di Silvia Giacomini, dal sito di Radiopopolare del 28 marzo 2017
La Regione Lombardia ha colpito ancora. Dal primo aprile bisognerà pagare il ticket anche nei consultori. O meglio anche per quelle prestazioni, nei consultori, che finora erano riuscite a restarne esenti: visite post parto e post interruzione di gravidanza e visite per le più giovani. La tariffa tra l’altro è alta, 28,50 euro. Chi lavora nei consultori, come la ginecologa Daniela Fantini, è seriamente preoccupato. Silvia Giacomini l’ha intervistata.
“Finora c’era una delibera regionale che esentava dal ticket certi servizi che facevano parte dei ‘progetti di prevenzione’, come le visite post interruzione di gravidanza, le visite dopo il parto e gli ‘spazi giovani’. Il nuovo decreto regionale invece introduce il ticket anche per queste prestazioni: un ticket costoso, lo stesso che – secondo me erroneamente – la Regione fa già pagare da una quindicina d’anni per le attività consultoriali.
La legge che istituiva i consultori, la 405 del 1975, prevede che l’ingresso e l’accesso nei consultori sia libero e gratuito, perché non sono stati pensati come strutture sanitarie ma come strutture psico-socio-sanitarie, con un’attività multidisciplinare. Quindi, in tutte le altre regioni italiane il ticket nei consultori non si paga”.
In Lombardia invece si pone un ulteriore ostacolo all’accesso, soprattutto per le più giovani…
“Il rischio è proprio quello che, dovendo pagare, molte ragazze non vengano più. Lo ‘spazio giovani’ è un progetto pensato per la prevenzione di gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmesse. Per questo è sempre stato ad accesso libero, senza bisogno di ricetta medica, senza bisogno del consenso dei genitori, e gratuito. In Regione invece in molti pensano che non sia giusto che i minorenni vengano a fare le visite senza essere accompagnati dai genitori. L’introduzione del ticket io la leggo come un modo per dover coinvolgere i genitori. Ma sappiamo bene che i genitori vengono coinvolti se i ragazzi si sentono di coinvolgerli e se i genitori sono in grado di essere coinvolti. Se invece una ragazza ha un problema o un dubbio e vuole venire di sua iniziativa, senza coinvolgere nessuno, ve la immaginate ad andare al centro unico di prenotazione a pagare il ticket?”
Cosa pensate di fare voi, adesso?
“Io, personalmente, pensavo di fare un progetto diverso da quello di prima, gratuito, di prevenzione, dove si organizzano incontri di informazione sulla contraccezione, sulle malattie sessualmente trasmesse e dove inserire, nei casi necessari, anche la visita ginecologica. Il consultorio offre dei progetti multidisciplinari, psico-socio e sanitari, esiste una legge che ne stabilisce le funzioni e gli scopi. Non può essere equiparato a un poliambulatorio. Non siamo un presidio sanitario normale. Non possiamo far pagare il ticket come dall’oculista”.