Pesticidi e salute

Pesticidi_killerDossier tratto da Fad In MED, rivista Online dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Pistoia.  – www.omceopistoia.it

PESTICIDI E SALUTE

L’agricoltura industriale è tra le principali fonti di inquinamento chimico. Infatti, oltre a dipendere da considerevoli input di combustibili fossili, si fonda su tecnologie chimiche e biologiche la cui safety è messa in discussione da una letteratura scientifica sempre più sostanziosa. Uno degli elementi fondanti di questo modello di produzione agricola è l’alto impiego di pesticidi appartenenti alle famiglie chimiche più disparate (Appendice 1). Il pesticida ideale dovrebbe essere tossico per l’organismo che si desidera eliminare (definito anche specie target) e al tempo stesso dovrebbe essere innocuo per l’uomo e per tutti gli altri organismi. Tuttavia pochissimi composti tossici di sintesi, anche quelli messi a punto in modo mirato, possono essere considerati tanto selettivi da garantire una ragionevole azione specie-specifica. Oggi vengono venduti sul mercato internazionale circa 1.500 principi attivi in un numero incalcolabile di prodotti commerciali: soltanto in Italia vengono impiegate circa 700 molecole in 8.000 formulazioni commerciali diverse. Inoltre, molti di questi composti sono xenobiotici bio-persistenti e, per giunta, dotati di particolari caratteristiche di tossicità. Per tali ragioni essi sono sono stati iscritti nella lista delle molecole sintetiche molto pericolose per la salute umana e ambientale, conformemente a quanto prescritto dalla Convenzione di Stoccolma. E’ eloquente il fatto che delle 12 sostanze originariamente indicate nella Convenzione di Stoccolma sui POP (Persistent Organic Pollutants), sono pesticidi aldrin, clordano, para-diclorodifeniltricloroetano (DDT), dieldrin, endrin, eptacloro, esaclorobenzene, mirex e toxafene. Tra il 2009 e il 2011 ne sono stati aggiunti altri 5 (clordecone, alfa-esaclorocicloesano, beta-esaclorocicloesano, lindano, pentaclorobenzene). Attualmente ricadono formalmente nel dominio della Convenzione i 14 pesticidi elencati e, in aggiunta, l’endosulfano, relativamente al quale sono entrate in vigore misure di restrizione solo nel 2012. Dunque, allo stato attuale la Convenzione di Stoccolma ha messo al bando o drasticamente limitato l’uso di 15 pesticidi. E’ emblematico il caso del DDT, bandito fin dagli anni Settanta in gran parte dei paesi industrializzati, ma ancora rilevabile nei tessuti umani (soprattutto nel latte materno), nelle catene trofiche dei sistemi ecologici e in altri bacini recettori come i ghiacciai o i fondali dei corpi idrici. A livello mondiale, l’impiego di sostanze fitosanitarie per uso agricolo è massiccio (153.400 tonnellate nel 2007 e 148.900 tonnellate nel 2006). In Italia si distribuisce il 33% della quantità totale di insetticidi utilizzati nell’intero territorio comunitario, con un quantitativo medio di 5,64 chilogrammi per ettaro. L’uso interessa circa il 70% della superficie agricola, pari a circa 13.000.000 di ettari. Un recente articolo di Science segnala che, tra i Paesi avanzati dell’Unione Europea (UE), l’Italia è al primo posto per consumo di pesticidi per unità di area agricola. Come si può intuire, quello dei pesticidi è un mercato assai florido, dinamico e non facilmente controllabile. L’avvio alla commercializzazione di molecole nuove e il ritiro di molecole vecchie e/o bandite dal mercato si intrecciano con l’enorme ed eterogenea gamma di prodotti chimici circolanti più o meno ufficialmente. Di conseguenza, anche i metodi analitici per verificare la presenza dei residui di tali composti negli alimenti presenti sul mercato non sono sempre disponibili e/o efficaci.

IMPATTO SANITARIO

Per quanto riguarda l’impatto sanitario, l’esposizione ai pesticidi interessa non soltanto gli agricoltori che nell’ambito della popolazione generale rappresentano comunque la categoria di persone più esposte insieme ai lavoratori del settore industriale agro-chimico, ma coinvolge tutta la popolazione. Infatti le molecole antiparassitarie (o i loro metaboliti) possono essere assunte sia attraverso l’acqua, sia attraverso il cibo (latte materno incluso), sia attraverso le esposizioni residenziali di prossimità alle aree trattate. L’EFSA (l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) nel 2008 ha riscontrato che il 2,2% dei campioni alimentari ha concentrazioni di alcuni dei 78 pesticidi ricercati superiori al massimo livello consentito (MRL) e che il 35,7% li contie – ne in tracce, sia pure al di sotto del livello massimo consentito. A livello europeo, la presenza di più di un pesticida viene rilevata nel 28% dei campioni analizzati e questa quota risulta in progressione negli anni. Per quanto riguarda gli alimenti per bambini la presenza di pesticidi è stata riscontrata in 76/2.063 prodotti analizzati, in 4 casi in concentrazioni superiori al MRL. Dopo la loro applicazione nelle aree coltivate (prima della semina, in coltura, dopo la raccolta, eccetera), i pesticidi possono essere rilevati nelle aree trattate a basse concentrazioni (residui) sia come principi attivi, sia come metaboliti, che entrano a contatto con l’uomo e gli animali attraverso il consumo di cibi e bevande, a loro volta contenenti altri prodotti trasformati di origine vegetale e animale. Per quanto riguarda le acque, il Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque (dati 2007-2008) pubblicato dall’ISPRA (Istituto Superiore Protezione Ambientale) riporta i risultati della ricerca di 300 sostanze contaminanti in 19.201 campioni raccolti in 19 Regioni. Nelle acque superficiali sono stati trovati residui di pesticidi in 518 punti di monitoraggio, pari al 47,9% del totale, nel 31,7% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti di legge previsti per le acque potabili. Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati 556 punti di monitoraggio, pari al 27,0% del totale, nel 15,5% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti di legge. Complessivamente sono state individuate 118 sostanze, con una presenza maggiore nelle acque superficiali dove ne sono state trovate 95, rispetto a quelle sotterranee, dove ne sono state rinvenute 70. Nelle acque sono presenti tutte le tipologie di sostanze, con prevalenza degli erbicidi e dei relativi metaboliti (su 6.503 determinazioni positive, l’86,7% è infatti rappresentato da erbicidi). Questo fatto si spiega sia con le modalità di utilizzo che può avvenire direttamente al suolo, sia con il periodo dei trattamenti, in genere concomitante con le precipitazioni meteoriche più intense, con il conseguente ruscellamento e l’infiltrazione che determinano il rapido trasporto ai corpi idrici. I dati del biennio confermano uno stato di contaminazione già rilevato negli anni precedenti. Il rapporto sottolinea anche che nelle acque superficiali come in quelle sotterranee il numero massimo di sostanze rinvenute nei campioni è pari a 14 e richiama l’importanza, ribadita sia nei consessi scientifici sia in quelli regolatori, di considerare i possibili effetti cumulativi delle miscele. Segnala ancora la presenza diffusa in tutta l’area padano-veneta di atrazina, sostanza fuori commercio da circa due decenni.

IL RISCHIO AMBIENTALE E SANITARIO

Il quadro descritto contribuisce a rendere ardua, se non impossibile, l’elaborazione di valutazioni anche sommarie del rischio ambientale e sanitario connesso all’uso dei pesticidi, pure nei casi in cui ciò sarebbe necessario per ovvie ragioni di salute pubblica e ambientale. Tra l’altro, le pratiche agricole prevedono spesso di usare in combinazione diverse molecole ad azione biocida. Delle miscele utilizzate non si possiedono sufficienti informazioni dei possibili effetti sinergici sull’organismo umano e/o animale. Inoltre, mentre alcuni composti agiscono secondo meccanismi di tossicità ormai abbastanza noti, il comportamento di altri composti, tipicamente gli interferenti endocrini (endocrine disruptor), è assai meno definito e facile da individuare, per la semplice ragione che il rischio biologico dipende da elaborate interazioni biochimiche. Si ricorda che un interferente endocrino è una sostanza o una miscela di sostanze esogena che altera la/le funzione/i del sistema endocrino e conseguentemente provoca effetti negativi sulla salute di un organismo intatto o della sua progenie.

EFFETTI SULLA SALUTE UMANA

Nel mondo le intossicazioni acute da pesticidi, costituiscono un problema sanitario di notevole rilievo tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima 246.000 casi di decesso (anno 2008) per intossicazione non volontaria. Anche se non sono specificati i composti, gli agenti chimici coinvolti nelle intossicazioni sarebbero i pesticidi. Questo documento non ha lo scopo di riferire le caratteristiche tossicologiche delle varie famiglie di pesticidi, sintetizzate nell’Appendice 2 per quanto riguarda le conoscenze sulla tossicità acuta, piuttosto di descrivere gli effetti a lungo termine sulla salute. Va ricordato tuttavia che la valutazione degli effetti a lungo termine sull’uomo tramite studi epidemiologici presenta numerosi problemi per la notevole difficoltà di caratterizzare l’esposizione, in genere multipla a più composti fitosanitari o anche a composti cancerogeni di altra natura e per di più variabile per intensità e natura dei composti in gioco a secondo delle colture.

CANCRO

Per saggiare il rapporto tra pesticidi e malattie a lunga latenza (cancro e altre) sono state condotte numerose revisioni di studi sugli agricoltori. La conoscenza del rischio cancerogeno in questo gruppo di lavoratori, rappresenta infatti un punto di partenza essenziale per comprenderne la rilevanza nella popolazione generale, oltre che per poter generare ipotesi sulle possibili ricadute ambientali in senso più ampio. Sebbene in generale gli agricoltori abbiano un rischio oncologico più basso rispetto alla popolazione generale, oggi è noto che, per alcune sedi tumorali, il rischio dovuto a esposizione diretta ai pesticidi è decisamente superiore. Sono stati osservati eccessi di rischio per tumori di: labbra, stomaco, pelle, cervello, prostata, tessuti molli, tessuto linfatico ed emopoietico (linfoma non-Hodgkin, linfoma di Hodgkin, leucemia, mieloma multiplo). Altre sedi tumorali coinvolte sono risultate: polmone, colon, retto, rene e mammella. E’ stato inoltre osservato che bambini i cui genitori avevano usato pesticidi in giardino o su piante di appartamento avevano un rischio di leucemie più elevato. La gravidanza rappresentava il periodo critico di esposizione. Nei figli di genitori esposti ad antiparassitari durante il lavoro, è stato riscontrato anche un aumento di tumori cerebrali e renali. Una metanalisi di 40 studi sui tumori infantili riporta che l’esposizione a pesticidi è fortemente associata a un aumento del rischio di leucemia, linfoma e tumore cerebrale, particolarmente alto quando la madre è stata esposta nel periodo prenatale all’uso di pesticidi in giardino. Il rischio di tumore cerebrale è risultato asso – ciato all’uso di pesticidi nel periodo prenatale anche da parte del padre. Un recente studio15 evidenzia una relazione tra rischio di leucemie e livelli urinari di metaboliti di pesticidi piretroidi nei bambini. Anche nell’importante indagine statunitense Agricolture Health Study,16 condotta su 17.357 figli di agricoltori di 0-19 anni, il rischio oncologico risultava complessivamente aumentato del 36%, con un eccesso statisticamente significativo per linfomi e linfoma non-Hodgkin, ma non per altre sedi come cervello, rene, ossa, tessuti molli, cellule germinali. Uno studio di tipo ecologico condotto sempre negli Stati Uniti17 ha indagato la correlazione tra incidenza di tumori infantili (<15 anni di età) e intensità dell’uso agricolo del suolo. Il rischio risultava in relazione diretta dose-dipendente con una intensità moderata o elevata dell’uso agricolo. Questi dati indicano nell’insieme la rilevanza da un punto di vista di sanità pubblica delle esposizioni indirette e a basse dosi ai pesticidi.

SISTEMA ENDOCRINO

Come già ricordato, un interferente endocrino è una sostanza esogena capace di causare effetti nocivi su un organismo sano e sulla sua progenie, come conseguenza di modificazioni della funzione endocrina. Come ricordato, 15 composti indicati nella convenzione di Stoccolma sui POP1 sono pesticidi e parecchi hanno la capacità di interferire, anche a bassissime dosi, con il sistema endocrino. Tra gli effetti sulla salute vi sono: ridotta fertilità e fecondità, aborto spontaneo, modificazioni del rapporto maschi/femmine alla nascita, anormalità del sistema riproduttivo maschile e femminile, pubertà precoce, sindrome dell’ovaio policistico, alterazioni della funzione tiroidea, danno alle ghiandole surrenali e alterazione del metabolismo degli ormoni steroidei, inibizione della secrezione di catecolamine, aumentata sintesi di melatonina, disordini neuro-comportamentali, alterazioni delle funzioni immunitarie, cancerogenesi a carico delle ghiandole endocrine. Recentemente è stata richiamata l’attenzione sull’inefficiente monitoraggio dei pesticidi che hanno un impatto sul sistema endocrino:18 la capacità di interferire con i recettori degli ormoni maschili è stata confermata per 14 pesticidi già sospetti, mentre è stata stabilita per altri 9 in precedenza non valutati. I pesticidi sono quindi chiamati in causa come uno dei fattori di riduzione della fertilità maschile, una condizione che sta diventando un serio problema sanitario.

RIPRODUZIONE

Alcuni studi epidemiologici hanno esaminato la qualità del liquido seminale nei lavoratori agricoli. Un chiaro effetto negativo è stato dimostrato solo per alcuni pesticidi non più usati (dibromocloropropano o DBCP, etilene dibromide) che avevano manifestato un danno grave sugli utilizzatori. Un studio epidemiologico di tipo ecologico condotto in Veneto ha evidenziato una relazione tra l’entità del consumo di pesticidi nei singoli Comuni con la riduzione della fertilità rilevata sia per i pesticidi considerati nel loro complesso sia per il sottogruppo degli interferenti endocrini. La revisione degli studi condotta nell’ambito del progetto Fitosanitari, ambiente e salute della Regione Veneto20 riporta un aumento del rischio di difetti alla nascita (15 studi), del tempo di attesa della gravidanza (5 su 8 studi) in particolare di riduzione della capacità di concepimento entro un anno (7 su 14 studi), di sviluppo fetale alterato (7 su 10 studi) e infine di morte fetale, aborto spontaneo, natimortalità e morte neonatale (9 su 11 studi). Una revisione di Shirangi et al. ha identificato 25 studi pubblicati tra il 1950 e il 2007: nonostante le difficoltà metodologiche di queste ricerche, quelle più recenti (periodo 1996-2007) evidenziano una relazione con le malformazioni, mentre per altri aspetti (basso peso alla nascita, natimortalità, nascita pretermine) individuano evidenze deboli e meritevoli di ulteriori approfondimenti.

EFFETTI NEURODEGENERATIVI

Una revisione di 39 studi sulla relazione tra pesticidi e morbo di Parkinson conclude per una associazione positiva con insetticidi ed erbicidi. Numerose ricerche hanno poi riscontrato una relazione tra pesticidi e sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

SVILUPPO CEREBRALE

Nel 2006, Lancet ha pubblicato un articolo che richiamava con toni allarmati l’attenzione sugli effetti tossici per lo sviluppo cerebrale dei composti chimici e segnalava l’insufficienza, per questo specifico aspetto, della valutazione di tossicità e della regolamentazione. Elencava 202 sostanze note per essere tossiche per il cervello umano, ben 90 delle quali erano pesticidi. Nello sviluppo prenatale il sistema nervoso è particolarmente vulnerabile agli insulti neurotossici. Lavori sperimentali su roditori suggeriscono che gli inibitori della colinesterasi usati come insetticidi, per esempio i composti organo-clorurati, possono interferire con lo sviluppo cerebrale e causare danni permanenti. Una ricerca condotta in Ecuador che ha coinvolto donne occupate in attività di floricoltura intensiva ha rilevato che i bambini di 6-8 anni di età la cui madre era stata direttamente esposta a pesticidi in gravidanza pre – sentavano deficit neuro-comportamentali con un ritardo di 1,5-2 anni dello sviluppo cognitivo. E’ stata poi constatata una relazione tra la concentrazione urinaria di un metabolita dei pesticidi organofosforici e deficit del quoziente intellettivo nei ragazzi di 7 anni, con uno scarto di 7 punti tra livelli minimi e massimi di esposizione.27 Vi sono crescenti evidenze che l’esposizione in epoca gestazionale a pesticidi sia associata all’insorgenza di disturbi autistici.28 In uno studio condotto su 415 bambini autistici è risultato che avevano un rischio molto elevato di sviluppare disturbi di tipo autistico i nati da madri che durante la gestazione, nella finestra dello sviluppo cerebrale, avevano abitato entro 500 metri da campi trattati con pesticidi organoclorurati.

CONCLUSIONI

La letteratura scientifica fornisce numerose prove che i pesticidi provocano svariati e gravi effetti negativi sulla salute umana. Il problema riguarda non solo i lavoratori agricoli, ma anche la popolazione generale non professionalmente esposta, nell’ambito della quale le donne in gravidanza e bambini rappresentano i target più sensibili. Il dibattito pubblico, la consapevolezza e l’azione delle istituzioni sembrano ancora lontane dall’affrontare il rischio per la salute umana dei pesticidi e dal mettere in campo iniziative concrete di prevenzione.