CONTRATTO UNEBA: BASTA CONTRATTI CHE RIDUCONO IL SALARIO REALE. BASTA LAVORO POVERO!
Il sindacato SIAL-Cobas sostiene la necessità di una risposta di protesta e di lotta e perciò invita a partecipare allo sciopero del 16 settembre contro l’atteggiamento di chiusura dei rappresentanti di Uneba. La trattativa si è arenata e dopo un tentativo di conciliazione davanti al Ministero del lavoro siamo di fronte al primo sciopero. Le proposte di Uneba sono un “prendere” per il periodo 2020-2025 (vedi le loro posizioni https://www.uneba.org/contratto-uneba-conciliazione-sindacati/ ).
Lo scorso contratto Uneba l’hanno chiuso praticamente a costo zero tagliando i salari di ingresso (quattordicesima a rate, scatti di anzianità ritardati, ecc.).
Ora Uneba propone una soluzione a rate, un 50% dell’indice IPCA (parametro utilizzato per misurare la variazione del costo della vita depurato dai valori energetici) e altri soldi ci saranno solo a fronte di impegni da parte degli enti appaltanti (Regione, Comuni, ecc.)
Il contratto è scaduto a dicembre 2019 e per il livello 4°S al dicembre 2020 la paga era di 1.377,86€ a luglio 2024 con rivalutaistat avrebbe dovuto essere di 1.616,23€.
(Puoi calcolare dal sito https://rivaluta.istat.it/quale dovrebbe essere quella del tuo livello). Altroché 50€ come propone Uneba. Mancano all’appello circa 240€ per tenere il passo con l’inflazione e non possiamo perdere di vista che la base di partenza è di una paga oraria sotto i 9€.
Nel campo dei servizi pubblici esternalizzati (disabilità, migranti, sanità privata e altri) l’adeguamento delle tariffe da parte degli Enti Pubblici è un reale problema ma non può essere l’alibi per tenere fermo o far diminuire il valore reale dei salari di lavoratrici e lavoratori che da troppo tempo lavorano con contratti poveri.
La fase contrattuale complicata non riguarda solo Uneba (coop sociali, diaconia valdese e altri) hanno avuto contratti “lumambero” un po’ lumaca e un po’ gambero facendo perdere dei diritti e con aumenti poco significativi e ben lontani dal difendere i salari dalla inflazione. (Se vuoi vedere il video: https://www.sialcobas.it/2024/02/rinnovo-cnnl-coop-sociali-il-lumambero-video/) e https://www.change.org/p/sostieni-la-piattaforma-alternativa-coop-sociali-un-altro-contratto-e-possibile.
Che fare? Le nostre proposte sono: far partire e sostenere un confronto nelle varie realtà lavorative con Assemblee retribuite eleggendo la RSU – Rappresentanza Sindacale Unitaria ed eventualmente gli RLS – Rappresentanti Lavoratori per la Sicurezza per discutere dei contenuti e eleggere una delegazione rappresentativa per la trattativa in modo da allargare il consenso e il sostegno alle richieste di miglioramenti contrattuali.
Vederci il
16 settembre davanti alla sede di Uneba in via Pattari 6 Milano dalle 10
e il giorno 24 settembre 2024 dalle 18 alle 20 presso circolo “La Scighera” Via Candiani, 131 Milano – Bovisa
(con la possibilità di collegamento da remoto per chi è lontano: https://us02web.zoom.us/j/83417920301?pwd=wsNV2jmpEQhJEcd82NordbwT5G5XYB.1 )
con Odg: Uneba che fare? Servizi privatizzati ed esternalizzati che fare?
Sul sito e pagina FB del Sial-Cobas puoi trovare un testo più completo su contratto Uneba e analisi del contesto di settore. (x contatti 3494003954)
Lì, 08-09-2024
SE VUOI APPROFONDIRE, CONTINUA A LEGGERE
IL CONTRATTO UNEBA riguarda 135.000 lavoratori in Italia; è un contratto scaduto a dicembre 2019 e il prossimo rinnovo, secondo le note pubblicate dalla stessa organizzazione Uneba, arriverà non prima di giugno 2025. Nei mesi scorsi le trattative tra i firmatari si sono arenate e dopo un tentativo di conciliazione davanti al Ministero del lavoro siamo di fronte al primo sciopero indetto per lunedì 16 settembre 2024 con presidio sotto la sede Uneba Lombardia in via Pattari 6 dalle ore 10.
Anche il sindacato SIAL-Cobas sostiene la necessità di una risposta di protesta e di lotta e perciò invita a partecipare allo sciopero del 16 settembre contro l’atteggiamento di chiusura dei rappresentanti di Uneba (vedi le loro posizioni sul loro sito https://www.uneba.org/contratto-uneba-conciliazione-sindacati/ ).
Lo scorso contratto l’hanno chiuso praticamente a costo zero tagliando i salari di ingresso (quattordicesima a rate, scatti di anzianità ritardati, ecc.).
14 esima: Per i primi 12 mesi la percentuale di maturazione è pari al 20%; – dal 13° mese al 24° mese la percentuale di maturazione è pari al 45% – dal 25° mese al 36° mese la percentuale di maturazione è pari al 70% – a far data dal 37’ mese la percentuale di maturazione è pari al 100% Per quanto riguarda il punto.
ROL: per i primi 18 mesi nessuna maturazione, per i successivi 18 mesi la percentuale di maturazione è pari al 50%, a far data dal 37° mese la percentuale di maturazione è pari al 100%.
SCATTI: il periodo di maturazione dell’anzianità di servizio ai fini dell’attribuzione del primo scatto di anzianità decorrerà dal 37’ mese. Ma in sede di firma del precedente rinnovo hanno congelato gli scatti per tutti e altri istituti contrattuali (Elemento di Garanzia, gestione Banca Ore, tempi di vestizione…) sono demandati alla contrattazione di secondo livello… ma dove è presente? Sussiste ancora l’istituto delle notti passive: 20€ lorde a notte, fuori dalla turnazione delle 38 ore mensili.
Per il prossimo rinnovo hanno anticipato la possibilità di riproporre un taglio dei ROL e congelare gli SCATTI. Dal punto di vista economico propongono una soluzione a rate per un 50% dell’indice IPCA (parametro utilizzato per misurare la variazione del costo della vita depurato dai valori energetici) e altri soldi ci saranno solo a fronte di impegni da parte degli enti appaltanti (Regione, Comuni, ecc.)
Per il livello 4°S al dicembre 2020 la paga era di 1.377,86€ a luglio 2024 con rivalutaistat avrebbe dovuto essere di 1.616,23€.
(Puoi calcolare dal sito https://rivaluta.istat.it/quale dovrebbe essere quella del tuo livello).
Altroché 50€ come propone Uneba. Mancano all’appello circa 240€ per tenere il passo con l’inflazione e non possiamo perdere di vista che la base di partenza è di una paga oraria sotto i 9€.
Nel campo dei servizi pubblici esternalizzati (disabilità, migranti, sanità privata e altri) l’adeguamento delle tariffe da parte degli Enti Pubblici è un reale problema ma non può essere l’alibi per tenere fermo o far diminuire il valore reale dei salari di lavoratrici e lavoratori che da troppo tempo lavorano con contratti poveri.
La fase contrattuale complicata non riguarda solo Uneba (coop sociali, diaconia valdese e altri) hanno avuto contratti “lumambero” un po’ lumaca e un po’ gambero facendo perdere dei diritti. (Se vuoi vedere il video: https://www.sialcobas.it/2024/02/rinnovo-cnnl-coop-sociali-il-lumambero-video/).
Cosa dire e cosa fare nei prossimi mesi per cercare di costruire un percorso rivendicativo significativo che chieda a gran voce la necessità di un contratto migliore?
Una speranza la danno le importanti mobilitazioni locali e gli scioperi nazionali che negli ultimi anni hanno contribuito a far emergere l’identità e le condizioni delle operatrici e degli operatori sociali trasversali ai tanti ambiti in cui operano (scuola, ospedali, centri diurni, centri d’accoglienza, comunità, residenze, case, strade ecc..).
Ciascuno/a, a partire dal proprio luogo di lavoro, scegliendo di usare gli strumenti e le strutture sindacali, potrebbe aprire nuove strade di discussione, organizzazione, rivendicazione facendo Assemblee retribuite, eleggendo la RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) ed eventualmente gli RLS (Rappresentanti Lavoratori per la Sicurezza) per discutere dei contenuti ed eleggere una delegazione rappresentativa per la trattativa in modo da allargare il consenso e il sostegno alle richieste di miglioramenti contrattuali.
E dal proprio posto di lavoro mettersi in relazione con altre esperienze di colleghe e colleghi per in altre realtà lavorative provano a fare lo stesso.
Noi del SIAL-COBAS vogliamo sostenere e promuovere questo processo anche lavorando insieme ad altre realtà sindacali e non solo per lottare per il miglioramento delle condizioni del nostro lavoro e per la qualità dei servizi.
Da qualche anno la Rete Nazionale Intersindacale (lavoratrici e lavoratori insieme a diversi sindacati di base) ha prodotto una piattaforma alternativa per un contratto unico di categoria (si può leggere e sottoscrivere al link e utilizzare come riferimento https://www.change.org/p/sostieni-la-piattaforma-alternativa-coop-sociali-un-altro-contratto-e-possibile ) ma anche questo non basta senza lotte e senza organizzazione nei luoghi di lavoro.
ALCUNI CENNI SUL CONTESTO DEL SETTORE DEI SERVIZI SOCIALI ESTERNALIZZATI
crisi del welfare caratterizzata da una riduzione di investimenti e continui tagli alla spesa pubblica e ai servizi sociali, socio-sanitari, sanitari; un’esternalizzazione dei servizi pubblici verso una gestione privata ovvero enti del privato sociale come aziende speciali, cooperative, fondazioni ecc.. che applicano una molteplicità di contratti tipo: cooperative sociali, uneba, anaste, aninsei, agidae, diaconia valdese tutti al di sotto del livello dei contratti pubblici (sanità, enti locali); oppure direttamente una sottrazione del pubblico per un avanzamento del privato, non solo come gestione ma anche come proprietà dei servizi.
Una conquista importante, secondo noi, sarebbe l’applicazione del contratto pubblico per chi lavora dei servizi pubblici e l’orizzonte verso cui tendere è quello dell’internalizzazione al pubblico sia per la gestione dei servizi che per gestione del personale.
Da qualche anno ormai si verifica nel settore una fuga dimissionaria perché il rapporto tra l’impegno e la responsabilità del lavoro di cura e il riconoscimento, la retribuzione, il diritto al riposo sono troppo squilibrati. Fuga per andare verso posti di lavoro meglio pagati visto che nel pubblico si sono aperte possibilità di assunzioni negli ultimi anni. Piuttosto che investire in un miglioramento di queste condizioni gli Enti pubblici committenti e gli Enti privati gestori tagliano o chiudono servizi oppure alzano il livello di ricatto verso chi per qualche “strana inclinazione” è affezionato a questo lavoro ma questa tendenza non garantirà nessuna prospettiva positiva né per chi lavora né per chi usufruisce dei Servizi.
La qualità dei Servizi la fanno le operatrici e gli operatori formati, la continuità delle relazioni di cura, una condizione non di stress ed emergenza continua, una retribuzione dignitosa.
La qualità del lavoro la fanno i singoli e le equipe che hanno tempo di riflettere e preparare il lavoro con ore indirette riconosciute, una modulistica snella ed efficacie per progettare e monitorare gli interventi. La qualità e la sicurezza per la salute di utenti e operatori è data da strutture accoglienti, ben mantenute.
I bisogni di cura, di interventi educativi, sanitari, assistenziali della popolazione sono in aumento come la necessità e l’importanza di costruire argini e sostegni contro la solitudine, le fragilità, le discriminazioni… e allora? O lasciamo che questo lavoro vada sempre più nella direzione del lavoro povero, sottopagato, dequalificato svolto da lavoratrici e lavoratori sempre più ricattabili oppure cominciamo a rifiutare questo impoverimento, organizzarci e pretendere un miglioramento delle nostre condizioni di lavoro a favore anche di una migliore qualità dei Servizi in cui operiamo.
SENTIAMOCI E ORGANIZZIAMOCI! infosindacale@gmail.com TEL. 3494003954