Palestina: tutte le attività di insediamento, sfratti e demolizioni, sono illegali secondo il diritto internazionale

Ci vediamo al presidio di solidarietà con il popolo palestinese a Milano, in piazza Duomo, giovedì 13 maggio alle ore 17.30.

250 razzi dalla Striscia di Gaza, mentre l’esercito israeliano ha bombardato 140 obiettivi militari, rivendicando l’uccisione di 15 militanti di Hamas. Tra i palestinesi 24 vittime, di cui 9 minorenni. La motivazione di questa nuova escalation è solo una: la progressiva occupazione da parte di Israele dei territori palestinesi: “tutte le attività di insediamento, sfratti e demolizioni, sono illegali secondo il diritto internazionale”. 

I media main stream hanno continuato a disinteressarsi delle violazioni dello Stato Ebraico e anche quest’ultimo episodio della cacciata dei palestinesi dalle loro case di Sheik Jarrah sarebbe passata sotto silenzio, così come l’irruzione delle forze di sicurezza israeliane nella moschea di Al-Aqsa, se non fossero arrivati i razzi da Gaza nel centro di Gerusalemme. Questo solo fa notizia, non le condizioni di apartheid e le violazioni del diritto internazionale cui sono sottoposti da settant’anni il popolo palestinese e i territori occupati delle Cisgiordiana, senza contare l’assedio di Gaza.

L’occupazione militare israeliana, la continua repressione, i morti ammazzati e la vera e proprio pulizia etnica nei territori occupati, per insediare al posto dei palestinesi dei coloni israeliani non sono mai raccontati. Solo la “legittima difesa” di Israele occupa i telegiornali.

Invece bisognerebbe parlare dell’attuale programma israeliano di insediamento chiamato “Bacino Sacro”, un insieme di unità abitative per i coloni e una serie di parchi ispirati a luoghi e figure bibliche intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme. Il piano prevede la rimozione delle case palestinesi nella zona. Lo scorso novembre, un tribunale israeliano ha ratificato lo sfratto di 87 palestinesi dalla zona di Batan al-Hawa nel quartiere arabo di Silwan, a sud della moschea di Al-Aqsa, a favore del gruppo di coloni israeliani di Ateret Cohanim. Questo gruppo ha forti finanziamenti stranieri e che mira a espandere la presenza dei coloni all’interno dei quartieri palestinesi di Gerusalemme Est e all’interno della Città Vecchia. Domenica scorsa, la Corte Suprema israeliana ha ordinato a cinque famiglie – composte da 30 adulti e 10 bambini – di evacuare le loro case di Sheikh Jarrah entro il 6 maggio. Queste famiglie sono state sballottate in diversi tribunali per quasi quattro anni. I giudici hanno concesso i diritti su questi appezzamenti ai discendenti delle comunità ashkenazita e sefardita. 

I palestinesi avevano chiesto alla Giordania di rilasciare carte e documenti ufficiali per dimostrare la loro proprietà, risalente al 1956, quando 28 famiglie palestinesi si stabilirono – con l’approvazione dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa – nel quartiere di Gerusalemme est amministrato dal Regno hascemita di Giordania che governava la Cisgiordania. In aprile, il ministro giordano degli Affari Esteri, Ayman Safadi, ha consegnato documenti che dimostrano la proprietà palestinese delle loro proprietà a Sheikh Jarrah, nel tentativo di impedire un nuovo sfratto di massa.

Ma la legge israeliana lavora a favore dei coloni consentendo soltanto agli ebrei di rivendicare proprietà che sostengono di aver posseduto prima del 1948, negando invece lo stesso diritto ai palestinesi.

Ci vediamo al presidio di solidarietà con il popolo palestinese a Milano, in piazza Duomo, giovedì 13 maggio alle ore 17.30.

È importante, cercate di esserci!

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