Perché diciamo no alle trivellazioni petrolifere?

no triv rettLe trivellazioni petrolifere sono un serio pericolo per il territorio, perchè ne sconvolgono l’equilibrio idrologico e  danneggiano l’ambiente, la salute e delle economie locali.

 (da www.trivelleditalia.itScarica il volantino informativo.

Consumo di suolo

Una delle prime conseguente inevitabili legate alle attività di perforazione e di estrazione di gas o greggio è l’elevata occupazione di suoli. Dalle aree di parcheggio e manovra per gli autocarri agli impianti per la lavorazione ed il trasporto di gas – nonché per le strade di accesso – dall’area che ospita la torre di trivellazione a quella per le vasche di smaltimento dei rifiuti petroliferi prodotti nel corso delle attività. Si stima che il suolo occupato per ogni singolo pozzo – derivante dallo svolgimento in sommatoria di tutte le attività sopraelencate – potrebbe arrivare a 19 mila metri quadrati ed oltre. Quasi 2 ettari che non potranno più essere utilizzati per altre attività.

L’acqua è una risorsa a rischio

Nel corso delle attività di perforazione viene utilizzata una grandissima quantità di acqua per raffreddare e lubrificare la testa di perforazione, ma anche per rimuovere i fanghi di perforazione. Si stima che per ogni barile di greggio estratto il consumo di acqua sarebbe pari a 8 barili. 1000 metri cubi di gas naturale è pari a 6 barili. Ogni barile è pari a 159 litri. Oltre al consumo, l’acqua è a rischio inquinamento. L’eventuale contaminazione potrebbe essere dovuta a fuoriuscite di fanghi di perforazione e materiali di riflusso. Al contatto con additivi chimici ed ai metalli pesanti (come arsenico o mercurio) contenuti nelle acque reflue, così come particelle radioattive provenienti dai giacimenti. L’acqua è una risorsa a rischio anche per il verificarsi di possibili percorsi di migrazione verso le acque sotterranee e superficiali costituiti dal rischio incidenti durante il trasporto, perdite dalle linee di raccolta, dai bacini per le acque reflue, dai compressori, danni alla cementazione ed ai tubi di rivestimento o semplicemente flussi sotterranei incontrollati nelle fessure o formazioni artificiali o naturali. L’inquinamento da metano delle acque sotterranee si deve ai livelli naturali di metano generati dalla decomposizione di metano biogenico nel sottosuolo.

Inquinamento atmosferico

I fluidi e le acque reflue potrebbero consentire l’evaporazione nell’atmosfera di sostanze dannose, l’emissione di composti organici volatili. Le sostanze radioattive di origine naturale (Norm) si trovano in qualsiasi formazione geologica, sebbene in piccole concentrazioni nell’ordine delle ppm o ppb. Attraverso le attività di perforazione, queste sostanze di origine naturale come uranio, torio e radio – legati nella roccia – vengono trasportati in superficie con i fluidi di riflusso. Ne consegue un impatto deleterio sulla salute umana ed effetti a lungo termine dovuti ai composti organici volatili. Le emissioni posso provenire dalle attrezzature di perforazione (rumore, particolato, SO2, NOx, composti organici volatili non metanici), dalla lavorazione e dal trasporto del gas naturale (rumore, particolato, SO2, NOx); dall’evaporazione di sostanze chimiche dai bacini per le acque reflue.

Tutelare le economie locali

Le attività petrolifere sono incompatibili con qualsiasi altra attività agricola od industriale di un territorio. Lo sfruttamento di idrocarburi – oltre che non sostenibile – non rappresenta una risorsa rinnovabile e va contro le programmazioni di tutela e valorizzazione delle risorse paesaggistiche. Le attività petrolifere non portano ricchezza alle comunità, mortificano le economie locali e minacciano le aree protette regionali e nazionali.