Nonostante qualche divergenza sul modo di organizzare le astensioni dal lavoro, CGT-Cheminots, Unsa-ferroviaire, Sud-Rail e CFDT-Cheminots – le quattro organizzazioni più rappresentative in SNCF – affronteranno unite la direzione e il progetto di riforma del gruppo ferroviario di stato che mira ad introdurre nuove regole sul lavoro e sulla flessibilità: stop al pensionamento anticipato a 52 anni per i nuovi assunti (quelli che già oggi sono in Sncf continuerebbero a godere di questo regime pensionistico speciale), licenziamenti volontari, introduzione di dipendenti a contratto (di diritto privato e non più a statuto speciale), stipendio in base al merito e tagli per 120 mila addetti, mentre lato azienda tagli per migliaia di km di ferrovie secondarie (cosiddette rurali) e l’apertura alla concorrenza imposta dalla Ue entro il 2019. Il piano parte da un assunto: sono troppi i soldi che lo Stato spende per dare servizi ad una minoranza della popolazione che usa il treno in particolare nelle aree rurali della Francia: due miliardi spesi per il 2% della popolazione.
La riforma ferroviaria di Emmanuel Macron è stata disegnata, da Jean-Cyrill Spinetta, che è stato al timone della iperprotetta Air France nel pieno delle rendite monopolistiche pubbliche francesi ed europee. Ora cambia giacchetta…
La riforma viene giustificata dagli alti costi d’esercizio delle ferrovie e delle pubblica amministrazione e dalla adozione della normativa europea, ma il punto in questione, anche per i sindacati, è il maxi-debito di 47 miliardi, di cui i due terzi sono riconducibili alla costruzione delle linee ad alta velocità: da anni la Corte dei Conti transalpina segnalava l’inopportunità economica e tecnica di sviluppare una ridondante rete ad alta velocità i cui costi d’investimento e di gestione avrebbero provocato contraccolpi seri sul bilancio pubblico.
Come annunciato già da un paio di settimane, il 3 aprile comincerà lo stato di agitazione che durerà fino al 28 giugno, con scioperi di due giorni ogni tre di lavoro. I sindacati hanno diffuso il calendario delle interruzioni del servizio, anche per avvisare in anticipo i viaggiatori circa le giornate di blocco ferroviario. Sud Rail spingeva per uno sciopero prolungato, annunciato di giorno in giorno, ma ha prevalso una linea più “morbida” perchè la partita si gioca anche sul fronte dell’opinione pubblica e sull’appoggio che il paese saprà dare alla mobilitazione dei ferrovieri.
Il successo alle presidenziali di Macron (66%) è stato dovuto anche ai voti di dipendenti pubblici e ferrovieri che l’hanno preferito a Marine Le Pen, ma non è bastato a far arenare subito la sua riforma della macchina pubblica. Vedremo se la mobilitazione crescerà e si estenderà contro questo governo “né di destra né di sinistra”, ma del libero mercato…!