Dichiarazione della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta, incontro in Brasile giugno 2015

International trade union network of solidarity and struggle                               Réseau syndical international de solidarité et de luttes                                           Rede Sindical Internacional de solidariedade e de lutas                                           Red sindical internacional de solidaridad y de luchas                                               Rete sindacale internazionale di solidarietà e di lotta  www.laboursolidarity.org
DICHIARAZIONE CONGIUNTA
DELL’INCONTRO INTERNAZIONALE A CAMPINAS, BRASILE
8-9 GIUGNO 2015

La Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta, costituitasi nel marzo 2013, all’indomani della riunione di Saint-Denis (Francia), è il frutto di anni di collaborazioni e scambi tra buona parte delle organizzazioni fondatrici. E’ per questo, e sulla base di un orientamento e di pratiche sindacali comuni, che abbiamo potuto riunire delle organizzazioni sindacali, delle correnti e delle tendenze sindacali di numerosi paesi d’America, d’Europa, d’Africa e d’Asia.

Due anni dopo, nel giugno 2015, abbiamo organizzato un nuovo incontro internazionale a Campinas, in Brasile. In quest’occasione abbiamo apprezzato tutti quanti le evoluzioni positive nella costruzione della nostra Rete, a cominciare dal suo allargamento. Abbiamo anche fatto il punto sul cammino che ci resta da fare per dotarci di uno strumento comune internazionale, necessario a tutte le forze sindacali che rivendicano e praticano un sindacalismo di lotta, anticapitalista, autogestito, democratico, ecologista, indipendente dai padroni e dai governi, internazionalista e schierato contro tutte le forme di oppressione (macismo, razzismo, omofobia, xenofobia). La democrazia operaia, l’autorganizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici sono anch’esse nostre rivendicazioni comuni.

La crisi del sistema capitalistico ha delle conseguenze nel mondo intero.

Le crisi, economiche, finanziarie, ecologiche e sociali si mescolano e si autoalimentano. Questa crisi globale del capitalismo mostra l’impasse di un modello di sviluppo basato su una ripartizione sempre più ineguale della ricchezza, prodotta attraverso lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, la deregolamentazione finanziaria del libero scambio generalizzato e il disprezzo dei dettami ecologici. Per salvare i profitti degli azionisti e dei padroni, per assicurare l’avvenire delle banche, le istituzioni mondiali (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio, etc.) i governi e la classe imprenditoriale mettono sempre più sotto attacco i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il sistema economico e politico attuale organizza il saccheggio di molti paesi, obbliga milioni di persone ad abbandonare il proprio luogo d’origine per sopravvivere e poi nega loro ogni diritto col pretesto che sono immigrati.

Distruzione del servizio pubblico, messa in questione di tutti i diritti sociali, attacco ai diritti sindacali, sberleffo delle libertà sindacali, aumento della precarietà e della disoccupazione per fare pressione sulle popolazioni … I metodi sono gli stessi utilizzati in tutti i paesi!

Per raggiungere i loro scopi utilizzano ogni mezzo: criminalizzazione, processi, arresti, interventi di polizia, occupazioni militari, sbarramenti di ogni tipo ai diritti collettivi ed individuali. La repressione è una delle loro armi contro chi resiste, si oppone e costruisce delle alternative.

La solidarietà, al di là delle frontiere, è una delle nostre risposte.

Il sindacalismo che dunque noi rivendichiamo non può tollerare patti con i poteri in campo per convalidare misure antisociali. Il sindacalismo ha la responsabilità di organizzare la resistenza a livello internazionale, per costruire, attraverso le lotte, la trasformazione sociale che è necessaria.

Vogliamo costruire un sistema fondato sui beni comuni, la redistribuzione delle ricchezze tra tutti coloro che le hanno create, ovvero i lavoratori e le lavoratrici, sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e su uno sviluppo ecologicamente sostenibile.

Rivendichiamo la fine delle privatizzazioni e della mercificazione e, al contrario, l’estensione, la democratizzazione e l’appropriazione sociale del servizio pubblico (educazione, sanità, trasporti, energia, acqua, casa, pensione…). La libera circolazione delle persone e l’uguaglianza dei diritti sociali e politici di tutti e di tutte, indipendentemente dalla nazionalità, l’origine, il sesso, sono tutte cose che fanno parte dei nostri obiettivi comuni.

Capire l’adattamento del capitalismo per meglio opporsi

Gli attacchi contro i salari, le condizioni di lavoro, le forme di protezione sociale, il servizio pubblico e le libertà democratiche fanno parte di un progetto strategico del capitalismo destinato a cambiare durevolmente e fondamentalmente il rapporto di forza tra la classe dominante e quella dei lavoratori e dei ceti popolari. Questo progetto s’inscrive nel quadro di un capitalismo globalizzato, di un’economia che crea concorrenza tra le regolamentazioni sociali, le legislazioni, le condizioni di lavoro. Tutto questo provoca una precarizzazione crescente del mondo del lavoro.

La questione della salute e sicurezza sul posto di lavoro, le condizioni generali della qualità di vita per i salariati e i ceti popolari hanno un’importanza sempre più decisiva nelle lotte e nelle rivendicazioni.

Nei paesi mantenuti in una condizione di sottosviluppo, attraverso forme di colonialismo e imperialismo sempre attuali, queste situazioni condannano una grossa fetta di umanità a morire di fame o a emigrare, spesso con il rischio della vita, in paesi dove sarà nuovamente vittima di forti discriminazioni. Il colonialismo e l’imperialismo opprimono ancora molte popolazioni in tutto il mondo; il sindacalismo è votato a combattere queste modalità di dominio.

La congiuntura economica non è l’elemento essenziale che giustifica questa strategia della classe dominante. Il capitalismo attacca da sempre le condizioni di vita, di salario e lo statuto dei lavoratori e delle lavoratrici. Esso utilizza la crisi (la crisi del sistema capitalistico!) per rinforzare i suoi attacchi.

La direzione finanziaria del capitalismo, la sua mondializzazione accelerata, le politiche dominanti di austerità, le politiche di “pagamento del debito” indicano la preminenza di un orientamento verso il mercato globalizzato, con al centro una nuova ripartizione delle ricchezze e del potere sempre più sfavorevole alle classi popolari. Il meccanismo del debito strangola i paesi e ci impoverisce: il loro debito non è il nostro debito; non dobbiamo pagarlo! Le politiche economiche e finanziarie presentate come uno stimolo alla ripresa della domanda sembrano poco efficaci ad assicurare una ripresa economica forte e di lunga durata. Inoltre, questi propositi di rilancio non rimettono in alcun modo in questione le politiche di austerità, la stretta sui salari, lo smantellamento e la privatizzazione del servizio pubblico. In altre parole, esse non contengono una dimensione di compromesso strategico come quello che poteva essere, per esempio, l’istituzione della regolamentazione fordista, applicata, durante una parte del XX° secolo, in una parte del mondo (al prezzo, va detto, dello sfruttamento di quello che veniva chiamato Terzo-Mondo).

Le proposte di un nuovo compromesso sociale portate avanti da una parte del movimento sindacale hanno come loro primo punto debole l’ignoranza deliberata di quello che occorrerebbe in termini di lotta e rapporto di forza perché possano anche solo cominciare a realizzarsi, assicurando un nuovo corso “riformista”. La questione essenziale non è semplicemente l’iniezione da parte dei governi di soldi pubblici in vista della ripresa dell’economia, ma quella della ripartizione della ricchezza e del potere così come della determinazione di un nuovo modello di sviluppo.

Similmente, ci paiono illusorie le ipotesi politiche che mirano a governare, supponendo che la conquista di posizioni istituzionali a livello dello stato nazionale potrà permettere, attraverso gli strumenti classici del potere pubblico e nel quadro istituzionale messo in piedi per servire il capitalismo, di imporre un nuovo orientamento delle politiche attraverso un nuovo compromesso sociale che implichi tutte le classi sociali.

Il Brasile, dove è stato tenuto questo incontro della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta è un buon esempio di tutto questo. La politica economica attuale segue quella dei governi borghesi precedenti e consiste nel garantire immensi guadagni al grande capitale e a fare delle piccole concessioni ai settori più miserabili della popolazione: questa politica si è esaurita.

Ora il governo prova anche a soddisfare i diktat del capitalismo internazionale e della borghesia brasiliana, facendo pagare ai lavoratori e alle lavoratrici il peso della crisi, per esempio attraverso le sue politiche fiscali o le esternalizzazioni.

La fragilità generale del sistema internazionale, l’evoluzione del rapporto di forza tra il blocco economico-politico si intrecciano con una radicalizzazione delle lotte sociali ed ecologiche e con lo scontro tra salariato e sistema di dominio.

Rafforzare il sindacalismo per rompere con il capitalismo

L’indipendenza di un movimento sindacale che si mobilita e lotta veramente rappresenta la questione centrale di questo frangente storico. In effetti, la sfida è quella di contrapporsi alla strategia di dominio del capitalismo mondiale, che tenta di imporre alla classe lavoratrice una regressione storica attraverso la distruzione pura e semplice della sua capacità di autorganizzazione, d’azione e di posizionamento a vantaggio di un sindacalismo addomesticato, o annientando completamente il movimento operaio; questo mentre una parte sempre più grande della popolazione mondiale si proletarizza e vive in condizioni sociali sempre più difficili.

Affermiamo con forza la nostra opposizione al sindacalismo di Stato e la nostra volontà di sindacalismo e di democrazia sindacale. Questo non è per nulla in contraddizione con la ricerca dell’unità sindacale, dell’unità operaia, dell’unità di tutte e tutti coloro che sono sfruttati ed oppressi.

Al contrario, non abbiamo niente a che fare con chi si pretende sindacalista, mentre cogestisce i fondi pensione o si fa corrompere dalla classe dirigente… classe dirigente che ha anche fatto della corruzione il modo di funzionamento abituale di tutta una parte di responsabili politici.

La questione del diritto alla terra è particolarmente importante in molti paesi, in particolar modo in che ancora subiscono il colonialismo e l’imperialismo; dobbiamo agire su questo punto, lottare per delle vere riforme agrarie, in accordo con i movimenti sociali che già sono mobilitati per questo diritto.

Il nostro sindacalismo unisce la difesa degli interessi immediati dei lavoratori e delle lavoratrici alla  volontà di un profondo cambiamento sociale. Non si limita al campo delle rivendicazioni economiche, ma fa proprio il tema del diritto alla casa, alla terra, l’uguaglianza tra uomini e donne, l’antirazzismo, la lotta contro l’omofobia e la xenofobia, l’ecologia, l’anticolonialismo…

Gli interessi che difendiamo sono quelli della classe lavoratrice (lavoratori/trici in attività o in pensione, disoccupati/e, giovani in formazione). Essi si articolano con quelli dei popoli di tutte le regioni del mondo. In questo, ci opponiamo frontalmente ai padroni, ai governi e alle istituzioni che sono al loro servizio e rivendichiamo la nostra autonomia da tutte le organizzazioni politiche.

Esistono delle organizzazioni sindacali internazionali; sono state create delle reti sindacali su base professionale o geografica. Da una zona del mondo all’altra, le nostre storie sindacali, le nostre strutture sindacali, le nostre alleanze sindacali sono differenti. Ma condividiamo una cosa essenziale: siamo determinati a procedere nella costruzione di un coordinamento internazionale del sindacalismo di lotta.

Vogliamo condividere le nostre esperienze, rafforzare la resistenza, costruire l’unità al di là delle frontiere, mettere in opera la solidarietà internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici.

A fronte della crisi che colpisce le popolazioni di tutti i paesi e di cui il capitalismo è responsabile, è necessario coordinare ed unificare le nostre lotte. Facciamo appello ai collettivi sindacali perché si uniscano a noi per costruire questa unità di azione sindacale, necessaria per far fronte alla battuta d’arresto delle garanzie sociali, per conquistare nuovi diritti e costruire una società differente.

Non ci battiamo semplicemente per avere quello che avevamo prima: certo, gli attacchi contro la classe operaia sono molto forti e talvolta sotto forme nuove. Ma lo sfruttamento capitalista non è una novità ed è con questo che bisogna rompere, per creare modi di organizzazione sociale che partano dai bisogni della popolazione.

Costruiremo questa prospettiva passo passo con tutte le organizzazioni sindacali che praticano un sindacalismo di lotta, per le quali il sistema capitalistico non è un modo di organizzazione sociale insuperabile e che costruiscono il cambiamento tutti i giorni, attraverso lotte collettive e analisi teoriche sulla società che vogliamo per il domani.

Ci proponiamo di rafforzare, allargare, rendere più efficace una rete di sindacalismo rivendicativo, di lotta, democratico, autonomo, indipendente dai padroni e dai governi, che si oppone a tutte le forme di oppressione (macismo, razzismo, omofobia, xenofobia) ecologista e internazionalista.

Dopo l’incontro internazionale di giugno 2015 abbiamo degli obiettivi concreti, degli impegni comuni. Insieme li abbiamo definiti e insieme li porteremo a termine:

nel lungo periodo, ci mobilitiamo sul fronte della solidarietà internazionale, e precisamente contro ogni forma di repressione antisindacale. La nostra battaglia si rivolge contro tutte le forme di discriminazione, a cominciare da quella contro le donne, i neri, i migranti, la comunità LGBT (gay, lesbiche, bisessuali e transgender).

ci impegniamo ad intervenire in maniera coordinata ed unitaria per appoggiare le lotte e le campagne internazionali, riaffermando il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli.

rinforziamo ed estendiamo il lavoro internazionale svolto nei settori professionali(trasporti, educazione, call center, industria, commercio, sanità etc.) e su questioni interprofessionali (diritti delle donne, dei neri, dei migranti, LGBT, casa, ecologia, sanità e lavoro etc.).

proseguiamo il lavoro di riflessione ed elaborazione teorica sulla questione della crisi del sistema capitalistico e delle alternative ad esso.

mettiamo insieme i mezzi materiali necessari alla riuscita dei nostri progetti comuni: siti web, mailing list, coordinamento per settori professionali.

per una maggiore efficacia, strutturiamo il coordinamento delle organizzazioni sindacali che fanno parte della Rete in base alle regioni geografiche di appartenenza (America del Sud, Europa, Africa…).

lanciamo una settimana di mobilitazioni e di lotte internazionali nella seconda settimana d’ottobre 2015, su queste rivendicazioni comuni: “contro i piani di austerità e i tagli alla spesa pubblica, per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Noi non pagheremo la crisi!”. La forma e l’organizzazione di questa settimana di mobilitazione sarà adattata alla situazione di ciascun paese.

Le organizzazioni membri della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta:

Organizzazioni sindacali nazionali interprofessionali

Organizzazioni sindacali nazionali interprofessionali

Central Sindical e Popular Conlutas (CSP-Conlutas) – Brésil.

Confederación General del Trabajo (CGT) – Etat espagnol.

Union syndicale Solidaires (Solidaires) – France

Confédération Générale du Travail du Burkina (CGT-B) – Burkina.

Confederation of Indonesia People’s Movement (KPRI) – Indonésie.

Confederación Intersindical (Intersindical) – Etat espagnol.

Syndicat National Autonome des Personnels de l’Administration Publique (SNAPAP) – Algérie.

Batay Ouvriye – Haïti.

Unione Sindacale Italiana (USI) – Italie.

Confédération Nationale des Travailleurs – Solidarité Ouvrière (CNT SO) – France.

Sindicato de Comisiones de Base (CO.BAS) – Etat espagnol.

Organisation Générale Indépendante des Travailleurs et Travailleuses d’Haïti (OGTHI) – Haïti.

Sindacato Intercategoriale Cobas (SI COBAS) – Italie.

Confédération Nationale du Travail (CNT-f) – France.

Intersindical Alternativa de Catalunya (IAC) – Catalogne.

Union Générale des Travailleurs Sahraouis (UGTSARIO) – Sahara occidental.

Ezker Sindikalaren Konbergentzia (ESK) – Pays basque.

Confédération Nationale de Travailleurs du Sénégal Forces du Changement (CNTS/FC) – Sénégal.

Independent Trade Unions for Egyptian Federation (EFITU) – Egypte.

Sindicato Autorganizzato Lavorator COBAS (SIAL-COBAS) – Italie.

General Federation of Independent Unions (GFIU) – Palestine.

Confederación de la Clase Trabajadora (CCT) – Paraguay.

Red Solidaria de Trabajadores – Perou

Organizzazioni sindacali nazionali professionali

National Union of Rail, Maritime and Transport Workers (RMT/TUC) – Grande-Bretagne.

Centrale Nationale des Employés – Confédération Syndicale Chrétienne (CNE/CSC) – Belgique.
Sindicato Nacional de Trabajadores del Sistema Agroalimentario (SINALTRAINAL/CUT) – Colombie.
Fédération Générale des Postes, Telecom et Centres d’appel – Union Générale Tunisienne du Travail (FGPTT/UGTT) – Tunisie.
Trade Union in Ethnodata – Trade Union of Empoyees in the Outsourcing Companies in the financial sector – Grèce.
Syndicat national des travailleurs des services de la santé humaine (SYNTRASEH) – Bénin
Sindicato dos Trabalhadores da Fiocruz (ASFOC-SN) – Brésil.
Organizzazione Sindicati Autonomi e di Base Ferrovie (ORSA Ferrovie) – Italie.
Sindicato Único de Trabajadores del Grupo Ripley S.A – Pérou
Union Nationale des Normaliens d’Haïti (UNNOH) – Haïti.
Confederazione Unitaria di Base Scuola Università Ricerca (CUB SUR) – Italie.
Confederazione Unitaria di Base Immigrazione (CUB Immigrazione) – Italie.
Coordinamento Autorganizzato Trasporti (CAT) – Italie.
Confederazione Unitaria di Base Credito e Assicurazioni (CUB SALLCA) – Italie.
Syndicat des travailleurs du rail – Union Nationale des Travailleurs du Mali (SYTRAIL/UNTM) – Mali.
Gıda Sanayii İşçileri Sendikası – Devrimci İşçi Sendikaları Konfederasyonu (GIDA-I/DISK) – Turquie.
Syndicat National des Travailleurs du Petit Train Bleu/SA (SNTPTB) – Sénégal.
Asociación Nacional de Funcionarios Administrativos de la Caja de Seguro Social (ANFACSS) – Panama.
Conseil des Lycées d’Algérie (CLA) – Algérie.
Confederazione Unitaria di Base Trasporti (CUB Trasporti) – Italie.
Syndicat de l’Enseignement Supérieur Solidaire (SESS) – Algérie.
Palestinian Postal Service Workers Union (PPSWU) – Palestine.
Union Syndicale Etudiante (USE) – Belgique.
Sindicato dos Trabalhadores de Call Center (STCC) – Portugal.
Sindicato Unitario de Trabajadores Petroleros (Sinutapetrolgas) – Venezuela.
Alianza de Trabajadores de la Salud y Empleados Publicos – Mexique.
Canadian Union Of Postal Workers (CUPW-STTP) – Canada.

Organizzazioni sindacali locali

Trades Union Congress, Liverpool (TUC Liverpool) – Angleterre.

Sindacato Territoriale Autorganizzato, Brescia (ORMA Brescia) – Italie.

Fédération syndicale SUD Service public, canton de Vaud (SUD Vaud) – Suisse

Sindicato Unitario de Catalunya (SU Metro) – Catalogne.

Türkiye DERİŞ Sendikasi, Tuzla et Izmir (DERİŞ Tuzla et Izmir) – Turquie.

L’autre syndicat, canton de Vaud (L’autre syndicat) – Suisse

Centrale Générale des Services Publics FGTB, Ville de Bruxelles (CGSP/FGTB Bruxelles) – Belgique

Arbeitskreis Internationalismus IG Metall, Berlin (IG Metall Berlin) – Allemagne

Sindicato de Trabajadores de Celima – Pérou

Sindicato Unificado de Trabajadores de la Educación de Buenos Aires, Bahia Blanca -(SUTEBA/CTA de los

trabajadores Bahia Blanca) – Argentine

Sindicato del Petróleo y Gas Privado del Chubut/CGT – Argentine.

Sindicato Lacteos del Sur – FENALTRAL/CUT – Chili.

Organizzazioni sindacali internazionali

Industrial Workers of the World – International Solidarity Commission (IWW)

Correnti, tendenze e Reti Sindacali

Transnationals Information Exchange Germany (TIE Germany) – Allemagne.

Emancipation tendance intersyndicale (Emancipation) – France.

Globalization Monitor (Gmo) – Hong Kong.

Courant Syndicaliste Révolutionnaire (CSR) – France.

No Austerity – Coordinamento delle lotte – Italie.

Solidarité Socialiste avec les Travailleurs en Iran (SSTI) – France.

Basis Initiative Solidarität (BASO) – Allemagne.

LabourNet Germany – Allemagne.

Resistenza Operaia – operai Fiat-Irisbus – Italie.