Nuova tappa nello stato di agitazione che attraversa da anni il settore dei call center, dove la pratica del subappalto condanna i lavoratori alla precarietà e a bassi salari. Si aspetta il rinnovo del contratto da ormai due anni e i lavoratori premono perchè sia un contratto migliorativo delle loro condizioni di lavoro.
I sindacati parlano del 70% di adesione allo sciopero degli operatori dei call center di lunedì 28 novembre 2016
di Javier Salvatierra e Hugo Gutiérrez, da El Pais del 28 novembre 2016
Traduzione a cura di Sial Cobas
Il 70% dei lavoratori dei call center hanno aderito allo sciopero di 24 ore convocato dalla CC OO, UGT e dalla CGT per chiedere un nuovo contratto collettivo di categoria e condizioni lavorative migliori.
Si può parlare di un successo per questa seconda giornata di mobilitazione dei lavoratori dei call center spagnoli. Secondo Montse Sánchez, della CC OO, lo sciopero ha avuto una partecipazione del 70% a livello statale, con picchi dell’80% in regioni come la Galicia o Castilla y León. Viene però anche riconosciuto che in alcune aziende ha avuto un’adesione del 30%. In ogni caso, “la mobilitazione può essere considerata riuscita, se si considera che la perdita di un giorno di stipendio in questo settore mette a repentaglio l’equilibrio economico mensile di una famiglia”. La CC OO è il sindacato maggioritario del settore, con il 47% degli iscritti.
Santiago Alonso, della CGT Contact Center, conferma le cifre date dalla CC OO sull’adesione allo sciopero e definisce “molto buona” la giornata, che ha visto anche una mobilitazione di sostegno lanciata dalla CGT con la campagna di pressione #saturaTelemarketing. Si è infatti raggiunto il risultato di intasare la Superlínea Santander (il call center del Banco de Santander), il numero 1004 di Telefónica e il 123 di Vodafone, tre dei servizi di call center con un maggior numero di operatori impiegati.
Mediante una campagna montata sulla rete e i social è stato chiesto agli utenti di chiamare in massa questi numeri cui rispondono degli operatori di call center che possono anche essere ubicati in altri paesi e pertanto non partecipare allo sciopero. Quindi l’intasare le linee e rendere impossibile il servizio diventava importante per rendere la mobilitazione davvero dannosa per le aziende.
La UGT parla di adesioni del 75% e accusa il padronato – ossia l’Asociación de Contact Center Española (ACE) – di “abbandonare il tavolo di negoziazione e di bloccare il rinnovo del contratto di categoria”. “Non si può decidere di alzarsi ed andarsene senza negoziare nulla. Se continuano così avranno solo un crescendo di mobilitazioni”.
Il rappresentante della CGT afferma che la giornata di ieri ha segnato un passo avanti nella battaglia per conquistare migliori condizioni di lavoro per tutto il settore. In ogni caso, si tratta di un avanzamento che necessita il proseguimento delle mobilitazione per tenere alta la pressione.
A riguardo, è prevista una riunione mercoledì tra la UGT, la CC OO e la CGT, per fissare un nuovo calendario di mobilitazioni.
Questa è la seconda giornata di sciopero convocata dai sindacati. La prima è stata in ottobre, dopo 20 mesi di fallimenti negoziali per il rinnovo di un contratto di categoria che è scaduto nel 2014 e che ancora disciplina questo settore in ultra-attività. Nonostante il successo di partecipazione l’associazione padronale ha ribadito che non arretrerà di un passo dalle posizioni che già sono note ai sindacati.
Quello dei call center è uno dei settori più precari del mercato del lavoro spagnolo a causa dei suoi bassi salari, che si aggirano tra i 700 e gli 800 euro al mese; l’alto livello di subappalto e le difficoltà ad accumulare anzianità di servizio in un’impresa, poichè non si tengono tutti i lavoratori quando la compagnia cambia cliente.
Inoltre, i lavoratori si trovano da quasi due anni con il salario congelato, perchè non è stato ancora stato firmato il nuovo contratto che reclamano da tempo. Il contratto precedente si siglò seguendo le direttive della CEOE sul contenimento salariale e i lavoratori hanno ben visto che il loro salario è aumentato il 5% meno dei prezzi.
Stiamo parlando di 90.000 lavoratori del settore, più quelli a contratto con ETTs e le imprese multiservizio, chiamati a scioperare questo lunedì per il rinnovo del contratto di categoria. L’ultimo è scaduto 22 mesi fa, a fine 2014. La colpa dello stallo della negoziazione riguarda il salario. Il padronato offre un aumento salariale pari a zero per il 2015, dell’ 1% alla data della firma per il 2016 -“che nella pratica è ancora pari a zero, perché l’anno è ormai finito”- e dello 0,6% per il 2017 e il 2018. Chiedono ugualmente un miglioramento delle condizioni di lavoro in un settore dove il 70% dei lavoratori ha un contratto a tempo parziale – un 70% con contratti tra le 12 e le 30 ore settimanali -, percentuale che si alza fino alla totalità dei lavoratori in alcune contrattazioni aziendali successive al 2010. “La lotta che stiamo facendo deve far sì che i lavoratori dei call center ottengano un nuovo contratto, degno e migliorativo delle condizioni di lavoro”