Ilva: il “Comitato Liberi e Pensanti” aveva denunciato gravi segni di cedimento dell’Afo-2

giacomo-campo-450x370Enrico Laghi, commissario straordinario dell’ILVA, all’indomani della morte del giovane operaio Giacomo Campo lo scorso 17 settembre ha riferito alla Commissione Attività produttive della Camera quale sarebbe stata la dinamica dell’incidente. Le dichiarazioni sono gravi e vergognose, perchè scaricano di fatto sul lavoratore una responsabilità evidentemente non sua.

Giacomo era impegnato per la ditta specializzata Steel Service in un lavoro di manutenzione a seguito di un incidente avvenuto alle 5 di mattina che ha portato al taglio longitudinale di circa 200 metri del nastro trasportare CV 14 (di cui non si è ancora capita la dinamica). Il commissario ha sostenuto che il lavoratore che era intento all’opera di rimozione del materiale che andava ad ostruire il tamburo di rinvio, trovandosi molto vicino alla banda di ritorno del nastro per effetto di una variazione delle condizioni dell’assetto del nastro è stato travolto e trascinato nel tamburo di rinvio e ha perso la vita.

Il nastro però sarebbe  in una zona dell’ILVA sotto i sigilli per essere ulteriormente valutato.

Quel lavoratore non doveva essere lì. E se è vero che erano state prese le precauzioni per mettere l’impianto in sicurezza dal punto di vista elettrico è vero anche che l’impianto non era in sicurezza dal punto di vista meccanico. Come diceva Luigi Mara, il lavoratore deve poter sbagliare. Questa è prevenzione e sicurezza.

lafo-2L’Afo/2 mostra gravi segni di cedimento.

tratto da TV Med del 30 agosto 2016

L’impianto Ilva, uno tra i più grandi altiforni d’Europa, presenta numerose crepe così come testimoniano le foto che ci sono giunte in maniera anonima.

E’ la denuncia del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti che inoltra alla stampa anche una serie di foto che documenterebbero il “guasto” che metterebbe a rischio innanzitutto i lavoratori dello stabilimento.

L’AFO 2

Sono evidenti le lesioni, i cedimenti di alcune parti e addirittura un rigonfiamento (si può notare la trave d’acciaio a vista) del pavimento nella zona del refettorio: non siamo tecnici – scrivono – ma ci sembra chiaro che la struttura si stia deformando. Sempre dalle foto è possibile osservare i vetrini (strisce di vetro che fungono da spie) posti in corrispondenza delle lesioni, servirebbero a indicare in che maniera quelle pareti e quelle lesioni continuano ad aprirsi, oppure se si sono stabilizzate: sembrerebbe però, stando alle nostre fonti, che uno dei due vetrini abbia ceduto proprio in queste ore.

Non potendo offrire un parere tecnico, ci concentriamo invece sulla denuncia delle condizioni di rischio a cui sono sottoposti decine e decine di lavoratori di Afo/2 – dicono ancora i LeP – senza manutenzione le condizioni degli impianti peggiorano perché spremuti come limoni, senza risorse si mette a repentaglio l’incolumità degli operai per favorire la produzione a tutti i costi. Ricordiamo anche che a giugno 2015, proprio in Afo/2, un getto di ghisa incandescente colpì l’operaio Alessandro Morricella, morto dopo giorni di atroci sofferenze. Anche in quel caso il governo passò sopra il cadavere di un lavoratore con un decreto d’urgenza che sbloccò il sequestro senza facoltà d’uso dell’impianto imposto dalla procura di Taranto. Fu proprio l’Ilva scrisse il gip Rosati a confessare l’enorme e inaccettabile lontananza dei dispositivi di sicurezza presenti sull’impianto.

Secondo il Comitato a passare in secondo piano sarebbe ancora una volta “la sicurezza degli operai” e per questo hanno chiesto l’intervento urgente degli organi di controllo affinché si scongiuri il pericolo di un ennesimo incidente grave.