In un crescente clima di guerra globale diffusa che vede le potenze imperialiste mostrare i muscoli in diversi teatri mondiali dal Medio Oriente all’Asia, dall’Ucraina al Sahel, all’America Latina; mentre l’Europa a guida Von der Leyen corre al riarmo in previsione di un confronto militare diretto con la Russia, una cinquantina di imbarcazioni con migliaia di tonnellate di aiuti umanitari e alcune centinaia di attivisti e attiviste a bordo, arriveranno nei pressi del mare che si affaccia su Gaza per tentare di consegnare gli aiuti alla popolazione civile, stremata da due anni di massacri, bombardamenti e dall’ uso della fame e della sete come strumenti di guerra.
Eventi tragici che avvengono con la totale complicità dei governi occidentali, compreso quello italiano. Tutti si indignano. Si spendono in dichiarazioni sul fatto che Israele abbia superato ogni limite, ma nessun governo ha, fino ad ora, messo in atto misure concrete per isolarlo: non sono stati ostacolati gli interessi economici, fermati i rifornimenti di armi, né sono state sospese le relazioni diplomatiche con un governo assassino che sta mettendo in atto un vero e proprio genocidio, come riconosciuto anche dalla Corte Internazionale di Giustizia e, ormai, dalla maggioranza dell’opinione pubblica mondiale.
Il Governo Netanyahu ha già detto che non solo fermerà le imbarcazioni, impedendo la consegna degli aiuti – come dimostrano gli scellerati attacchi del 9 e del 10 settembre a due navi della Flotilla via drone in acque tunisine – ma arresterà tutti i membri dei vari equipaggi, provenienti da 44 paesi diversi, compresi i parlamentari presenti, trasferendo tutti/e nelle carceri israeliane, senza che abbiano commesso alcun reato, trattenendoli/e per un tempo indefinito.
Tutto questo mentre continua il progetto di deportazione della popolazione da Gaza e si intensifica sempre di più l’occupazione coloniale in Cisgiordania con l’approvazione di un piano deliberatamente finalizzato a un’ulteriore espansione delle colonie, operazione anche questa dichiarata illegittima dall’ONU.
È quindi chiaro che, in assenza totale di iniziative sanzionatorie da parte dei governi nei confronti di Israele, è dal basso che dobbiamo mobilitarci affinché ci sia un’assunzione di responsabilità da parte dell’Occidente per porre fine al massacro in atto a Gaza e fermare il progetto coloniale. Per fare pressione sui governi, far sì che la missione della Global Sumud Flotilla possa andare a buon fine e non trovarci con centinaia di sequestri di persona, è necessario mettere in atto immediatamente ogni forma di azione diretta volta a boicottare l’economia israeliana.
- Accogliamo la proposta dei lavoratori del Porto di Genova di mettere in atto iniziative di disobbedienza civile nei porti di tutto il paese nel caso in cui la Flotilla venga bloccata:
SE BLOCCANO LA FLOTILLA BLOCCHIAMO TUTTI I PORTI;
SE ISRAELE NON SI FERMA BLOCCHIAMO TUTTI I PORTI
- Metteremo in campo nei territori picchetti, blocchi e occupazioni in grado di intrecciarsi con i movimenti sociali che si stanno mobilitando in difesa della Global Sumud Flotilla.
- Consapevoli di essere espressione di un punto di vista sempre più maggioritario, come dimostrano le manifestazioni oceaniche in tutto il mondo e le decine di iniziative che attraversano ormai il nostro paese dobbiamo estendere il più possibile fra i lavoratori e le lavoratrici, in tutti i settori sociali la pratica del blocco e del boicottaggio dei prodotti provenienti da o in partenza per Israele, delle società pubbliche o private che intrattengono con quest’ultimo relazioni economico/commerciali.
Nello spirito di coinvolgere realmente lavoratori e lavoratrici e di costruire scioperi reali, in rapporto anche alle iniziative dell’enorme movimento che si è creato attorno alla Global Sumud Flotilla, valuteremo situazione per situazione la possibilità di individuare forme di mobilitazione e sciopero nella giornata di sciopero generale proposta da altre sigle sindacali.
ADL Cobas
CLAP
Cobas Lavoro Privato
SIAL Cobas