Spagna: la CGT contro l’accordo che blocca i salari

CGTRiportiamo il comunicato del sindacato spagnolo CGT (con noi nella Rete Europea dei Sindacati Alternativi e di Base)  contro la firma del “III Accordo per l’Occupazione e la Contrattazione Collettiva”, firmato dai sindacati maggioritari.

Madrid, 9 luglio 2015

La CGT denuncia la firma del sindacalismo istituzionale di un altro accordo che precarizza i salari e peggiora le condizioni della classe lavoratrice spagnola.

UGT e CCOO l’8 luglio hanno firmato un accordo che limita l’aumento dei salari al massimo dell’1% nel 2015, mentre le aziende dell’IBEX 35 (quelle con più alta quotazione di capitale in borsa) quest’anno hanno avuto utili superiori al 25% della media.

La Confederazione Generale del Lavoro (CGT), non firmando il III Accordo per l’Occupazione e la Contrattazione Collettiva, sottoscritto dalle direzioni dei sindacati UGT e CCOO e dalle organizzazioni degli imprenditori CEOE e CEMYPE, denuncia il fatto che suddetti sindacati si prestano nuovamente ad accordi che danneggiano i diritti e le condizioni della classe lavoratrice, come è stato per il Patto della Moncloa, ANE, AMI, AI, Patto di Toledo, etc etc..

Accordi che non solo hanno diminuito i salari dei lavoratori, ma hanno reso più facile ed economico il licenziamento, hanno precarizzato i nuovi contratti e ritardato l’età pensionabile, tra le altre gravi conseguenze.

Per ciò che concerne il “III Accordo per l’Occupazione e la Contrattazione Collettiva” ribadiamo che sarà un’altra “doccia fredda” per milioni di lavoratori che vedranno i loro salari crescere meno rispetto ai prezzi di mercato.

Questo accordo comporta non solo che i salari possano restare sotto al PIL annuale, ma anche che non si procederà nemmeno al recupero degli aumenti percentuali persi durante tutti questi anni di congelamento; in alcuni casi si arriverà  persino alle riduzioni dei salari.

Se per caso non fosse sufficiente questa nuova “brusca frenata” agli aumenti salariali come rinuncia del sindacalismo istituzionale, bisogna tenere presente che nel menzionato accordo (come vari rappresentati dei sindacati degli imprenditori si sono affrettati ad evidenziare) si è deciso per tetti ed accordi minimi, orientati e vincolati alla produttività ed ai risultati delle aziende. Pertanto parlare di aumenti “fino al 1%” (per il 2015) e del 1,5% (per il 2016) suppone – di fatto – lasciare la porta aperta ad aumenti inferiori e vincolati all’adempimento dei lavoratori a clausole di produttività o rinunce a determinati diritti.

Questo accordo che ci impongono UGT, CCOO, CEOE y CEPYME accade precisamente nell’anno in cui tutto il mondo parla di recupero economico, incremento della produzione industriale e delle esportazioni (con benefici record per le aziende dell’IBEX 35). Governo, padroni e sindacati istituzionali continuano a non ascoltare i consigli degli esperti e degli organi internazionali che raccomandano l’aumento dei salari per aumentare il consumo interno ed affrontare l’allarmante impoverimento delle famiglie. Ignorando tutti questi consigli Toxo e Méndez firmano di nuovo, peggiorando le condizioni della classe alla quale fino a poco tempo fa dicevano di appartenere e persino di difendere.

Risulta pertanto vergognosa la posizione di questi due sindacati, impegnati da più di 37 anni nel far parte del regime, governi chi governi.

Tanto quanto sono insensibili alla sofferenza di 4 milioni di persone disoccupate che non ricevono nessun aiuto e firmano per   un sussidio di 426 euro, che sono briciole per chi non ha lavoro da molto tempo.

La CGT critica il comportamento del sindacalismo maggioritario che si umilia e s’inginocchia di fronte al patronato europeo, il quale anziché investire nella ricerca e nella formazione, ha come unico scopo quello di guadagnare ogni anno di più anche a costo di tagliare diritti e salari ai lavoratori che rendono possibile il funzionamento delle loro aziende.

 Ufficio stampa CGT