Rete Sindacale Internazionale: l’uguaglianza tra uomini e donne, un problema sindacale!

International trade union network of solidarity and struggle                               Réseau syndical international de solidarité et de luttes                                           Rede Sindical Internacional de solidariedade e de lutas                                           Red sindical internacional de solidaridad y de luchas                                              Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta  www.laboursolidarity.org

L’UGUAGLIANZA TRA LE DONNE E GLI UOMINI: UN PROBLEMA SINDACALE!

8-9 giugno Campinas, Brasile

Il sindacalismo si pone all’interno di un approccio femminista promuovendo l’uguaglianza tra uomini e donne. Ma constatiamo che siamo lontani dall’obiettivo: sia che si tratti dell’assunzione di rivendicazioni rivolte all’uguaglianza sul posto di lavoro, che del ruolo delle donne dentro le nostre organizzazioni sindacali…é necessario dare maggiore concretezza a questo impegno politico, a cominciare dal combattere le derive sessiste dentro ai nostri sindacati (per esempio le aggressioni fisiche, ovviamente, ma anche verbali o attraverso gli scritti, i disegni).

Questo richiede strumenti di comprensione dei problemi, orientamenti rivendicativi, azioni, per arrivare a considerare questo approccio femminista come un’attività sindacale indispensabile. Si tratta di concepirlo come un fattore di rinnovamento per il nostro sindacalismo, come uno degli elementi della nostra democrazia sindacale ed infine di inserirlo a pieno titolo nel nostro progetto di trasformazione sociale.

Le disuguaglianze tra donne e uomini sono oggi identificate meglio. In molti paesi le lotte femministe hanno anche ottenuto che tali disuguaglianze venissero proibite per legge. E ancora rimangono nei rapporti sociali: dentro la famiglia, il mondo del lavoro, in politica…Il paradosso è questo: inaccettabili a parole, vengono tollerate nel quotidiano. L’uguaglianza reale tra donne e uomini seppellisce l’ideologia patriarcale della nostra società. Non sarà possibile ottenerla se non si decostruisce questo sistema sociale basato sulle differenze di classe sociale, sullo sfruttamento e sull’oppressione.

L’emancipazione delle donne da questo sistema di dominazione e di sfruttamento non è solamente un obiettivo e un’esigenza di giustizia sociale, ma sovverte il quadro di dominio e di sfruttamento, specificatamente capitalista, a livello dell’insieme della società. E’ una lotta in cui tutte e tutti hanno da guadagnare. L’oppressione specifica delle donne si articola, ovviamente, in altri sistemi di dominio e di sfruttamento (di classe, razziali…) – in un modo che si tratta di comprendere e di decostruire per tendere verso una società egualitaria.

La nostra attività sindacale non può fare a meno di un approccio femminista, poiché è evidente che le lavoratrici subiscono nel mondo del lavoro delle diseguaglianze e delle discriminazioni in quanto “gruppo sociale sessuato” (in altre parole, delle discriminazioni di genere). Il capitalismo sa trarre profitto dalla situazione di oppressione delle donne fino a rafforzarla. Quindi, le rivendicazioni a favore dell’uguaglianza donna-uomo mettono in discussione l’organizzazione della società intera, i suoi principi d’ordine e di gerarchia. Per portare avanti queste rivendicazioni ci appoggiamo sulle leggi esistenti e sulle lotte delle donne, ma anche su una volontà rivendicativa trasversale, che consideri la situazione specifica delle donne nell’insieme delle nostre preoccupazioni. Altrimenti detto, la lotta per l’uguaglianza reale tra donne e uomini è sia specifica – nel senso che l’oppressione delle donne ha dei suoi propri meccanismi, caratteristiche e modi di manifestarsi – che trasversale, dal momento che tocca l’insieme delle questioni sindacali, sociali e politiche che con cui abbiamo a che fare.

Questo approccio deve affermarsi nel nostro progetto sindacale, tanto nelle sue pratiche quotidiane, quanto nelle sue analisi globali. E’ un valore forte, rivendicativo, ma indispensabile per sperare di trasformare la società.

Le donne sono la metà della classe lavoratrice e sono sempre più inserite nella produzione mondiale. Rappresentano oggi il 51,1% della popolazione attiva nel mondo. Ma questi dati, che indicano la maggiore presenza di donne nei posti di lavoro e anche nei percorsi scolastici e formativi, si accompagnano anche con altri, che mostrano che la disuguaglianza economica tra gli uomini e le donne persiste e che la violenza contro le donne si sviluppa in tutti i continenti.

La povertà colpisce più le donne che gli uomini: il 70% dei poveri nel mondo sono donne. Le donne hanno spesso lavori esternalizzati, precari e informali. Secondo un rapporto dell’ONU, pubblicato nel marzo 2015, le donne ricevono in busta paga il 24% in meno degli uomini per svolgere lo stesso lavoro e le donne con figli prendono ancora meno. Tuttavia, dal momento che le donne sono nella stragrande maggioranza degli impieghi malpagati, questa disuguaglianza è molto più elevata. Le donne rappresentano l’83% dei lavoratori e delle lavoratrici domestiche, settore tra i meno ben pagati al mondo.

Con la nuova crisi economica mondiale, a partire dal 2008, questa situazione si è aggravata maggiormente: piani d’austerità, attacchi ai diritti come la pensione, privatizzazioni, tagli di spesa alla sanità o all’educazione, impieghi sempre più precari, etc. Questi piani, applicati dai paesi imperialisti, hanno toccato particolarmente la classe lavoratrice femminile.

Inoltre, diritti come la legalizzazione dell’aborto, conquistata negli anni ’70, sono sotto attacco in molti paesi (Stati Uniti, Spagna, Portogallo, etc.); in molti altri non sono ancora mai stati riconosciuti.

La violenza contro le donne aumenta! Un sondaggio presentato nel 2014 dall’Agenzia dell’Unione Europea dei Diritti Fondamentali rivela che, nell’ambito dei 28 paesi dell’Unione Europea, 62 milioni di donne hanno subito delle violenze sessiste. Una donna su tre è stata vittima di violenze fisiche e sessuali. Questo conferma la ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, realizzata nel 2013, che riporta gli stessi risultati, ma a livello mondiale.

L’India, paese considerato dal sistema economico mondiale come “emergente”, è senza dubbio l’esempio più lampante del legame tra “sviluppo” economico capitalistico e persistenza delle più barbare forme della degradazione umana: ogni 20 minuti, una donna viene violentata. Solamente un caso su cinquanta viene denunciato alla polizia che, nella maggior parte dei casi, dà la colpa alla vittima.

Le aggressioni sessuali sono costanti e sono spesso giudicate come reati di minori gravità per il fatto che non c’è stata penetrazione. Le pratiche di aggressioni diffuse oggi (acido gettato sul viso) e di umiliazione delle donne (spogliarle in pubblico), sono considerate come atti di minore gravità.

Anche in Brasile gli stupri sono aumentati. Secondo lo studio prodotto dal Forum brasiliano sulla sicurezza pubblica nel 2012 vengono segnalati 50.617 casi di violenza, il 18,17% in più che nel 2011. Muoiono 15 donne ogni giorno, vittime della violenza di genere e ogni due minuti una donna viene picchiata.

Il turismo sessuale e la tratta degli esseri umani sono anch’esse forme attuali dello sfruttamento e della violenza contro le donne nel mondo.

I dati sulla violenza sono misurati, con molta difficoltà. Ma le conseguenze pratiche e psicologiche sono impossibili da calcolare. Le donne perdono fiducia in se stesse, soffrono di depressione, di attacchi di panico e crisi d’ansia, di sentimenti di colpa e di vergogna, senza contare la paura di camminare per la strada, di trovarsi in un luogo pubblico.

Mentre le violenze contro le donne aumentano, le istituzioni mondiali e i governi moltiplicano i discorsi sull’uguaglianza senza prendere le misure necessarie per realizzarla. Il sistema capitalistico ha bisogno di questa disuguaglianza tra uomini e donne; dietro le dichiarazioni che condannano le violenze ci sono le azioni dell’élite dirigente mondiale che le mantiene e addirittura le giustifica! Organizzando le disuguaglianze tra donne e uomini, difendendo l’ideologia patriarcale, gli Stati e le istituzioni legittimano la violenza di genere.

L’autorganizzazione delle donne è legittima: non è in contraddizione con il sindacalismo che vogliamo praticare e sviluppare, al contrario!

Contro le violenze rivolte alle donne, per il diritto a disporre liberamente del proprio corpo, per il diritto all’aborto, per l’uguaglianza tra le donne e gli uomini: sviluppiamo e rafforziamo un sindacalismo risolutamente femminista!

Le organizzazioni membri della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta:

Organizzazioni sindacali nazionali interprofessionali

Organizzazioni sindacali nazionali interprofessionali
Central Sindical e Popular Conlutas (CSP-Conlutas) – Brésil.
Confederación General del Trabajo (CGT) – Etat espagnol.
Union syndicale Solidaires (Solidaires) – France
Confédération Générale du Travail du Burkina (CGT-B) – Burkina.
Confederation of Indonesia People’s Movement (KPRI) – Indonésie.
Confederación Intersindical (Intersindical) – Etat espagnol.
Syndicat National Autonome des Personnels de l’Administration Publique (SNAPAP) – Algérie.
Batay Ouvriye – Haïti.
Unione Sindacale Italiana (USI) – Italie.
Confédération Nationale des Travailleurs – Solidarité Ouvrière (CNT SO) – France.
Sindicato de Comisiones de Base (CO.BAS) – Etat espagnol.
Organisation Générale Indépendante des Travailleurs et Travailleuses d’Haïti (OGTHI) – Haïti.
Sindacato Intercategoriale Cobas (SI COBAS) – Italie.
Confédération Nationale du Travail (CNT-f) – France.
Intersindical Alternativa de Catalunya (IAC) – Catalogne.
Union Générale des Travailleurs Sahraouis (UGTSARIO) – Sahara occidental.
Ezker Sindikalaren Konbergentzia (ESK) – Pays basque.
Confédération Nationale de Travailleurs du Sénégal Forces du Changement (CNTS/FC) – Sénégal.
Independent Trade Unions for Egyptian Federation (EFITU) – Egypte.
Sindicato Autorganizzato Lavorator COBAS (SIAL-COBAS) – Italie.
General Federation of Independent Unions (GFIU) – Palestine.
Confederación de la Clase Trabajadora (CCT) – Paraguay.
Red Solidaria de Trabajadores – Perou
Organizzazioni sindacali nazionali professionali
National Union of Rail, Maritime and Transport Workers (RMT/TUC) – Grande-Bretagne.
Centrale Nationale des Employés – Confédération Syndicale Chrétienne (CNE/CSC) – Belgique.
Sindicato Nacional de Trabajadores del Sistema Agroalimentario (SINALTRAINAL/CUT) – Colombie.
Fédération Générale des Postes, Telecom et Centres d’appel – Union Générale Tunisienne du Travail (FGPTT/UGTT) – Tunisie.
Trade Union in Ethnodata – Trade Union of Empoyees in the Outsourcing Companies in the financial sector – Grèce.
Syndicat national des travailleurs des services de la santé humaine (SYNTRASEH) – Bénin
Sindicato dos Trabalhadores da Fiocruz (ASFOC-SN) – Brésil.
Organizzazione Sindicati Autonomi e di Base Ferrovie (ORSA Ferrovie) – Italie.
Sindicato Único de Trabajadores del Grupo Ripley S.A – Pérou
Union Nationale des Normaliens d’Haïti (UNNOH) – Haïti.
Confederazione Unitaria di Base Scuola Università Ricerca (CUB SUR) – Italie.
Confederazione Unitaria di Base Immigrazione (CUB Immigrazione) – Italie.
Coordinamento Autorganizzato Trasporti (CAT) – Italie.
Confederazione Unitaria di Base Credito e Assicurazioni (CUB SALLCA) – Italie.
Syndicat des travailleurs du rail – Union Nationale des Travailleurs du Mali (SYTRAIL/UNTM) – Mali.
Gıda Sanayii İşçileri Sendikası – Devrimci İşçi Sendikaları Konfederasyonu (GIDA-IŞ/DISK) – Turquie.
Syndicat National des Travailleurs du Petit Train Bleu/SA (SNTPTB) – Sénégal.
Asociación Nacional de Funcionarios Administrativos de la Caja de Seguro Social (ANFACSS) – Panama.
Conseil des Lycées d’Algérie (CLA) – Algérie.
Confederazione Unitaria di Base Trasporti (CUB Trasporti) – Italie.
Syndicat de l’Enseignement Supérieur Solidaire (SESS) – Algérie.
Palestinian Postal Service Workers Union (PPSWU) – Palestine.
Union Syndicale Etudiante (USE) – Belgique.
Sindicato dos Trabalhadores de Call Center (STCC) – Portugal.
Sindicato Unitario de Trabajadores Petroleros (Sinutapetrolgas) – Venezuela.
Alianza de Trabajadores de la Salud y Empleados Publicos – Mexique.
Canadian Union Of Postal Workers (CUPW-STTP) – Canada.
Organizzazioni sindacali locali
Trades Union Congress, Liverpool (TUC Liverpool) – Angleterre.
Sindacato Territoriale Autorganizzato, Brescia (ORMA Brescia) – Italie.
Fédération syndicale SUD Service public, canton de Vaud (SUD Vaud) – Suisse
Sindicato Unitario de Catalunya (SU Metro) – Catalogne.
Türkiye DERİ–İŞ Sendikasi, Tuzla et Izmir (DERİ–İŞ Tuzla et Izmir) – Turquie.
L’autre syndicat, canton de Vaud (L’autre syndicat) – Suisse
Centrale Générale des Services Publics FGTB, Ville de Bruxelles (CGSP/FGTB Bruxelles) – Belgique
Arbeitskreis Internationalismus IG Metall, Berlin (IG Metall Berlin) – Allemagne
Sindicato de Trabajadores de Celima – Pérou
Sindicato Unificado de Trabajadores de la Educación de Buenos Aires, Bahia Blanca -(SUTEBA/CTA de los
trabajadores Bahia Blanca) – Argentine
Sindicato del Petróleo y Gas Privado del Chubut/CGT – Argentine.
Sindicato Lacteos del Sur – FENALTRAL/CUT – Chili.
Organizzazioni sindacali internazionali
Industrial Workers of the World – International Solidarity Commission (IWW)
Correnti, tendenze e Reti Sindacali
Transnationals Information Exchange Germany (TIE Germany) – Allemagne.
Emancipation tendance intersyndicale (Emancipation) – France.
Globalization Monitor (Gmo) – Hong Kong.
Courant Syndicaliste Révolutionnaire (CSR) – France.
No Austerity – Coordinamento delle lotte – Italie.
Solidarité Socialiste avec les Travailleurs en Iran (SSTI) – France.
Basis Initiative Solidarität (BASO) – Allemagne.
LabourNet Germany – Allemagne.
Resistenza Operaia – operai Fiat-Irisbus – Italie.