Referendum 8-9 giugno: cinque Sì per lavoro e cittadinanza

L’8 e il 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi. Di seguito indicazioni utili.

Si tratta di quattro referendum a tema lavoro: proposti dalla CGIL, vanno nella direzione di combattere le leggi che hanno sancito la precarietà del lavoro e la deresponsabilizzazione delle aziende in materia di sicurezza. E un quinto quesito, promosso da un ampio schieramento di realtà associative, che mira a ridurre a 5 gli anni di permanenza necessari in Italia per ottenere la cittadinanza.

Premessa. Lo strumento referendario non sostituisce l’azione diretta delle lavoratrici e dei lavoratori nella lotta sindacale e politica. Pur riconoscendo le criticità, riteniamo giusto votare 5 Sì e sostenere la campagna per il raggiungimento del quorum. Se voti no, tutto resta come é ora.

Cosa sono e come funzionano i referendum abrogativi? I referendum abrogativi sono validi solo se viene superato il quorum (cioè deve andare a votare almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto). In assenza di quel numero qualsiasi vittoria resterà prima di effetti giuridici.

Consigliamo l’ascolto dell’intervento dell’avvocato Maurizio Borali, giuslavorista (LO TROVI CLICCANDO QUI), registrato nel corso della tavola rotonda di giovedì 15 maggio all’Alg – Associazione lombarda giornalisti, Milano.

VEDIAMO INSIEME I CINQUE QUESITI REFERENDARI

Primo quesito, licenziamenti illegittimi. Oggi se una lavoratrice / un lavoratore viene licenziato e dimostra che il licenziamento è illegittimo, ha diritto a un risarcimento economico dal datore di lavoro ma non al reintegro in azienda. Si vota sì affinché, oltre al risarcimento, la lavoratrice / il lavoratore possa chiedere il reintegro in azienda.

Secondo quesito, tutele nelle piccole imprese con massimo 15 dipendenti (circa il 95% delle imprese in Italia). Oggi in caso di licenziamento illegittimo la lavoratrice / il lavoratore può ricevere un risarcimento economico con un tetto massimo di 6 mensilità. Si vota sì per eliminare il tetto massimo al risarcimento; la somma viene stabilita dai giudici caso per caso. 

Terzo quesito, norme dei contratti a termine. Oggi un datore di lavoro può assumere dipendenti con contratti a termine fino a un anno senza indicare un motivo specifico. Si vota sì per obbligare i datori di lavoro a tornare indicare il motivo per cui stipulano un contratto a tempo determinato. 

Quarto quesito, responsabilità degli infortuni sul lavoro. Oggi in caso di infortunio sul lavoro, l’azienda che ha appaltato il lavoro (committente) a un’altra azienda (appaltatrice) non è responsabile per le mancanze dell’appaltatrice in materia di sicurezza. Si vota sì per considerare responsabile anche l’azienda committente in caso di infortunio sul lavoro.

Quinto quesito, regole per chiedere la cittadinanza italiana. Oggi i cittadini non-UE maggiorenni che studiano e lavorano legalmente in Italia per poter richiedere la cittadinanza italiana devono risiedere nel nostro Paese per almeno 10 anni consecutivi. Si vota sì per dimezzare gli anni di residenza necessaria, da 10 a 5. 

Nota bene. Il quarto è un quesito referendario per salvare vite. E anche per tutelare chi in subappalto agisce regolarmente: votare sì significa prevenire e incentivare l’azienda committente a valutare meglio a chi affidare l’appalto, quindi a selezionare chi opera regolarmente. L’Italia è il Paese dei subappalti e delle morti sul lavoro (dati Inps, 1090 decessi accertati nel ‘24). Il 70% delle morti nel settore edilizia riguarda i subappalti: piccole aziende, volatili, prestanome, in odore di criminalità organizzata di stampo mafioso, a cui non importa il rispetto delle norme basilari, dai ritmi e all’uso dei dispositivi sicurezza. La catena dei subappalti viene mandata avanti per risparmiare: bassi salari, meno tutele, salute e sicurezza di chi lavora queste sconosciute.

PROMEMORIA SUL VOTO

QUANDO: seggi aperti domenica 8 giugno dalle 7 alle 23; lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15

COME: a ciascun quesito corrisponde una scheda su cui saranno presenti due caselle tra cui scegliere; vota sì a tutti e cinque.

COSA SERVE: documento di identità valido e tessera elettorale; se l’hai smarrita o hai finito gli spazi per i timbri richiedine una nuova al tuo Comune. Chi vota fuorisede deve portare anche l’attestazione inviata dal Comune a cui ha mandato la domanda.