Il Sial Cobas invita tutti ad essere davanti alla RIMAFLOW il 28 novembre, per impedire lo sfratto e difendere questa importante esperienza di autogestione operaia.
Riteniamo necessario sostenere le forme di lavoro cooperativo e il recupero di fabbriche e capannoni abbandonati dai “capitalisti” anche per ribadire che ci sono altri modi di produrre e di organizzare la produzione, che il capitalismo esiste da due secoli e non è la fine della storia: l’ingiustizia sociale, l’impropria distribuzione delle ricchezze e del lavoro, la mercificazione di ogni aspetto della vita e la devastazione dell’ambiente ci costringeranno a cambiare sistema. Viva RIMAFLOW E TUTTE LE ESPERIENZE DI AUTOGESTIONE E MUTUALISMO!
Il 28 Novembre dalle 8 di mattina saremo tutte e tutti a RiMaflow!
La mattina di mercoledì 28 novembre Unicredit Leasing rischia di cancellare con la forza la RiMaflow di Trezzano sul Naviglio, un’esperienza di autogestione operaia e di mutualismo che in quasi sei anni ha creato dal niente e senza aiuto alcuno 120 posti di lavoro.
Il Leasing caccia lavoratori e lavoratrici attraverso un decreto di sfratto nei confronti di Virum, un’immobiliare inadempiente e inesistente da anni nel sito.
Il decreto del Tribunale permette di ottenere la liberazione dell’area da persone e da cose mentre le istituzioni sbandierano un’inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti, che ha portato all’accusa infamante di RiMaflow come parte di un’associazione a delinquere e all’arresto del presidente della Cooperativa Massimo Lettieri: ossia il rovescio esatto di quanto fatto in questi anni come scelta ambientalista e di contrasto della criminalità organizzata sul nostro territorio da parte di RiMaflow!
Di questa inchiesta non si parla già più e si concluderà forse senza neppure celebrare un processo, mentre Virum si è sciolta come neve al sole ma sembra rimanere in vita solo per essere … oggetto dello sfratto! Unicredit Leasing non accetta la regolarizzazione dell’occupazione, come proposto anche dalla Prefettura di Milano per l’alto valore sociale dell’esperienza operaia di tutti questi anni, anni in cui la fabbrica sarebbe stata magari riempita di rifiuti poi dati alle fiamme, come succede ormai quotidianamente proprio in questi territori. Mentre se ciò non è avvenuto, come non è avvenuta alcuna altra conseguenza devastante di inquinamento – dati i tetti in amianto e il sottosuolo contaminato -, è proprio per la custodia del bene da parte dei lavoratori e delle lavoratrici presidianti.
Nessuna istituzione ha dato una mano a trasformare decine e decine di occasioni di lavoro informale in posti di lavoro regolari, ma decine e decine di operai e artigiani sono riusciti a regolarizzarsi proprio attraverso l’attività della Cooperativa RiMaflow colpita e messa in mora dall’inchiesta giudiziaria.
Proprio come in questi giorni a Riace o al Baobab Experience di Roma le istituzioni cancellano esempi straordinari e a noi vicini di accoglienza nel nome della ripristinata ‘legalità’, così nei confronti di RiMaflow istituzioni inadempienti gioiscono della ripristinata ‘legalità’, provocando il licenziamento per la seconda volta di 120 persone e restituendo all’abbandono e al degrado 30mila metri quadri di capannoni!
Noi non accettiamo questa situazione! Sono migliaia le personalità, le associazioni e i movimenti anche su scala internazionale, così come i semplici cittadini che hanno manifestato solidarietà a RiMaflow e hanno chiesto e chiedono un tavolo negoziale che impedisca lo sgombero.
Lo rivendicheremo fino al 28 mattina quando saremo ancora una volta tutte e tutti insieme a spiegare all’Ufficiale giudiziario le nostre ragioni e le soluzioni possibili alla controversia.