi ma anche per quelli di domani a quella per il lavoro e una società più giusta. Una riforma che ribalti le logiche che hanno permesso la definizione di quella esistente, che unisca le generazioni, che dia a tutti un futuro dignitoso e di qualità, nel rispetto della Costituzione, così come ribadito dalla stessa sentenza della Corte Costituzionale.

Amato/Dini/Fornero e…

L’attacco in corso si aggiunge a quelli che in oltre venti anni  hanno duramente colpito il sistema pensionistico, a partire dalla legge Amato/Dini,  per finire a quella Fornero.

Le otto riforme che si sono succedute hanno determinato  tra l’altro una forte spaccatura fra le generazioni, creando una divisione giovani/anziani che è urgente superare al più presto.

Grave è la responsabilità dei vertici sindacali confederali  che  nei confronti di queste controriforme (altro che riforme) non hanno esercitato la benché minima opposizione, permettendo così ai partiti e ai governi di sinistra e di destra che si sono succeduti a partire dal 1992, di rendere il nostro sistema pensionistico tra i peggiori d’Europa. Debole la risposta del sindacalismo di base e dell’altro associazionismo sindacale non solo per la questione non trascurabile dei rapporti di forza ma anche per le divisioni ed i “distinguo” che li percorrono, che lo fanno chiudere nei singoli orticelli  e che impedisce di serrare le file a una pur esistente opposizione ai processi in atto.

Questo  significherà, se non cambierà in meglio lo stato di cose presente,  soprattutto per i giovani di oggi e quelli di domani, per i nostri figli e nipoti, dominati da precariato lavorativo e di vita, da crescente impossibilità economica a tutelare la propria salute (sempre più privatizzata e sottoposta al ricatto lavoro/nocività/rischi) , ricevere in futuro pensioni da fame (o addirittura non riceverle affatto).

La “disattenzione”, l’indifferenza, lo scetticismo di gran parte dei giovani ad un futuro per loro così lontano attanagliati dalla quotidianità di una crescente precarietà e dai problemi tipici delle loro classi di età e della disinformazione e “banalità” propinate dai media come modelli di vita e di valori, ci deve porre con forza il problema del che fare, ben coscienti che in ultima analisi il futuro e come sarà dipenderà soprattutto da loro. Non bisogna insistere eccessivamente sul discorso sulle povertà: bisogna puntare invece sullo sviluppo, su cui il discorso è debole.

Dobbiamo unire giovani e anziani, su lavoro e pensioni in una prospettiva di sviluppo. Senza sviluppo c’è povertà.

Una riflessione su distribuzione della ricchezza e il lavoro

Oggi affrontare il problema pensionistico discutendo sui numeri, su chi paga, sui contributi versati e non, è importante, ma non dobbiamo perdere di vista che tutti questi attacchi sono il frutto di una concezione sociale (quella del capitale finanziario e delle grandi multinazionali) che vuole mettere in discussione le lotte e i diritti conquistati dalla società civile per un miglioramento delle condizioni vita. Il sistema pensionistico, la riforma sanitaria, la scuola pubblica, i servizi  come i trasporti, la telefonia, l’energia, ecc., sono sorti grazie alla mobilitazione, alle lotte e all’impegno professionale dei lavoratori, di tutti i lavoratori, fossero essi operai, tecnici, impiegati o dirigenti.

Oggi assistiamo pesantemente alla messa in discussione del welfare. Tutto questo avviene a  vantaggio del capitale finanziario che sta aumentando la propria ricchezza grazie anche al fatto che ha ricevuto enormi sovvenzioni per riparare alla crisi di molte banche  del 2007 (e poi c’è chi si lamenta che il debito pubblico sia aumentato!). La ricchezza prodotta è come una coperta corta……. Aumentando la loro, a qualcuno va sottratta……e oggi la si sottrae ai lavoratori, ai pensionati, ai ceti medi e medio alti, alle attività produttive e così via.

E’ evidente che di fronte all’arroganza dei governanti, occorre un vasto fronte e per questo è giunta l’ora di finirla con il criminalizzare il benessere e la relativa “ricchezza” che molti cittadini hanno raggiunto con sacrificio ed impegno, spesso a scapito della loro famiglia e del loro privato. Occorre capire che la ricerca di un miglioramento della propria condizione sociale ed economica, la solidarietà tra i cittadini e la difesa dei beni comuni, sono la sola e vera molla in grado di rimettere in moto l’economia di questo Paese. E bisogna fare in fretta!

Definire un progetto, delle linee guida per una riforma delle pensioni che sia veramente in linea con le esigenze di chi oggi è in pensione  e dei giovani che dovranno esserlo domani.

Nello specifico dell’approfondimento che affrontiamo oggi è come questo debba passare anche attraverso il cambiamento del sistema pensionistico, partendo proprio dal principio che dopo una vita di lavoro la pensione DEVE esserci per tutti e deve essere dignitosa permettendo un tenore di vita di qualità. Ma come e in che modo arrivarci ? Dobbiamo o no tener conto che la società è cambiata, si sono modificate le classi e stratificazioni sociali, che il capitale finanziario ha accentrato sempre più la ricchezza nelle mani di pochi e che occorre trovare la strada per una nuova redistribuzione della ricchezza?

Cosa fare per contrastare queste controriforme e agire per ripristinare o innovare un diritto ad ottenere pensioni dignitose ad un’età accettabile senza dover andare a lavorare con le badanti ?

Dove e come reperire le risorse ? Come deve essere il lavoro e come deve essere retribuito per garantire la continuità della solidarietà generazionale che sin qui ha retto la “staffetta” tra generazioni per il lavoro e il sistema pensionistico? Molti Soloni soffiano sul fuoco per spezzarla definitivamente e agiscono in tale direzione lavorando nella logica del dividi et impera. La ricchezza privata di questo paese raggiunge l’apice dei maggiori ricchi d’Europa. I salari e le pensioni più basse si contrappongono alle rendite più vergognose.

Come influisce realmente la 4^ o 5^ rivoluzione industriale e tecnologica ????

Secondo l’interpretazione di alcuni assertori della teoria anti-previdenziale domina l’attività economica e la vita politica un altro conflitto: quello tra generazioni. La condizione di coloro che non sono ancora in età pensionabile e lavorano sarebbe apparentemente indipendente, anzi addirittura contrastante, con la condizione dei lavoratori già in pensione.

E’ ormai diffuso il senso comune che le pensioni che ricevono gli anziani siano una cifra insopportabile, per una spesa pensionistica che sottrae ai lavoratori attivi i “loro” soldi, sotto forma di contributi a danno del “loro” salario. E’ aberrante, anche se da molti viene pacificamente accettato, che i pensionati siano dipinti come abbienti e privilegiati e vengano accusati di impoverire i giovani e di rubare loro il futuro.

L’ISTAT fa notare che la metà dei pensionati italiani ha un reddito inferiore a 1000 €; 1/6 dei pensionati italiani ha redditi inferiori a 500 €, mentre un terzo ha redditi fra i 500 e i 1000 €. Più della metà dei pensionati italiani ha un reddito inferiore a 700 € al mese. Il loro potere d’acquisto in 15 anni è diminuito del 33 %. Secondo altre fonti più di 1/4 dei pensionati ha redditi di parecchio inferiori a 500 €.

La sola mancata indicizzazione delle pensioni porta allo Stato più di 4 miliardi ogni 2 anni (una patrimoniale mascherata).

Questo in una società in cui l’evasione fiscale ammonta a più di 60 miliardi di euro l’anno (mentre i governi fanno nulla o quasi per eliminarla o diminuirla), dove si estendono e dilagano la corruzione delle istituzioni, la collusione tra politica ed economia, le infiltrazioni mafiose e camorristiche negli organi dello Stato, gli scandali delle autonomie locali e delle cooperative appaltatrici di servizi.

Tali delitti sono un’emorragia irrefrenabile di denaro pubblico che viene sottratto ai servizi del Welfare. La mancata difesa delle prestazioni di quest’ultimo da parte del sindacato tradizionale e delle forze politiche è un altro duro colpo inferto ai pensionati e agli anziani.

Nella legge di stabilità mancano soldi per la Sanità, ma le banche, il capitale finanziario e la grande imprenditoria, anche grazie al Jobs Act, hanno ricevuto e continuano a ricevere miliardi.

Il problema delle povertà vecchie e nuove è attuale anche in una città come Milano e in una Regione come la Lombardia. Moltissimi pensionati insieme a tantissimi giovani fanno parte di queste povertà.

In Italia abbiamo oltre 7 milioni di poveri: 3 milioni di non autosufficienti, il 30 % di cittadini rinuncia a curarsi di cui l’80 % sono pensionati.

Ma i pensionati, i giovani senza lavoro, i malati, i non autosufficienti e i poveri sono per il governo solo dei fantasmi anche se spesso li usa per giustificare ulteriori controriforme.

Su pensioni e assistenza il governo vuol fare solo cassa. Nel campo del lavoro regala i soldi alla minoranza di popolazione più ricca.

Tutto ciò mentre fa rullare sempre più forte i tamburi di guerra e si riaccendono nostalgie coloniali.

A Milano alcuni compagni delle organizzazioni aderenti al “” stanno, tra l’altro, lavorando a un progetto per la distribuzione di beni alimentari di prima necessità ai pensionati più poveri, ai licenziati, ai lavoratori in mobilità, ai cassintegrati, ai disoccupati, alle famiglie numerose, ai giovani senza lavoro o precari, agli immigrati.

I pensionati insieme a tanti giovani sono stati i più fregati dalle politiche del governo Renzi.

I pensionati non sono dei parassiti come vorrebbero farli passare attraverso una concertata campagna dei media. Nemmeno quelli che oggi il governo Renzi sbandiera come privilegiati cercando di imporre sbarramenti per dividere il fronte dei pensionati.

Hanno lavorato dando rilievo all’industria, all’agricoltura, ai servizi del Welfare, pagando sempre le tasse. Spesso, con i loro sacrifici, aiutano le famiglie e i giovani senza lavoro. Le donne pensionate diventano l’unica risorsa per le cure degli anziani.

Di fatto costituiscono le radici di una nuova forma di mutualismo e solidarismo, che i governanti usano indirettamente per sopperire scientemente ai servizi che volutamente tagliano e “privatizzano” anche così.

Molti pensionati, ma anche sempre più lavoratori, donne e giovani rinunciano per mancanza di soldi alle cure del Servizio sanitario e ad una buona alimentazione. C’è chi mangia una sola volta al giorno perché non può farlo due volte, chi lotta anche per il lavoro dei giovani che lo cercano e per chi lo perde.

La difesa degli interessi delle banche e delle multinazionali, la distruzione di posti di lavoro, la demolizione dello stato sociale, le controriforme pensionistiche, l’imposizione con la politica di austerità di una vita di povertà e di miseria sono i risultati dei governi di centro destra, centro sinistra, larghe intese.

La legge di stabilità del governo Renzi – che taglia sanità e assistenza e stabilisce un percorso ad esclusivo vantaggio delle imprese – è un’ignominia contro le categorie più deboli dei pensionati e dei giovani.

Essa si accanisce contro i pensionati per arrestare la loro domanda di cura e sostegno e contro i giovani per rendere possibile il loro asservimento e sfruttamento da parte delle imprese.   

Giovani e anziani, lavoratori e non lavoratori, lavoratori già in pensione sono accomunati nella medesima condizione di privazione della libertà e di servitù nel bisogno economico.

Le condizioni dei genitori e dei nonni sono il frutto delle dinamiche e della mancata soluzione dei problemi occupazionali e di lavoro dei figli e nipoti. E questo si verifica anche reciprocamente.

In questa situazione sovrasta e si impone con estrema serietà da un lato il problema delle pensioni , dall’altro il problema del lavoro. I pensionati non rubano il futuro ai giovani. Il governo la fa subdolamente.

Esiste una stretta relazione tra il regime dei pensionati con l’ordinamento legislativo e contrattuale, nonché i posti di lavoro con le retribuzioni delle nuove generazioni e, infine, con l’organizzazione del sistema previdenziale, assistenziale e sociale del paese.

Pensiamo che in questa situazione bisogna innanzitutto superare i conflitti intergenerazionali. Tra giovani e anziani, lavoratori e pensionati è necessaria una maggiore unità e solidarietà. I pensionati di oggi negli anni 60-70-90-2000 e seguenti avevano garantito le pensioni ai loro nonni e genitori. Ma nessun pensionato di oggi osa ora rimproverare qualcosa alle generazioni precedenti.

Quali risposte dare agli ideologi conservatori e reazionari che sostengono che la condizione di chi lavora è indipendente, anzi contrastante, con quella dei lavoratori già in pensione?

Innanzitutto, il lavoro dei pensionati di oggi permette ai giovani di posporre l’ingresso nel mondo del lavoro e di entrare nel processo produttivo con conoscenze superiori a quelle dei loro padri.

Gli anziani forniscono cioè un contributo “materiale” ai giovani che così si liberano dalla condizione servile.

Ma i conservatori obiettano: che se ne fanno i giovani di emancipazione e libertà, se sono esclusi in massa dal lavoro?

In teoria, le occasioni di lavoro per i giovani possono scaturire da due fattori: da una redistribuzione tra generazioni del lavoro necessario che avviene quando gli anziani vanno in pensione e vengono sostituiti dalle nuove generazioni e da una soddisfazione di accresciuti bisogni che chiama in causa nuovi lavori.

Se viene imposto agli anziani di lavorare sempre più a lungo, la redistribuzione dell’attività produttiva viene bloccata e i giovani si trovano esclusi dal lavoro.

La politica pensionistica degli ultimi decenni, allungando l’età pensionabile e contenendo i redditi da pensione, ha fatto l’esatto contrario di quello che vorrebbe vantare. Impedisce la redistribuzione del lavoro tra anziani e giovani. Ostacola la soddisfazione di nuovi bisogni e la creazione di nuovo lavoro.

I conservatori (e reazionari) – che si illudono di essere “riformatori” – partono dall’assunto che “non ci sono i soldi”, che per loro andrebbero recuperati con tagli e risparmi.

Rispondiamo: col risparmio la disponibilità di denaro può aumentare per il singolo, ma ciò è impossibile per l’intera società. Solo se gli individui, le imprese, lo stato spendono i soldi, questi rientrano nella circolazione monetaria e negli scambi.

Se “per trovare i soldi” si tagliano i salari dei lavoratori, le rendite dei pensionati e le spese pubbliche si ottiene esattamente l’effetto opposto. Le spese complessive si contrarranno, la circolazione monetaria e degli scambi diminuirà e la disoccupazione aumenterà.

Neanche l’intervento della Banca Centrale, che accresce la liquidità, risolverà il problema, perché quel denaro cade a pioggia e spesso si riversa sui mercati speculativi. Non si può neppure fare affidamento sulle esportazioni, cioè sulla spesa dei cittadini di altri paesi, perché la crisi ha investito quasi tutti i paesi occidentali.

La parola d’ordine dei conservatori (e reazionari) è dare “Meno ai padri e più ai figli”, ma la parola d’ordine alternativa da opporre ad essa è “Dare di più ai padri, fa avere anche di più ai figli”, che spiega che per entrambi si determina una somma positiva.

Non basta chiamare giovani e anziani in una unità volontaristica nelle lotte, perché nessuno si batte con convinzione per qualcosa di cui non vede il significato positivo.

I conservatori (e reazionari) parlano di necessità di sacrifici, di sprechi intollerabili, di privilegi per giustificare tagli e peggioramenti delle norme. Per questo occorre analizzare anche l’attività dell’INPS, ma anche le teorie diverse che stanno dietro alle scelte di politica economica.

Pensionati, lavoratori, precari, esodati, giovani, donne, lavori usuranti, disabilità, pensioni, retributivo o contributivo, reversibilità, reperibilità delle risorse, provvedimenti governativi : tutti aspetti e sfaccettature da approfondire con il contributo dei relatori che abbiamo invitato a questo nostro workshop.

Alessandro Seracini, co-fondatore e vicepresidente UNPIT, membro di Manager Italia : la  sentenza CC 70/2015 e contenziosi legali,  governo Renzi e nuovo attacco previsto dalla legge si stabilità .

Giulio Moretti, pensionato macchinista, ex dirigente CoMU-Coordinamento Macchinisti Uniti  e sindacato ORSA: elementi di riflessione sulle storture del contributivo

Claudio Ardizio, Coordinatore Comitato Esodati, : la particolarità della vertenza  esodati  e gli “espulsi” dal mondo del lavoro e senza pensione

prof. Andrea Fumagalli, Docente Università di Pavia, economista : Precariato e futuro pensionistico di questi lavoratori, il problema delle risorse, la “staffetta generazionale” e il lavoro oggi;

Matteo Mariani, macchinista Trenitalia, direttore della rivista Ancora In Marcia: il punto sui pesanti guasti della Fornero e delle nuove controriforme

Alghisi Alberto, giovane studente e responsabile nazionale AFAM/SISA: il problema lavoro e pensione visto dai giovani

Ivana Graglia, infermiera, Co-fondatrice della “Casa delle Donne di Gallarate”, attivista di ADL : L’”opzione donna”, lavoro e pensione, le specificità femminili

Fiorenzo Campagnolo, disegnatore di elicotteri all’Augusta Westland e rappresentante ADL: il mondo dei lavoratori attivi e la situazione pensionistica

Carlo Parascandolo, ferroviere pensionato, del Coordinamento Milanese  di Solidarietà, che interverrà su difesa del welfare, sviluppo del lavoro e   distribuzione della ricchezza

Rappresentante USI….