No alla riforma Maroni sulla sanità lombarda! Presidio il 14 luglio

Presidio sanità

Dopo essere stato approvato in commissione sanità, il testo di legge sulla riforma della sanità lombarda, passerà alla discussione del Consiglio Regionale a partire dal 14 luglio. Si tratta del progetto di legge su cui aveva costruito la sua campagna elettorale Roberto Maroni, annunciando tagli di poltrone ed efficienza. Ma ad iter legislativo quasi concluso, la riforma si rivela ancora una volta in totale continuità con l’amministrazione precedente, ovvero con il modello clientelare di Formigoni, proprio in questi giorni sottoposto a processo per tangenti e corruzione.

Ma, in un clima di imminenti tagli alla sanità annunciati dal governo, le poltrone dorate del servizio sanitario lombardo restano, e con esse i bisogni di salute della popolazione, accantonati e destinati ad aggravarsi.

In vista della discussione regionale del 14 Luglio, la Rete Lombarda per il Diritto alla Salute, insieme a Medicina Democratica, Coordinamento Sanità e Sial Cobas, lancia un appello ad associazioni, movimenti, sindacati, organizzazioni politiche ed esperti di sanità pubblica, a costruire un presidio davanti al Consiglio Regionale, in via Fabio Filzi 22 a partire dalle 10.

I principali punti di contestazione all’attuale sistema sanità e al suo peggioramento delineato nel progetto di legge.

  1. 1) Una sanità pubblica nata all’insegna del decentramento e del controllo dal basso, vuole essere ridefinita proprio da quella Lega Nord che per anni ha sbandierato il federalismo, e che oggi, dai vertici di Regione Lombardia, non intende rinunciare a spazi per le clientele, accentramento e sprechi. L’alta qualità degli operatori in servizio, non può celare tutto il resto di un sistema profondamente corrotto.
  2. 2) La crescente privatizzazione del servizio si accompagna ad una pubblicizzazione dei debiti, tramite imposte e contributi obbligatori. Ci si riferisce in primis ai ticket, ovvero una tassa sulla malattia, iniqua inutile e dannosa. Ma si fa riferimento anche agli alti costi di visite ed esami a pagamento, sia dentro che fuori dalle strutture pubbliche, o alle rette che le famiglie si trovano a dover sostenere economicamente per garantire l’assistenza a parenti disabili e anziani.
  3. 3) Gli operatori addetti alla prevenzione, alle cure e alla riabilitazione sono in progressiva diminuzione e nuove assunzioni sono tardive o inesistenti. Una delle situazioni più recenti e più gravi è quella dello smantellamento del servizio di interruzione volontaria di gravidanza (IVG) presso l’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo, complice la struttura clientelare di Formigoni che ha radicato il controllo di Comunione e Liberazione su una larga fetta del servizio sanitario, imponendo un numero di obiettori di coscienza nelle strutture ospedaliere (il 70%) ben oltre il limite legale. Non si parla infatti di consultori all’interno del progetto di legge, già sottoposti ad un altissimo taglio dei fondi, cosi come non si parla di salute mentale, salute sul lavoro, salubrità ambientale.

In poche parole, si tratta dell’ennesima riforma che avalla l’esproprio di diritti fondamentali, il saccheggio dei beni pubblici, favorendo invece la fortuna e la garanzia dei soliti pochi, privati e privilegiati.

In questa direzione, che avvicina sempre di più il rischio di dover ricorrere ad assicurazioni integrative, volontariato o beneficenza privata in luogo del servizio pubblico, sono invece chiare le rivendicazioni di chi presenta alternative possibili, quelle che partono dalle necessità concrete, da principi di accesso egualitario ai servizi, dalla difesa del pubblico, in termini di attacco all’accentramento di poteri e privilegi:

  1. Assumere personale per rispondere al funzionamento dei servizi.

Espellere gli interessi e i guadagni dei privati dalle prestazioni sanitarie.

Interrompere le esternalizzazioni e le privatizzazioni e applicare un unico Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per tutta la sanità pubblica.

Riorganizzare e riaprire i consultori, a TUTTE le donne, comprese le migranti. Ripensare tali strutture come luoghi di informazione, e formazione alla salute delle donne, alla contraccezione, alla salvaguardia dell’IVG.

Riportare il dipartimento di salute mentale nel territorio e fuori dagli ospedali, potenziare il servizio con più operatori e più ore di apertura quotidiana, assicurando l’integrazione sociale, abitativa e lavorativa.

Finanziare gli interventi di prevenzione dentro e fuori i contesti di lavoro, utilizzando come definito per legge almeno il 5% del fondo sanitario regionale.

Eliminare i ticket.

Decentrare la programmazione e il controllo del servizio e dei relativi bilanci su competenza comunale e delle formazioni sociali presenti sul territorio.

In sintesi, rispettare il diritto alla salute di tutte e tutti.

Appuntamento 14 luglio, ore 10, davanti al Consiglio Regionale, via Fabio Filzi 22