“Prigioniero della precarietà”: ex pompiere si toglie la vita, ennesimo ‘omicidio di Stato’

pompiere«La precarietà mi ha ucciso». La straziante lettera d’addio di Fabio, ennesimo ‘omicidio di Stato’

L’uomo si è tolto la vita a Qualiano: in una missiva rinvenuta nella sua sua vettura ha spiegato i motivi dell’estremo gesto, poi chiede scusa alla sua famiglia. Domani i funerali.

di Mario Rispetto, da Inter Napoli del 5 ottobre 2016

“Credo di essere morto già da tempo…”. È questa la frase iniziale della lettera scritta da Fabio, 41enne originario di Qualiano, con la quale ha scelto di spiegare le motivazioni che l’hanno spinto a togliersi la vita questa notte. Il suo corpo è stato ritrovato dai carabinieri della locale stazione in via Di Vittorio, nella stazione dei pullman. La lettera è stata ritrovata all’interno della macchina. Pensieri scritti con una lucidità disarmante per una persona che, di lì a poco, si sarebbe uccisa.

Per descrivere il gesto estremo di Fabio sarebbe riduttivo parlare di “suicidio”. Fabio è stato ucciso. Ma da cosa? Dall’indifferenza di questa società malata, dalle delusioni sul lavoro. Ed è ciò che lui spiega chiaramente in quelle righe d’addio, nelle quali descrive sé stesso come “un prigioniero della precarietà”.

Il 41enne, infatti, si era trasferito a Brescia dove aveva lavorato per 8 anni come vigile del fuoco. Una vita “da precario” per aiutare gli altri. Una vita lavorativa spezzata da un licenziamento, per il quale Fabio ha sofferto moltissimo, trovando un iniziale conforto nell’amicizia dei colleghi. Ed è proprio a loro che destina un altro pensiero all’interno della lettera: “il mio saluto più affettuoso va a tutti i vigili del fuoco, ma soprattutto a tutti quelli di Brescia, i quali i hanno sempre voluto bene! A tutti i pompieri precari come me, auguro con forza di diventare permanenti al più presto”.

Perché quelli precari, proprio come lui, erano “i marchiati, quelli che non hanno più dignità”. Fabio non era una persona arrendevole ed amava dire in faccia cosa pensava. In quella lettera, allora, c’è anche spazio per parole di disprezzo nei confronti della classe politica locale: “i governanti padroni delle nostre vite dovrebbero prima fare dei corsi di sopravvivenza per poi decidere del nostro futuro. Ma io sono un idealista schiacciato dalla pressione della vita”.

Fabio ha pianificato ogni cosa. Il momento, il luogo e il significato della sua morte. Una morte che non deve restare vana, ma che deve lanciare un messaggio chiaro alla classe politica: un allarme sociale.

Questa lettera d’addio, trovata nella sua vettura parcheggiata poco lontano dalla stazione dei pullman, assomiglia tanto ad una di quelle canzoni scritte da Fabio, per le quali era abbastanza famoso tanto da aver inciso un disco. Saranno parole incise nel cuore e nella mente di tutte le persone che gli hanno voluto bene, con le quali il 41enne si è voluto “giustificare” per la sua decisione. “Chiedo perdono a mia mamma perché in nessun caso i genitori dovrebbero veder morire i propri figli. Ma la depressione mi ha divorato l’anima… Auguro una buona vita a tutti – continua – soprattutto ai miei nipoti che amo… ai miei amici e amiche sia di Napoli che di Brescia”.

Domani si terranno i funerali alle 14:30 nella chiesa dell’Immacolata a Qualiano.