Pensioni rivalutazione parziale e taglio indicizzazioni

Taglio della indicizzazione sulla pensione: partono le cause legali

Contro i tagli alle pensioni sono state depositate al Tribunale di Milano le prime cause per mancato adeguamento del trattamento pensionistico al costo della vita.
Obiettivo della causa l’adeguamento del trattamento pensionistico all’incremento del costo della vita nella misura del 7,3% per il 2023, e dunque con rivalutazione integrale, e non secondo la percentuale di defalcazione statuita dall’art. 1 comma 309 L. 197/22.

Le cause sono contro l’Inps che di fatto applica una norma decisa dal Governo e dal Parlamento.

Alcuni ex lavoratori in pensione con l’Avvocato Antonio Carbonelli e il sostegno del sindacato SIAL-Cobas hanno promosso cause legali per contestare il taglio delle pensioni. Il 29 giugno alle ore 10 si terrà la prima udienza davanti al Giudice Perillo del Tribunale del Lavoro di Milano.
Nei prossimi mesi si andrà avanti con altre cause per contrastare le scelte del Governo. Basta perequazione e tagli alle pensioni. Le pensioni vanno indicizzate ai prezzi e ai salari. Le pensioni sono un salario differito e sono un diritto costituzionale.
L’adeguamento automatico all’inflazione viene depotenziato con la perequazione. Ancora una volta il Governo taglia gli aumenti alle pensioni. E la norma coniata dal governo Meloni nella legge di stabilità per il 2023 non tiene conto di tutti i paletti posti in passato dalla stessa Corte costituzionale, ed è tanto più gravosa per i pensionati, in quanto l’inflazione ha rialzato la testa, e dunque il taglio è destinato a incidere in maniera ancora più sensibile sul potere d’acquisto delle pensioni. Con l’inflazione al 12% circa è stato deciso che si applica una rivalutazione ridotta al 7,3% che si applica su tutta la pensione (e non più solo sul differenziale) e il conguaglio avverrà a fine 2023. La perequazione è un termine ambiguo che nasconde e maschera il taglio dei diritti. Il taglio delle indicizzazioni sopra le 3, 4, 5, 8, 9 volte il minimo (525,38 euro) a qualcuno appare un aumento uguale per tutti come se le differenze di versamenti contributivi, le differenze degli stipendi dei vari settori possano essere unificate al ribasso e ciò non costituisca una violazione del diritto maturato e perciò stesso illegale e/o incostituzionale.

La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi in diverse sentenze e con varie argomentazioni ha limitato i danni e considerato incostituzionali molti elementi e modalità come il genericismo dei tagli, e la ripetitività seppure mascherata con le continue modifiche delle %. La indicizzazione è un diritto che non può essere tagliata perché si rimette in discussione un caposaldo della Costituzione … e il mantenimento del valore della retribuzione differita quale è la pensione. E pesa il mancato adeguamento ai salari e rinnovi contrattuali comporta la riduzione del valore reale delle pensioni.
Negli incontri promossi dalla testata Lotte dei Pensionati di Milano, Roma, Napoli e Venezia sì è discusso di avviare cause legali di incostituzionalità delle norme sulla perequazione e di iniziative coordinate di protesta e a Milano sono partite le prime azioni legali.

Un riassunto delle azioni dei Governi contro i pensionati con la cosiddetta perequazione.
Dal 2023 e anche per il 2024 è entrata in vigore il 100% fino a 4 volte il minimo (525,38 euro ovvero 2.101,52 euro lorde), l’85% fino a 5 volte, il 53% fino a 6 volte, il 47% fino a 8 volte, il 37% fino a 10 volte e oltre il 32 %. Dal lontano 1997 hanno iniziato con il taglio per un anno delle pensioni 5 volte oltre il minimo; nel 2008 per un anno ci hanno riprovato 8 volte sopra il minimo; nel 2011 per due anni il 100% solo fino a 3 volte il minimo; nel 2015 il governo Renzi 21 giorni dopo che la norma è stata resa incostituzionale riformula con un gioco delle tre carte e introduce il 40% da 4 volte il minimo, il 20% da 5 volte e il 10% da 6 volte e 0% (zero%) sopra. Dal 2019, 2020 e 2021 per tre anni 100% fino a 3 volte, il 97% fino a 4, il 77% fino a 5, il 52 fino a 6, il 47% fino a 8, il 45% fino a 9 e il 40% oltre. E sopra i 100.000 euro blocco per 5 anni.

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